Beh, c’era da aspettarsi che i politikamente korretti, quelli che vorrebbero cancellare i simboli, le festività ed i riferimenti della nostra religione perché “bisogna aprirsi”, adesso perorano  il riconoscimento statale per l’Islam.

Come no. Questo è un paese cristiano da 1500 anni, la nostra società affonda le sue radici nel cristianesimo che è pure riconosciuto nella Costituzione. Però tutto questo andrebbe gettato a mare e bisogna istituzionalizzare la religione di una minoranza di immigrati perché tutti devono essere messi sullo stesso piano.

Le nostre radici

Eh no:  le nostre radici sono giudaico-cristiane. La nostra religione, che la si pratichi o no, è cristiana. Su di essa è costruita la società occidentale.

In Svizzera il cristianesimo non è affatto sullo stesso piano dell’Islam. I problemi di compatibilità tra l’Islam e le regole del nostro Stato di diritto sono noti. Non si può legittimare con riconoscimenti statali ciò che si basa su principi che non sono i nostri, che non concorda con i nostri diritti costituzionali, con la separazione tra Stato e Chiesa, con la libertà d’espressione, eccetera.

La CEDU

Ricordiamo poi ai kompagni. quelli che invocano ad ogni tre per due la CEDU, Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, brandendola come una clava ogni qualvolta si profila una decisione, popolare o politica che sia, contraria all’immigrazione scriteriata, che i 56 paesi della Conferenza islamica non aderiscono alla CEDU. Ma guarda un po’!

Patetico l’argomento invocato dai favorevoli alla statalizzazione dell’Islam, quello della “banalizzazione” e della “normalizzazione”. E già: sistema comodo, molto comodo, per fingere che le incompatibilità tra Islam ed Occidente non esistano: tutto “normalizzato”, tutte invenzioni dei soliti populisti e razzisti! Statalizzare vuol dire dare il via libera alla calata di braghe nei confronti dei musulmani radicali.

Coerenza?

Ma i nostri valori fondanti, che sono occidentali e cristiani, non si mettono in discussione con riconoscimenti statali a chi si ispira (anche) a principi non compatibili.

E’ il colmo che i kompagni, pur di schierarsi contro la Svizzera e gli svizzeri ed a favore degli immigrati, siano disposti a calpestare le loro stesse bandiere: come appunto la CEDU.

Perché se la Svizzera viola la CEDU gli internazionalisti nostrani e gli intellettualini da tre e una cicca si mettono a strillare come ossessi, mentre  il fatto che la Conferenza islamica non aderisca alla Convenzione andrebbe premiato con riconoscimenti statali? Suvvia, kompagni, un minimo di coerenza.

Divieto di Burqa

Intanto la ministra di giustizia Sommaruga, P$, quella del “dobbiamo aiutare l’Italia”, continua a ripetere che il divieto di Burqa è inopportuno, per quanto approvato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Lo ha fatto di nuovo al dibattito al Consiglio degli Stati sulla concessione della garanzia federale alla modifica costituzionale ticinese.

Per la $inistra, nemica della democrazia, tutto ciò che il popolo vota e che non piace ai kompagni andrebbe cancellato dalla faccia della terra.

Sommaruga, l’hai detto in tutte le salse che il divieto di Burqa non ti piace. Sai una cosa? Non ce ne frega un tubo. L’articolo costituzionale antiburqa è stato votato e, pertanto, entrerà in vigore. Anzi, presto partirà la raccolta di firme per l’introduzione dello stesso divieto a livello nazionale. L’esito della votazione popolare sul tema ci pare piuttosto prevedibile. E, se non sei d’accordo con le decisioni popolari, kompagna Simonetta, puoi sempre dimetterti. Non te l’ha ordinato il medico di fare la Consigliera federale. Noi non ti tratteniamo di certo per i lembi della giacca.

Lorenzo Quadri