Nella bella stagione i giornali faticano a riempire le pagine (infatti i quotidiani diventano sempre più snelli, pur non dovendo affrontare alcuna “prova costume”). Idem per i media elettronici: radio, TV, nonché i portali online che spuntano come funghi in questo ridente Cantone.
Ecco dunque che la questione, certo non nuova, del Consiglio federale a nove, promette di diventare – per l’ennesima volta – il “tormentone estivo”. Il Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente sull’aumento del numero dei ministri, pur respingendo l’opzione di una rappresentanza obbligatoria per la Svizzera italiana. Concetto, questo, che qualcuno vorrebbe snaturare ed allargare oltremisura. Magari facendovi rientrare anche uno svizzero tedesco che però sia di lingua madre italiana. Frena Ugo!
Cartina di tornasole
L’annosa questione della mancanza di Consiglieri federali ticinesi (interpretazione peraltro scorretta del concetto di Svizzera italiana: mancano i Grigioni italofoni) è una cartina di tornasole interessante della presunta “attenzione” di cui godrebbe il nostro Cantone sotto le cupole federali.
I politikamente korretti, i partiti storici dell’ “ubbidienza incondizionata” a Berna, quelli del “fare strappi e picchiare i pugni sul tavolo è cosa da leghisti populisti e razzisti” hanno un bel dire che le lamentele sul Ticino inascoltato sono destituite da fondamento: un semplice refrain elettorale, dunque. Adesso salta fuori che l’unico modo per poter sperare di tornare ad avere un Consigliere federale ticinese è quello di aumentare il numero dei “posti a tavola”. Eccola qui la considerazione di cui gode il Ticino! Vuol dire che siamo proprio i figli della serva. Però la maggioranza PLR-PS-PPD in Consiglio di Stato rinuncia ad utilizzare il mezzo di pressione più efficace di cui dispone, sia nei confronti dell’Italia che nei confronti di Berna, ovvero il blocco dei ristorni dei frontalieri, e s’illude di ottenere qualcosa scrivendo al Consiglio federale logorroiche missive che neppure verranno lette. Complimenti, che successo!
Attenzione al dogma
Attenzione comunque a non cadere nel dogma del Consigliere federale ticinese a tutti i costi. Sì, perché a furia di aggiungere discriminanti che nulla hanno a che vedere con la capacità e le visioni strategiche del candidato/a (sesso, provenienza, lingua, età e chi più ne ha più ne metta) alla fine si trascurano proprio le qualità politiche. A partire dalla determinazione e dalla capacità di difendere il Paese a muso duro, drammaticamente assenti nell’attuale compagine governativa: qualità che devono essere, oggi, il primo criterio di scelta di un ipotetico nuovo ministro.
E, tanto per essere chiari fino in fondo: chi scrive un candidato consigliere federale turboeuropeista non lo vota nemmeno se ticinese.
Lorenzo Quadri