La politica comincia a muoversi nella direzione giusta. Ma i suoi tempi sono biblici

Ieri è iniziata la stagione venatoria: se un cacciatore con qualche diottria mancante dovesse sparare “per sbaglio” ad un lupo scambiandolo per un cinghiale, noi non ne faremmo un caso di stato

“Lupus in fabula”, recita il noto detto. Per l’agricoltura ticinese, tuttavia, la presenza del predatore più che una favola è un incubo senza fine. Delle stragi commesse dal lupastro ormai si è perso il conto. L’impennata di quest’anno è tuttavia manifesta. Vedendosi impunito, l’animale (tutt’altro che scemo) alza la cresta: infatti adesso vengono sbranati pure i bovini. Ed il lupo ha sempre meno timore anche degli umani. Questo vale non solo per i singoli esemplari, ma anche per i branchi.

Il lupo, essendo in cima alla piramide alimentare, non ha “nemici naturali”, se non l’uomo. Di conseguenza, senza un deciso intervento “regolatore” (termine politikamente korretto che sta ad indicare l’impallinamento: non sia mai che chiamare le cose con il loro nome possa urtare le raffinate orecchie di qualche ambientalista da salotto urbano che immagina di potersi portare a spasso il lupo con un guinzaglio Swarovski) è destinato a moltiplicarsi senza freni.

Non si può più attendere

Nella sessione parlamentare delle Camere federali che inizierà il 12 settembre, il Consiglio degli Stati tratterà alcune mozioni a tema lupastro. Questi atti parlamentari, in particolare una mozione della CAPTE-S (Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio degli Stati), vanno nella direzione giusta. Ovvero quella di permettere abbattimenti preventivi e di conferire maggiore autonomia ai Cantoni per ordinarli. 

C’è però un problema: i tempi della politichetta federale sono inconciliabili con le esigenze del territorio. L’emergenza è adesso. Di conseguenza, in attesa che l’iter legislativo bernese segua il proprio (lungo) corso, occorre che il governicchio federale cambi da subito le regole del gioco con un decreto urgente. Cosa che finora ha drasticamente rifiutato di fare. Forse la ministra “competente”, ovvero la kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga (P$), era troppo impegnata nella ricerca di partner con cui fare la doccia, visto che – secondo gli “intelligenti” suggerimenti della Simo-inetta per risparmiare energia – in futuro bisognerà farla in gruppo. 

E nümm a pagum

Sarebbe finalmente ora che i politicanti triciclati si rendessero conto della gravità della situazione. Se la pastorizia viene mandata a ramengo per reggere la coda al lupo, le aziende agricole chiuderanno i battenti una dopo l’altra. Verranno così a mancare, oltre ovviamente alla produzione alimentare, anche quelle prestazioni di cura del territorio che attualmente sono fornite dai contadini di montagna. E allora delle due l’una: o il territorio viene lasciato andare in malora – con tutte le conseguenze del caso anche dal profilo del turismo e della sicurezza idrogeologica – oppure il compito ricadrà sugli enti pubblici. Va da sé, a spese del solito sfigato contribuente.

A rischio anche il turismo

Di recente abbiamo letto sui portali online la disavventura di un pescatore in alta Valle di Blenio. L’uomo, per sfuggire all’aggressione di due cani maremmani posti a protezione delle greggi, ha dovuto cercare rifugio in acqua. Questi cani sono infatti pericolosi per gli escursionisti. Turismo ed escursionismo sono una risorsa vitale per le regioni discoste. Vogliamo che la gente, specie le famiglie, non si azzardi più ad andare in montagna per paura di incontri ravvicinati con bellicosi cani di protezione? E tutto questo per ostinarsi a proteggere il lupastro in una misura che, allo stato attuale, non ha più alcuna ragione di essere? 

Analogo discorso vale per gli indennizzi statali, i sussidi a cervellotiche misure di protezione, e quant’altro: come scritto a più riprese, col fischio che siamo d’accordo di gettare nel water i milioni del contribuente per indennizzare gli agricoltori vittime delle predazioni del lupo! Ma stiamo scherzando? Sperperiamo milioni per il lupastro, mentre i cittadini messi nella palta dall’impennata del caro vita si sentono dire che per loro “gh’è mia da danée”, e comunque “i ricchi svizzeri si possono permettere gli aumenti”? Qui qualcuno è fuori come un pannello solare!

Tempistiche agghiaccianti

Assolutamente agghiacciante la tempistica dei burocrati federali. Della pratica riguardante il famigerato lupo di Cerentino si sono perse le tracce: giace imboscata da due mesi in qualche cassetto di Berna. Il Canton Grigioni, per ottenere il via libera ad un abbattimento, ha atteso quattro mesi. Ma stiamo “busciando”? A Berna va data una settimana di tempo per esprimersi sulla domanda di “regolazione” di un lupo problematico. Trascorso detto termine senza una presa di posizione federale (ovviamente motivata, non un njet a priori), il predatore viene impallinato. Punto.

Gli animalisti da salotto urbano vorrebbero inoltre far credere che i Paesi a noi vicini (o meno vicini) conviverebbero splendidamente con il lupo; sicché gli unici tamberla saremmo noi. Eh no. Sulla Svezia abbiamo letto di recente: il governo ha decretato abbattimenti in grande stile. Ma anche Italia, Francia ed Austria si trovano in difficoltà.

E che dire della fetecchiata di chi, non avendo uno straccio di argomento, perfino cerca di spacciare il lupo come “il simbolo delle Alpi”? Ma quale “simbolo” se per oltre un secolo nemmeno c’era!

Cervo vs lupo

Ieri è iniziata la stagione di caccia. Cervi e cinghiali si possono abbattere perché sono troppi. Non si vede perché la stessa logica non dovrebbe valere per il lupo. Forse che il lupo è più figo del cervo?

In considerazione dell’apertura della stagione venatoria, se un cacciatore con qualche diottria mancante dovesse sparare “per sbaglio” ad un lupo scambiandolo per un cinghiale, noi non ne faremmo un caso di stato. A buon intenditor…

Lorenzo Quadri