Visto che tutti parlano della seconda ondata dello stramaledetto virus cinese – che ci ha IMPESTATI e ci sta di nuovo IMPESTANDO per colpa delle frontiere spalancate volute dalla partitocrazia e dai camerieri di Bruxelles in Consiglio federale – passa in sordina un’altra ondata: quella delle truffe sui crediti anti-coronavirus. Ovvero quei crediti a tasso zero, garantiti dalla Confederella, che le banche hanno elargito in scioltezza. Senza controlli e semplicemente sulla base di autocertificazioni. Chiaro: per le banche si tratta di operazioni a rischio zero. Sicché… largesse!
Fino a 500mila Fr la garanzia federale è integrale; per somme superiori copre l’85%.
Piatto ricco
Non ci voleva il Mago Otelma per prevedere che un sistema così “allegro” avrebbe aperto le porte ad ogni sorta di abusi. Ovvero: soldi incassati senza alcuna difficoltà ed in tempo di record e poi utilizzati per scopi ben diversi da quelli per cui i crediti anti-covid sono stati ideati. Piatto ricco, mi ci ficco! Altro che salvare posti di lavoro. Si va dal trasferimento dei crediti covid su conti bancari esteri al riscatto di automobili di lusso date in pegno.
Grazie, libera circolazione!
E’ evidente, e su queste colonne l’abbiamo scritto a più riprese fin dall’inizio, che il rischio di abusi era elevato soprattutto in Ticino. Perché in Ticino? Elementare, Watson: grazie alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, ci siamo riempiti di imprenditoria-foffa in arrivo da Oltreramina: furbetti dell’italico quartierino che hanno trovato in casa nostra “ul signur indurmentàa”. Ed infatti avevamo ragione. Venerdì è venuto alla luce un nuovo caso. Si tratta, ma guarda un po’, di un cittadino italiano di 47 anni residente nel Luganese accusato di aver fornito false informazioni alle banche ed aver ottenuto due crediti covid per un ammontare totale di 600mila Fr. Il denaro sarebbe poi stato utilizzato “per scopi estranei a quanto stabilito dall’Ordinanza sulle fideiussioni solidali COVID-19 e, in particolare, per far fronte a spese personali”. Il truffatore straniero è stato incarcerato.
Quindi il furbetto tricolore ha stuccato soldi a due diverse banche. Le quali hanno pagato senza profferire un cip e senza alcuna verifica: tanto c’è la garanzia della Confederazione, per cui chissenefrega!
La punta dell’iceberg
Nelle scorse settimane era emerso un altro caso di abusi di crediti covid. I responsabili erano, ancora una volta, cittadini italiani apparentemente domiciliati nel Mendrisiotto che avevano chiesto soldi per delle loro attività. In particolare per un’agenzia di viaggi, oltretutto già in fallimento. Dopo aver ottenuto il malloppo, i furbetti si sono dati alla macchia.
E’ chiaro che il bello deve ancora venire: i casi finora emersi sono solo la punta dell’iceberg.
Rischi sottovalutati
E’ evidente che, nell’ideazione del sistema dei crediti covid, i burocrati federali hanno platealmente sottovalutato il rischio di abusi. Soprattutto in Ticino, per i motivi scritti sopra.
Il sistema più semplice per contenere gli imbrogli sarebbe stato limitare la garanzia federale all’85% del credito per tutti i prestiti. Anche per somme inferiori ai 500mila Fr. Non solo per quelle superiori. Le banche, rischiando qualcosa “del loro”, si sarebbero dovute giocoforza responsabilizzare maggiormente. Non rischiando nulla invece…
Risultato: in prospettiva, la Confederazione rischia di trovarsi a dover risarcire scoperti miliardari. Il che naturalmente avverrebbe con i soldi pubblici, di proprietà del solito sfigato contribuente.
Cambiare sistema
I crediti covid possono essere richiesti fino alla fine del corrente mese di luglio. Già ad inizio giugno, nella sessione delle Camere federali, chi scrive tramite atto parlamentare aveva chiesto al governicchio federale di cambiare subito sistema limitando la garanzia della Confederazione all’85% per tutti i crediti. Inutile dire che dal CF è giunto il consueto silenzio assordante. Intanto i furbetti continuano a mungere. Ed il conto che resterà sul groppone del contribuente si gonfia come una mongolfiera. Come se lo stramaledetto virus cinese non ci fosse costato già abbastanza!
Lorenzo Quadri