Ma naturalmente la partitocrazia non ci sta: gli inciuci devono continuare!

 

Come volevasi dimostrare! Dopo anni di « confronto politico » sul tema, ovvero di blabla nonché di autoerotismi cerebrali, il sistema di nomina dei magistrati in Ticino non cambia. L’è tüt a posct! La proposta di passare ad un’elezione popolare non ha avuto chance davanti al Gran Consiglio che, nella sua ultima seduta, l’ha asfaltata con 47 voti a 23 ed un astenuto. I 23 Don Chisciotte a sostegno dell’elezione popolare dei magistrati sono sostanzialmente esponenti della Lega e della Destra.
E ti pareva se il triciclo partitocratico PLR-PPD-P$, quello che cancella l’esito delle votazioni popolari (vedi 9 febbraio, vedi i tentativi di fare lo stesso con Prima i Nostri), poteva essere d’accordo di aumentare il potere del popolo consentendogli di eleggere i rappresentanti del potere giudiziario! Una modalità che peraltro nemmeno sarebbe una “prima”, dato che in Ticino, per i giudici del tribunale d’appello, era in vigore fino al 1992.

I migliori?

La difesa dell’elezione parlamentare avrebbe senso se essa portasse alla scelta dei migliori candidati. La realtà è diversa. I posti i magistratura diventano oggetto di squallido mercanteggiamento politico: un vero e proprio mercato del bestiame, degno della fiera di San Provino, dove le famose “competenze” con cui la partitocrazia cadregara si riempie la bocca sono proprio l’ultimo dei criteri di scelta. E dove la commissione di esperti non serve assolutamente ad un tubo, se non a dichiarare tutti i candidati “idonei”. L’importante è che il magistrato sia del partito giusto, naturalmente storico,  permettendo così all’ “establishment” di mantenere cadreghe e reti di potere.

Al Ministero pubblico su 21 procuratori solo uno è leghista. E non certo perché i candidati “competenti” li ha tutti il triciclo PLR-PPD-P$! L’aspirante magistrato del partito sbagliato, o del partito giusto ma inviso alla nomenklatura, o ancora che non intende farsi etichettare da nessuna forza politica, va incontro a trombatura certa. Indipendentemente dalle “competenze”.

Modello federale?

E non si creda che l’introduzione, sul modello federale, di un’altisonante Commissione giudiziaria del Gran Consiglio per il preavviso delle candidature cambierà qualcosa. Perché il modello federale si distingue da quello attualmente in vigore in Ticino allo stesso modo in cui la zuppa si distingue dal pan bagnato. A Berna come a Bellinzona, il mercato del bestiame è il medesimo. A determinare l’elezione dei membri del potere giudiziario sono gli accordi tra partiti, gli inciuci, gli scambi di favori ed i veti incrociati. Il Mago Otelma prevede dunque che l’unico cambiamento che la nuova Commissione giudiziaria porterà con sé saranno i gettoni in più da pagare ai deputati che ne faranno parte. Senza che il livello qualitativo della scelta si innalzi di un solo centimetro.

Solo da guadagnare

Appurato che né con il modello attuale e nemmeno con i ritocchini votati dal parlamento la competenza dei candidati diventerà il criterio di scelta dei magistrati, passando all’elezione popolare non ci sarebbe nulla da perdere ma tutto da guadagnare.

Perché da guadagnare? Perché i giudici sono chiamati ad applicare le leggi, ed in particolare quelle votate dal popolo. Ma uno dei principali scandali del potere giudiziario è che le regole volute dal popolo vengono de facto rottamate tramite applicazione nel segno delle frontiere spalancate e del multikulti. Esempio recente e concreto. Il tribunale cantonale zurighese ha annullato l’espulsione dalla Svizzera di un 27enne picchiatore tedesco (ma come: i giovani stranieri violenti non erano tutta una balla della Lega populista e razzista?) decisa dalla corte distrettuale invocando la solita fregnaccia dell’incompatibilità con la devastante libera circolazione delle persone. Capita l’antifona? I cittadini votano l’espulsione dei delinquenti stranieri, ma i legulei si rifiutano scientemente di applicarla. Nel caso del picchiatore tedesco lo stesso tribunale zurighese ha ammesso che “l’interpretazione è controversa”. Ciò significa che, se avesse voluto, avrebbe potuto benissimo confermare l’espulsione. Però non ha voluto.

Margine d’apprezzamento

I giudici hanno un ampio margine di apprezzamento che possono usare sia per concretizzare la volontà popolare che per rottamarla. In questo senso il loro ruolo politico non può e non deve essere minimizzato. Si spieghi dunque perché in Ticino il popolo, che elegge i ministri (ed i deputati) non dovrebbe poter eleggere anche i  magistrati. A meno che si voglia sostenere che il ruolo di un Consigliere di Stato è irrilevante e quindi lo può eleggere anche il popolazzo, mentre quello di un procuratore pubblico è una cosa seria e la plebaglia rischierebbe di “votare sbagliato”.

Con l’elezione popolare anche i giudici sarebbero chiamati a rispettare le decisioni democratiche dei cittadini, e ad applicarle di conseguenza. Quelli che non lo fanno, alla tornata successiva verrebbero lasciati a casa.

Iniziativa popolare

Ma è evidente che il triciclo PLR-PPD-P$, becchino della volontà popolare, non ha alcun interesse ad avere dei magistrati che invece la applicano. Piazzare nei tribunali esponenti della partitocrazia cameriera dell’UE è troppo vantaggioso: le sentenze pilotate politicamente diventano lo scudo dietro cui si nascondono i partiti $torici per esautorare i cittadini. Il ritornello è sempre lo stesso: “vedete che applicare quello che avete deciso “sa po’ mia”? Lo dice anche l’indipendentissima (?) magistratura!”.

E’ quindi evidente che solo un’iniziativa popolare potrà cambiare le cose e portare all’auspicabile elezione dei magistrati da parte dei cittadini.