L’Italia non si illuda di poterci sfruttare!

«Alle Jahre wieder», amava ripetere il compianto Flavio Maspoli davanti al ripetersi sempre uguale di situazioni che non venivano mai risolte, poiché si preferisce passare da una crisi all’altra affidandosi alla divina Provvidenza.
Così, ecco che ci troviamo nel bel mezzo dell’ennesima emergenza asilanti. Il bel regalo della Primavera Araba che avrebbe dovuto portare democrazia nel Medio Oriente.

Il differenziale che ci frega
Nelle ultime settimane, l’Italia ha visto sbarcare sulle sue coste fino a 2000 clandestini ogni giorno. Una situazione a dir poco disastrosa. Ma al proposito la vicina Penisola non è esente da colpe, vedi la fallimentare operazione militare-umanitaria “mare nostrum”. E vedi pure le deliranti politiche dell’ex ministra dell’integrazione Cecile Kyenge. Fortunatamente con la caduta del governo Letta è stata lasciata a casa la ministra e cancellato il Ministero. Almeno una scelta giusta l’ennesimo premier italiano non eletto Matteo Renzi l’ha fatta.
Non facciamo fatica ad immaginare che l’Italia sia in difficoltà a gestire i flussi migratori attuali. Ma non abbiamo la benché minima intenzione di fare da valvola di sfogo, solo perché confiniamo con il Belpaese. Ancora una volta, a fregarci è il differenziale. C’è chi non esita a definire la situazione dei clandestini in Italia irrispettosa degli standard di un paese civile. Certamente non è questo il caso da noi. Il risultato è quello di renderci troppo attrattivi.  Una sorta di Eldorado per asilanti. Ciò che non sorprende, se alloggiamo i richiedenti in appartamenti o in albergo. Dove peraltro quelli che vengono  da noi per dedicarsi al traffico di droga possono farlo indisturbati e senza alcun controllo.

Morti in mare
Ciò che i clandestini vogliono arrivando in Europa, e lo dicono chiaramente, è casa e lavoro. Tuttavia l’Europa non è in grado di offrirlo. Di lavoro non ce n’è nemmeno per i residenti. E’ questo il messaggio che deve venire fatto comprendere nel bacino Mediterraneo. Invece continua a passare l’esatto contrario. 
Le morti in mare sono la logica e tragica conseguenza di queste chimere. Per cui, quelli che vorrebbero spalancare le porte ai sedicenti rifugiati sapendo però benissimo che il nostro paese – né nessun altro paese europeo – è in grado di soddisfare i loro miraggi di benessere sono i primi responsabili delle tragedie del mare. Perché fabbricano pericolose illusioni. Quindi è inutile tentare di colpevolizzare ipocritamente chi invece si batte per una politica più restrittiva.

Togliere le castagne dal fuoco a chi?
La CF Simonetta Sommaruga in Consiglio nazionale ha dichiarato che dobbiamo accogliere sempre più asilanti per aiutare l’Italia. Impossibile trovare un argomento più sballato. Non c’è motivo per cui dovremmo fare favori alla Penisola. E non c’è bisogno di citare per l’ennesima volta la litania degli impegni nei nostri confronti che l’Italia non ha rispettato. Per non parlare dell’inserimento  della Svizzera su black list illegali e delle accuse di razzismo dopo il voto del 9 febbraio. Chi si comporta con noi in questo modo non è minimamente nella condizione di chiederci aiuto. Nel combattere l’emergenza asilo, l’Italia si rivolga ai suoi amici dell’Unione europea. Troppo facile sfruttare la Svizzera quando fa comodo e poi condurre una guerra economica contro il nostro paese confidando sul fatto che “tanto gli svizzeri sono fessi e non si accorgono di niente”. E’ vero che, purtroppo, ci sono molti precedenti che avvalorano una simile strategia: basti pensare che il ministro degli Esteri Burkhalter ancora fa fiducia all’Italia per Expo2015. Malgrado questo cantiere si sia dimostrato  un vero e proprio vaso di Pandora di scandali e corruzioni.

Diventare meno attrativi
Davanti all’ennesima emergenza asilanti, e non sarà certo l’ultima, è indispensabile da un lato rendersi meno attrattivi, dall’altro rafforzare i nostri confini. Rendiamoci conto che questi ultimi sono sempre più minacciati. Dobbiamo allora essere in grado di difenderli. Per questo serve, tra l’altro, un esercito dotato dei mezzi necessari. E serve pure un Comandante delle guardie di confine che abbia quale priorità il suo lavoro e non la campagna elettorale.
Lorenzo Quadri