Nel complesso, il risultato è dignitoso. Però servono correttivi in vista del 2023

Le comunali sono delle elezioni particolari. Ogni comune è una realtà a sé. L’esito dipende quindi in massima parte dalle persone presenti nelle singole località e dalle situazioni specifiche di queste ultime. Più il comune è piccolo, più il responso elettorale esce da una logica di partito. Per contro, le dinamiche di Lugano sono più simili a quelle del Cantone, per una questione di numeri.

Inoltre le elezioni comunali sono in realtà due elezioni diverse che si tengono in contemporanea: quelle dei municipi e quelle dei consigli comunali. Ognuna funziona a modo suo. A complicare ulteriormente il quadro, le liste civiche hanno conosciuto una particolare fioritura. E anche la scheda senza intestazione continua a crescere.

Oggi va di moda il mantra del “votiamo le persone e non i partiti”. Giusto votare le persone che si ritengono meritevoli, ma per questo c’è il panachage. E’ d’interesse pubblico che l’elettore non si limiti a votare dei candidati, ma compia anche una scelta di campo sui temi principali. Per farlo occorre però esprimere una preferenza per una forza politica.

Quest’anno, tanto per non farsi mancare niente, ci si è messo pure lo stramaledetto virus cinese, che ha spostato la campagna su insolite modalità “virtuali”, nuove per molti.

Soddisfazione per i municipi

Che bilancio può trarre dunque la Lega dall’appuntamento con le urne dello scorso fine settimana?

Per quel che riguarda le elezioni dei municipi, ci sono vari motivi di soddisfazione.

La Lega, come si legge nel comunicato diramato dal Movimento (vedi a pag. 29), si è presentata in 63 degli 83 comuni dove si sono tenute le elezioni per il municipio: questo già di per sé è un risultato importante. I partiti storici sono centenari, la Lega ha “solo” 30 anni: in alcune realtà a presentarsi apertamente come leghisti ancora si rischiano ritorsioni, magari nell’ambito professionale (e visti i chiari di luna sul mercato del lavoro, non tutti se la sentono di rischiare). Eccola qua, la tanto decantata tolleranza della partitocrazia!

I municipali leghisti eletti sono 63, contro i 67 nel 2016. Il calo c’è, ma bisogna anche considerare che il periodo elettorale 2015-2016 è stato eccezionale per la Lega, che ha raggiunto risultati non ripetibili.

A Lugano ancora in tre!

A Lugano la lista Lega/Udc ha agevolmente mantenuto i tre seggi in municipio, portando a casa una percentuale del 35.1%. Non era scontato, anzi!

Alla vigilia si poteva temere un raddoppio della $inistra, che avrebbe avuto conseguenze deleterie per la città e per le tasche dei contribuenti. Invece il fronte ro$$overde ha marciato sul posto.

L’ex partitone, come sappiamo, pur conservando i due municipali, è crollato del 7,5% al 23.9%. Fino ad 8 anni fa, non nel Medioevo, e per un numero sterminato di decenni, il PLR spadroneggiava a Lugano. Oggi le sue percentuali si avvicinano sempre più a quelle ro$$overdi. In municipio, la distanza tra la lista Lega/Udc e quella PLR nel 2016 era di circa 6 punti percentuali; oggi è quasi del doppio. Sono numeri pesanti!

I centri tengono

Non solo nella più grande città del Cantone, ma in tutti i centri urbani la Lega ha mantenuto i propri seggi municipali. Anche se magari in qualche grosso comune si puntava ad un risultato migliore. A Bellinzona, dove la Lega ha sempre avuto difficoltà ad affermarsi, il Movimento è addirittura cresciuto rispetto al 2016.

I cinque sindaci leghisti sono tutti ancora saldamente in sella.

Degno di nota il caso di Bioggio, dove – grazie all’ottimo lavoro della sezione locale – la Lega ha ottenuto la maggioranza assoluta nell’Esecutivo, con 4 municipali su 7! E anche a Cadenazzo la Lega ha raddoppiato la propria presenza in municipio, come pure a Gordola ed a Muzzano.

A Maggia, Ronco, Neggio e nel nuovo comune di Tresa entra per la prima volta un esponente leghista in municipio.

Ovviamente, in quei comuni dove ci sono state spaccature interne al Movimento, o dove si è rinunciato a presentare liste congiunte con l’Udc, si sono sprecati voti e perse posizioni. E’ matematica elementare.

Nei Consigli comunali storicamente la Lega ottiene risultati elettorali peggiori rispetto ai municipi. Succede da trent’anni. E’ andata così anche questa volta. I consiglieri comunali leghisti rimangono comunque oltre 300.

Le elezioni dei legislativi e degli esecutivi sono due elezioni diverse, seppur contemporanee. Ciò non significa però che certi risultati deludenti possano essere minimizzati. Sono campanelli d’allarme che non vanno sottovalutati!

Alleanze importanti

Il proliferare di liste, listucole e listarelle, alcune delle quali motivate più che altro da manie di protagonismo, causa dispersione di voti: il discorso di area, quindi le alleanze con l’Udc, ha ancora una volta dimostrato la propria validità. Alle onde (?) ro$$overdi e tassaiole bisogna opporre un fronte compatto se si vogliono salvare dal saccheggio i sempre più magri borselli dei cittadini!

C’è poco da sfogliar verze

Nelle elezioni comunali dello scorso fine settimana, dunque, la Lega, pur perdendo qua e là rispetto alla legislatura precedente – ma come detto il risultato del 2016 va considerato eccezionale  – ha raggiunto gli obiettivi principali. Adesso tutti gli eletti del Movimento dovranno dimostrare di meritare la fiducia ricevuta dai votanti! Anche perché al prossimo appuntamento con le urne, le elezioni cantonali del 2023, mancano solo due anni. E anche in quell’occasione ci sarà da combattere! Dunque, c’è poco da sfogliar verze. Il tempo per correggere ciò che non ha funzionato c’è. Ma è poco.

Il Mattino ha già indicato in più occasioni il punto su cui – a suo avviso – è più urgente lavorare: la propositività.

La Lega deve sfornare più proposte, più iniziative, più referendum. Amministrare, seppur bene, non basta; come non basta l’opposizione, per quanto doverosa e necessaria.

Lorenzo Quadri