Si moltiplicano decisioni e proposte sul futuro de canone e della radioTV di Stato

Alle Camere federali (parlatoio bernese) il tema dei media è sempre presente. Niente di strano: l’iniziativa per la riduzione del canone radioTV a 200 Fr – che qualcuno ha soprannominato “Serafe light” – sta facendo diventar fredda la camicia ai capoccioni dell’emittente di regime, ma anche ai loro sodali della politichetta mainstream.

Nella sessione primaverile del Consiglio nazionale conclusa da poco, la SSR è stata oggetto di una decisione e di due proposte che vale la pena citare.  L’ultima, formulata da un kompagno dal passaporto plurimo, serve anche farsi una risata, per quanto a denti stretti.

Mozione approvata

La Camera del popolo ha dunque approvato la mozione Regazzi che chiede che le aziende fino a 250 dipendenti vengano esonerate dal pagamento del canone radiotelevisivo. Far pagare alle società la tassa pro-SSR è in effetti un controsenso e costituisce pure una doppia imposizione. Infatti sia il titolare che i collaboratori di una società già versano il tributo alla SSR come persone private.

Il balzello viene riscosso sulla cifra d’affari, il che penalizza le società che realizzano una cifra d’affari elevata, ma poco utile. Ci sono piccole imprese familiari che, con la nuova legge sulla radioTV, di colpo si sono trovate a fronteggiare pillole di migliaia di franchi annui, e scusate se sono pochi!

Ira $inistra

Inutile dire che ad opporsi all’eliminazione del doppio balzello sono stati i soliti $inistrati, esponenti del partito delle tasse. Addirittura, costoro vorrebbero ulteriormente pompare la monopolista SSR per l’ovvio motivo che la TV di Stato fa propaganda alla loro parte politica.

La proposta contro il canone delle PMI è stata approvata dalla maggioranza del Consiglio nazionale. Se gli Stati seguiranno, diventerà realtà. Questo è senz’altro positivo. Meno lo è l’ipotesi che, in tal caso, l’USAM, Unione svizzera arti e mestieri, ritirerà il proprio sostegno all’iniziativa per il canone a 200 Fr avendo le aziende ottenuto ciò che desiderano (ovvero l’esenzione). Per la serie: noi siamo serviti e quindi di tutto il resto chissenefrega.

Un miliardo all’anno

L’iniziativa per la riduzione del canone non è solo una questione di soldi, ma anche di principio. La SSR, oltre a costare uno sproposito, è un relitto del passato. Non risponde alla fruizione mediatica odierna e men che meno a quella futura,  fa propaganda di parte al posto di servizio pubblico e nuoce alla pluralità ed alla democrazia.

Tra parentesi, è ora di darci un taglio alla panzana secondo cui il canone a 200 Fr comporterebbe lo “smantellamento” della SSR.  Si calcola infatti che con il canone a 200 Fr la TV di Stato continuerebbe ad incassare circa 700 milioni all’anno che, sommati agli introiti pubblicitari prossimi a 300 milioni, fanno UN MILIARDO ALL’ANNO.

E l’emittente di regime ha ancora il coraggio di blaterare che, con UN MILIARDO ALL’ANNO, non sarebbe in grado di svolgere il proprio mandato di servizio pubblico in un paese di 8 milioni e mezzo di abitanti? Ma chi crede di prendere per il lato B?

Cambiare forchetta

Anche un’altra proposta che riguarda la SSR è approdata a Berna nell’ultima sessione parlamentare: la mozione di chi scrive in tema di ripartizione del canone.

Lo scorso 13 febbraio, il popolo ha respinto il cosiddetto „pacchetto di aiuti ai media“.

L’unica misura in esso contenuta che nessuno ha contestato è l’aumento della quota parte dei proventi del canone radioTV a beneficio delle emittenti private. Attualmente è fissata una “forchetta” del 4-6% (nel 2019 il CF ha stabilito la quota al 6%), il pacchetto respinto dalle urne prevedeva una “forchetta” del 6-8%.

La mozione presentata da chi scrive chiede di applicare la forchetta del 6-8% a sostegno delle emittenti private e quindi di una, seppur minima, diversificazione. Un passo senz’altro compatibile con la volontà popolare.

SSR per migranti

Concludiamo, per farci qualche risata, con una boiata di $inistra di citazione: un consigliere nazionale $ocialista “non patrizio di Corticiasca”, tale Mustafa Atici (quanti passaporti detiene costui?) è riuscito a presentare una mozione con cui chiede che la SSR trasmetta più programmi per migranti ed assuma più migranti.

Il kompagno Mustafa si produce in pretese da barzelletta: ad esempio, si aspetta che l’emittente di regime collabori con media come Albinfo, ovvero un portale di notizie per la diaspora albanese in Svizzera. Un numero maggiore di persone “con passato migratorio”, secondo il Mustafa, dovrebbe stare davanti alla telecamera e al microfono. Ormai siamo al delirio. Ma non si tratta di un delirio individuale, poiché un numero consistente di $inistrati ha firmato l’atto parlamentare del kompagno dal nome esotico.

Secondo costoro, dunque:

  • Gli svizzerotti dovrebbero pagare il canone più caro d’Europa per foraggiare un’emittente che assuma stranieri in arrivo da “altre culture” e propini programmi fatti su misura per loro;
  • La radiotelevisione svizzera dovrebbe diventare simile alla nazionale “svizzera” di calcio;
  • Nelle assunzioni, un’azienda pubblica quale la SSR sarebbe tenuta a dare la precedenza ai migranti (altro che “prima i nostri”).

L’evidenza

Il Mustafa ha la tolla di lamentare che i cittadini “con passato migratorio” non si sentirebbero rappresentati dalla SSR, malgrado paghino il canone. Se è per quello, anche chi non è un ro$$overde non si sente rappresentato dalla SSR che fa propaganda politica di $inistra spacciandola per “informazione”. Però il canone più caro d’Europa lo deve versare lo stesso.

Simili premesse rendono evidente la necessità di ridurre il canone Serafe a 200 Fr, vedi l’iniziativa popolare in rampa di lancio. Se una parte crescente della politichetta mainstream sogna di sperperare i soldi della tassa pro-SSR secondo i desiderata di certi kompagni, non c’è davvero altra scelta.

Ma proposte come quelle del Mustafa dimostrano pure che la Lega ha ragione nel pretendere che presupposto per fare politica,  per lo meno a livello federale,  sia il possesso di un solo passaporto.  Invece il P$ si ritrova con un co-presidente nazionale con la doppia cittadinanza ed i cui cavalli di battaglia sono l’introduzione dello ius soli e la promozione dell’albanese e del serbo-croato a lingue nazionali. Logico che un partito del genere partorisca cappellate a getto continuo.

Lorenzo Quadri