Consiglio nazionale, la casta vende fumo approvando leggi liberticide dal titolo farlocco

Nell’ultima settimana della sessione primaverile, in Consiglio nazionale ha tenuto banco la “Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili”. Già il titolo contorto e logorroico è indice di fregatura. Ed infatti la politica energetica della Confederella è integralmente toppata.

La prima cappellata, come ben sappiamo, è l’uscita dal  nucleare voluta dalla Doris uregiatta. E’ vero che è stata approvata in votazione popolare. Ma ciò è avvenuto sulla scorta di informazioni fasulle. I cittadini sono stati truffati. Se di proposito  o involontariamente, meriterebbe un discorso a parte. Si votasse adesso, allo stato delle conoscenze attuali, c’è da dubitare che l’esito della consultazione sarebbe il medesimo. Di conseguenza, un’iniziativa popolare sul rientro nel nucleare ci starebbe tutta. Tanto più che la stessa UE – modello per la partitocrazia! – sta andando in questa direzione.

Le pescate si sommano

Seconda cappellata: il climatismo isterico, con conseguente decisione di eliminare i  vituperati combustibili fossili. Tutto ciò che è alimentato attualmente a benzina, gas, kerosene, diesel, nafta,… dovrà in futuro funzionare elettricamente. Questo in nome dell’utopia delle “zero emissioni” entro il 2050. Peccato che oggi i  combustibili fossili forniscano il 60% dell’approvvigionamento energetico della Svizzera. Questo 60%, secondo la partitocrazia, dovrà essere compensato con ulteriore elettricità. La quale però non potrà provenire dal nucleare. E l’atomo produce oggi poco meno del 40% della corrente consumata nel nostro paese. Anche il Gigi di Viganello – ma non i politicanti della casta, Verdi-anguria in primis – è in grado di rendersi conto che l’operazione non è solo assurda, ma pure suicida. Specie in una società energivora come la nostra. Tanto più che già adesso si strilla all’allarme blackout ed alle docce da fare in due. Figuriamoci allora con il fabbisogno nettamente aumentato e la produzione drasticamente ridotta.

Ancora da aggiungere che l’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia (ro$$overdi in primis) fa crescere in modo consistente il consumo energetico.

E’ chiaro che, partendo da simili premesse, si possono solo cumulare le cappellate. Quell’ “approvvigionamento sicuro”, ipocritamente inserito nel titolo della legge per far fesso il popolazzo, è una presa in giro. Di certo non lo si ottiene con la legge in questione!

Proprietà privata violata

Eppure la partitocrazia in Consiglio nazionale vorrebbe far credere di poter garantire l’approvvigionamento energetico posando pannelli solari ovunque: tra un po’ anche sulle capocce dei cittadini e sulle schiene di cani e gatti. Di conseguenza, la maggioranza ha approvato l’obbligo di dotare di pannelli solari le nuove costruzioni. Impianti fotovoltaici obbligatori anche in caso di “importanti lavori di rinnovamento del tetto”. C’era chi, in perfetto stile stalinista, i pannelli voleva imporli ovunque, anche sugli edifici già esistenti. Cent’anni fa in Russia vigeva l’esproprio proletario; nella Svizzera del 2023 la $inistra ro$$overde è passata all’esproprio climatico, oltre che a quello migratorio (svizzeri sbattuti fuori di casa per fare spazio agli asilanti).

Il  bello è che l’imposizione dei pannelli solari sugli edifici nuovi o in caso di rinnovamenti importanti del tetto (chi stabilisce quando un rinnovamento è importante?) viene spacciata per un “compromesso”. Pori nümm. In Svizzera – non  a Cuba – la partitocrazia contrabbanda una plateale violazione del diritto alla proprietà privata come un “compromesso”. E la stampa di regime applaude giuliva.

Imposizioni che non risolvono

C’è poi un ulteriore problemino: l’obbligo di pannellare i tetti non permette di superare la “penuria” di corrente. Essa non sarebbe superabile nemmeno tappezzando tutta la Svizzera di celle fotovoltaiche e stipandola di pale eoliche: si devasterebbe il territorio senza risolvere il problema.

Oltretutto, l’irrazionale ossessione per le “zero emissioni” di CO2 – la Cina emette in mezza giornata l’anidride carbonica che la Confederella produce in un anno! farebbe triplicare il costo dell’energia a carico dei cittadini.

Di fatto, la partitocrazia – ro$$overdi in primis – con la scusa del “clima” vuole farci pagare ogni mese l’equivalente di un secondo premio di cassa malati: e senza sussidi per chi non ce la fa! E poi il Triciclo ha ancora la tolla di sciacquarsi la bocca con la “difesa del reddito”? Ma va là!

Andazzo preoccupante

Sarebbe finalmente ora di piantarla con le sparate climatiste e di tornare sulla terra.

Ed invece, cosa fa la casta? Durante il dibattito al Nazionale sull’approvvigionamento energetico, la partitocrazia ha votato contro la proposta, formulata dal gruppo Udc (di cui fa parte anche la Lega) di rientrare nel nucleare. Più Tafazzi di così.

Non solo: in votazione al CN è arrivata anche un’iniziativa parlamentare P$ che chiedeva il divieto di immettere in circolazione in Svizzera nuove automobili a motore a combustione a partire dal 2035. Ah, ecco. Su questa fonchiata la $inistra segue l’UE (ammesso che non ci sarà anche lì un cambiamento di rotta). Sul nucleare invece…

La mozione è stata sì respinta, ma con una maggioranza di appena una ventina di voti. Preoccupante.

Lorenzo Quadri