Diktat disarmisti di Bruxelles: la Repubblica Ceca non cala le braghe, la Svizzera sì
Se gli eurobalivi volessero davvero combattere il terrorismo islamico, farebbero ben altro
Dalla Repubblica Ceca, Stato membro UE, arriva una nuova lezione ai calatori di braghe compulsivi del Consiglio federale.
Di recente i camerieri bernesi di Bruxelles si sono infatti affrettati ad annunciare la servile adesione della Svizzera al nuovo Diktat dell’UE sulle armi. Nei giorni scorsi, invece, la Repubblica Ceca a quello stesso Diktat ha risposto picche. Il suo ministero dell’interno ha comunicato che presenterà una “richiesta di annullamento della direttiva europea 91/477, votata dal parlamento Ue lo scorso 14 marzo”.
“La Direttiva – spiega il governo ceco nel comunicato ufficiale – viola i principi di proporzionalità e non-discriminazione. Non possiamo permettere che l’Unione europea interferisca in maniera irragionevole con la posizione degli Stati membri e con quella dei loro cittadini con il pretesto di combattere il terrorismo. La Direttiva di disarmo colpirebbe praticamente tutti i legali possessori di armi, che in Repubblica ceca sono circa 300.000″.
Il pretesto
Usando come pretesto la lotta al terrorismo, gli eurobalivi vogliono disarmare i cittadini onesti. Con questa brillante pensata, le armi resteranno appannaggio unico dei criminali e dei terroristi islamici che – come hanno sempre fatto – si forniranno sul mercato nero. E che, grazie all’ennesima cappellata disarmista dei funzionarietti di Bruxelles, potranno tranquillamente partire dal presupposto di avere a che fare con vittime inermi.
In questo modo non si combattono i terroristi islamici. Gli si facilita il “lavoro”.
Magari le scartine che i governi degli Stati membri hanno mandato a Bruxelles a fare i “commissari” (aridatece il commissario Rex) potrebbero rendersi conto che, se i cittadini onesti fossero armati ed addestrati all’uso delle armi, i terroristi islamici potrebbero mietere meno vittime. Perché verrebbero abbattuti prima. La polizia non può essere presente ovunque. Soprattutto, non può teletrasportarsi sul luogo di un attentato. E, intanto che arriva…
Decisioni ben diverse
Se volessero davvero combattere il terrorismo islamico, i funzionarietti di Bruxelles prenderebbero decisioni di tutt’altro tenore. Ad esempio, chiuderebbero le frontiere all’invasione di finti rifugiati con lo smartphone. I legami tra l’Isis ed il caos asilo sono ormai ampiamente dimostrati. Inoltre le migrazioni di popoli dall’Africa oggi permesse se non addirittura incoraggiate dall’UE, stanno riempiendo l’Europa di giovani uomini musulmani non integrati e non integrabili, in arrivo da “culture” incompatibili con la nostra.
Questi giovanotti africani con lo smartphone ed i vestiti alla moda, che non scappano da nessuna guerra, non hanno in Europa alcuna prospettiva economica né sociale: grazie alle frontiere spalancate e alla globalizzazione, non c’è più lavoro nemmeno per i cittadini degli Stati membri, figuriamoci per migranti economici senza alcuna formazione.
Sicché, se questi finti rifugiati non sono già radicalizzati al loro arrivo in Occidente, diventeranno facile preda dei predicatori del terrorismo islamico che ci siamo messi in casa col multikulti e le frontiere spalancate. Non per niente l’Isis gestisce i barconi: per portare in Europa i potenziali futuri miliziani.
Mettere fuori legge
Oppure, sempre per restare nel campo degli esempi, se l’Europa volesse combattere il terrorismo, comincerebbe a dichiarare fuorilegge tutta una serie di associazioni musulmane sospette, e proibirebbe i finanziamenti esteri alle moschee. Se poi ci saranno musulmani “particolarmente osservanti” che decideranno di trasferirsi altrove a seguito di nuove disposizioni di questo tenore, tanto di guadagnato. L’Islam con l’Europa non ha nulla a che vedere, lo sapevano già Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona oltre 500 anni fa. Islamexit!
E, sempre se volesse davvero combattere il terrorismo islamico, l’UE procederebbe con l’espulsione sistematica dei fiancheggiatori dell’Isis. Quindi cancellerebbe dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo aberrazioni buoniste-coglioniste, anzi coglioniste e basta, come quella che prevede che non è possibile (!) espellere un jihadista se il galantuomo sarebbe in pericolo nel paese d’origine. Disposizioni demenziali che naturalmente, dalle nostre parti, i legulei spalancatori di frontiere del Tribunale federale applicano con massimo zelo e somma goduria, alla faccia della sicurezza nazionale.
Stati canaglia?
Ma naturalmente a Bruxelles decisioni sul tenore di quelle sopra esemplificate non vengono prese. Guai! La rotta mediterranea rimane spalancata. I paesi che, per difendersi dall’invasione, costruiscono muri sui loro confini (che coincidono con i confini esterni dell’UE) vengono denigrati come Stati canaglia, nonché razzisti e fascisti. Gli Stati membri che rifiutano per giustificatissime ed evidenti ragioni di sicurezza (anche sociale) interna di farsi carico di sempre più finti rifugiati (musulmani) vengono minacciati di sanzioni e ritorsioni.
Mandare affanc…
Però con la scusa di combattere quel terrorismo islamico che l’Occidente si è messo in casa tramite l’immigrazione scriteriata ed il fallimentare multikulti, che ha generato società parallele, i funzionarietti di Bruxelles si accaniscono contro le armi dei cittadini onesti. Questi eurobalivi vanno semplicemente mandati “affanc”.
Invece i camerieri dell’UE in Consiglio federale calano le braghe, guidati dalla ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga. Calano le braghe gettando nel water la nostra libertà, la nostra sovranità, le nostre tradizioni e la volontà popolare. Berna si inchina ai diktat di Bruxelles perché gli svizzerotti fessi devono ubbidire. Sempre. Invece la Repubblica Ceca, Stato membro dell’Unione europea, dice njet agli scellerati diktat comunitari. Per i sette scienziati bernesi ennesimo paragone umiliante.
Lorenzo Quadri