Sosteniamo il referendum contro la nuova legge sull’energia approvata a Berna
In confronto, le “pillole” dei cassamalatari sono carezze
E’ dunque partito nei giorni scorsi il referendum contro la legge sull’energia, approvata dal parlamento federale nella sessione autunnale da poco conclusa. Vista la densità dei temi in agenda – dal compromesso-ciofeca sul 9 febbraio alla revisione dell’AVS, passando per la legge sui padroncini e quella sul lavoro nero – il tema energetico non ha suscitato grandissimo interesse mediatico. A torto. Perché, se le nuove norme entreranno in vigore, i cittadini (e anche le piccole imprese) rischiano di trovarsi con stangate al cui confronto quelle dei cassamalatari sono carezze.
Si calcola infatti che la nuova legge sull’energia potrebbe costare ad una famiglia di quattro persone qualcosa come 3200 Fr all’anno. Non certo noccioline.
Manie da primi della classe
Tutto ha inizio nel lontano, ma nemmeno tanto, 2011. Il populismo ro$$overde, cavalcando l’onda del disastro di Fukushima, ottiene che la Svizzera decida l’uscita dall’energia nucleare (le elezioni federali sono dietro l’angolo, per cui…). Le centrali atomiche esistenti non verranno pertanto sostituite, bensì dismesse.
Peccato che dall’energia nucleare provenga il 40% dell’approvvigionamento del nostro paese: non si tratta quindi di una risorsa di nicchia. Visto che, come sappiamo, in caso di incidente nucleare la contaminazione non si ferma certo ai confini, l’ “exit” elvetico avrebbe un senso se tutti i paesi scegliessero questa strada. Invece, ancora una volta, gli svizzerotti vengono colpiti dalla sindrome dei primi della classe, vanno avanti (quasi) in solitaria e dunque si fanno male da soli. Solo la Germania infatti si è incamminata sulla nostra stessa via. Ma gli altri non si sognano di farlo.
Sempre più ricattabili?
La Svizzera ha deciso di uscire dal nucleare, solo che l’alternativa per sostituire quel 40% di elettricità fornita dall’atomo non c’è. Le politikamente korrettissime fonti rinnovabili non sono in grado, ma neanche lontanamente, di produrre l’energia necessaria ad un prezzo abbordabile.
Il risultato sarà dunque che nel nostro paese si dovrà, tanto per cominciare, importare ancora più elettricità dall’estero. Ad esempio dalle centrali nucleari francesi, o da quelle al carbone tedesche. Geniale: rinunciamo a produrre il nucleare “in casa” per poi andare ad acquistare energia prodotta dalle centrali atomiche in paesi limitrofi, o addirittura quella generata dal carbone, che è la fonte più inquinante di tutte (vedi la disastrosa esperienza di Lünen). Certamente un grande contributo alla causa ambientale, non c’è che dire.
Inoltre, diventeremo sempre più dipendenti dall’estero per un bene primario come l’energia. Anche questa strategia denota particolare acume: in un momento in cui la Svizzera, se vuole sopravvivere, deve affermare picchiando i pugni sul tavolo la propria sovranità ed indipendenza – ad esempio riprendendosi il diritto di regolare autonomamente l’immigrazione e difendendo la propria democrazia diretta da leggi e giudici stranieri – cosa facciamo? Andiamo a metterci in mani estere per l’approvvigionamento energetico, esponendoci così ad ogni tipo di ricatti. Avanti così!
Costi che esplodono
Parallelamente bisognerà sussidiare in modo spropositato le energie rinnovabili per renderle più performanti – si pensa magari di tappezzare la Svizzera di pannelli solari e di pale eoliche, devastando il paesaggio? Altro contributo alla causa ambientale… – e diminuire in modo importante i consumi. Sappiano bene come si fa in questo Paese a diminuire i consumi: si bastonano i cittadini con nuovi obblighi – sull’efficienza energetica degli edifici, dei veicoli, eccetera –, con nuovi divieti e soprattutto con nuovi balzelli. Infatti, a seguito della legge sull’energia appena approvata, il diesel e la benzina potrebbero costare fino a 26 centesimi al litro in più, l’olio combustibile fino a 67 centesimi al litro in più. Non solo: la Confederazione si riserva anche la possibilità di vietare tout-court i riscaldamenti a nafta dal 2029. Apperò!
3200 Fr in più all’anno
L’andazzo, dunque, è sempre il solito: più divieti, meno libertà e costi ulteriori. Tanti. Infatti il conto della nuova legge sull’energia lo pagheranno le economie domestiche con un aumento della bolletta. Ma lo pagheranno anche le imprese. Le quali, ma tu guarda i casi della vita, scaricheranno l’aggravio sui consumatori. La nuova legge sull’energia dunque provocherà un aumento dei prezzi. Gli esperti hanno preso in mano il pallottoliere e sono arrivati a stimare che le regole approvate dal parlamento costeranno ad una famiglia di 4 persone i 3200 Fr all’anno extra citati in apertura. A cui vanno aggiunte le ulteriori limitazioni della libertà individuale.
Sosteniamo dunque il referendum contro la legge sull’energia sventando così l’ennesima operazione autolesionistica.
Lorenzo Quadri