Uffici regionali di collocamento, la classifica della SECO inguaia il DFE

 

Che in Ticino, malgrado gli studi farlocchi della SECO, ci sia un grave problema occupazionale è evidente a tutti. Un problema che è causato, non ci stancheremo mai di ripeterlo, dalla devastante libera circolazione delle persone. Dalla libera circolazione e, ovviamente, da chi l’ha voluta. Vero partiti $torici? Vero sindacati e padronato?

Come se non bastasse, non solo chi ha voluto la libera circolazione, facendo il disastro, rifiuta di rimediare, ma boicotta pure i tentativi altrui di cambiare le cose. Vedi la rottamazione del “maledetto voto” del 9 febbraio. Vedi il sabotaggio di “prima i nostri”. Frontiere spalancate über Alles! L’importante è ubbidire all’UE! E chissenefrega:

  • dei disoccupati
  • del soppiantamento di lavoratori residenti con frontalieri
  • del dumping (in “granconsigliese”: dömping) salariale
  • della forchetta tra le paghe nel settore privato oltregottardo ed in Ticino, che si allarga sempre di più a causa dell’invasione da sud, mentre i costi della vita no, e questo ci rende i più poveri della Svizzera
  • dell’esplosione dei casi d’assistenza, siamo ormai oltre gli 8200
  • del raddoppio della sottoccupazione in 10 anni
  • eccetera eccetera.

Le lamentele

Ovvio che in questa situazione il ruolo degli URC, uffici regionali di collocamento, diventa sempre più importante. In Ticino al proposito non mancano certo le lamentele. In effetti l’attività degli URC sembra ridursi sempre più a quella dei gendarmi che controllano se il disoccupato ha svolto tutte le ricerche di lavoro che è tenuto a svolgere. Che controllano e che sanzionano. Quella del mancato sostegno concreto al collocamento è  infatti una protesta frequente: bacchettate al posto di aiuto. Il fatto che ormai all’URC rimanga iscritto solo chi ha delle prestazioni da percepire è un segnale chiaro di sfiducia. Chi non ha lavoro non crede che gli Uffici di collocamento possano effettivamente collocarlo.

La classifica della SECO

Ebbene la SECO ha pubblicato una graduatoria dell’efficienza degli URC nei vari Cantoni, ripresa nei giorni scorsi dal TagesAnzeiger. La valutazione si basa su quattro indicatori: da quanto tempo le persone seguite sono senza lavoro? Quante sono disoccupate da oltre un anno? Quante esauriscono le prestazioni senza trovare un impiego? E quante si ri-annunciano a meno di 12 mesi dall’ultimo periodo di disoccupazione?

Il risultato del Ticino non è certo rallegrante. Infatti, ancora una volta, il nostro Cantone si ritrova a fare da fanalino di coda della Svizzera. Gli URC ticinesi si trovano al quartultimo posto della classifica. Solo Neuchâtel, Ginevra e Appenzello interno (sic) fanno peggio. I “primi della classe” sono invece Uri, Vallese e Svitto.

Ci piacerebbe proprio sapere cosa ne pensano al DFE di questa classifica non propriamente rallegrante! Oppure l’è tüt a posct? “Siamo fiduciosi”?

Occorre agire

Certamente, si può obiettare che gli studi della SECO non sono per forza oro colato, come ben sappiamo. Si può allo stesso modo obiettare che, con un mercato del lavoro andato in malora causa invasione da sud, nemmeno dei supermen riuscirebbero a collocare più di oggi. Ma qui sta probabilmente il nocciolo della questione. Gli URC sono inadeguati alla realtà ticinese disastrata dalla libera circolazione voluta dalla partitocrazia. Come direbbero oltregottardo, qui c’è Handlungsbedarf: occorre agire.

Lorenzo Quadri