Non può esserci un “consenso presunto” quando c’è di mezzo l’integrità fisica

Non è pensabile di trasformare i cittadini in “pezzi di ricambio”: donare gli organi deve essere una scelta consapevole e non estorta dallo Stato

Il prossimo 15 maggio si voterà sulla revisione della Legge federale sui trapianti di organi.

La revisione prevede il passaggio al principio del consenso presunto: in altre parole, tutti diventano automaticamente donatori di organi. Chi non è d’accordo, dovrà iscriversi in un apposito registro.

E’ il rovesciamento del sistema attuale. Oggi è il donatore che si annuncia come tale. Secondo la nuova concezione, invece, il corpo del cittadino – salvo indicazione contraria formale del diretto interessato –  è a disposizione dello Stato per l’espianto degli organi.

Detto senza tanti fronzoli: le persone diventano dei pezzi di ricambio.

Non scontato

La prima considerazione è che su un tema come il trapianto di organi non era scontato né il lancio di un referendum, né la sua riuscita. “Chapeu, dunque, al comitato apartitico che ha compiuto l’impresa. Un comitato che è composto da professori universitari, medici, filosofi. Non da quattro scappati di casa.

Supposizioni

Il consenso presunto nel campo della donazione di organi dovrebbe servire, evidentemente, ad aumentare il  numero di organi a disposizione per i trapianti. In realtà non ci sono evidenze che le cose andranno davvero così. Nemmeno un confronto a livello internazionale fornisce elementi probanti. Si tratta solo di una supposizione.

Nel 1999…

Il consenso presunto in un settore come quello della donazione degli organi pone una serie di problemi. Non si può far finta di non vederli.

Del resto quando nel 1999, quindi non nel Medioevo, venne accettato l’articolo costituzionale sul trapianto di organi, la politica era d’accordo che esso fosse possibile solo con l’esplicito consenso del donatore. Adesso arriva il contrordine compagni.

Principio cardine

Il consenso informato è il principio cardine della medicina: il paziente deve sapere cosa i medici intendono fargli e deve dare il proprio accordo. Di conseguenza, affinché 6 milioni di adulti residenti in Svizzera possano essere legalmente considerati dei donatori di organi, dovrebbero essere informati in modo esteso su cos’è e cosa comporta il trapianto di organi. Esso può avvenire dopo la morte cerebrale o dopo la morte cardiaca. In caso di morte cerebrale, è morto appunto il cervello, ma il resto del corpo (che ne costituisce il 97%) è vivo. Il cuore batte ancora. Nel caso di morte cardiaca, le macchine vengono spente e la morte cerebrale subentra dopo alcuni minuti. Non stiamo parlando di salme fredde. Si tratta di temi molto difficili e delicati. Il cittadino medio in genere non è abbastanza informato. Già questa mancanza di sufficiente informazione delle persone potenzialmente toccate – tutti gli abitanti adulti della Svizzera – renderebbe di per sé illecito un intervento come il prelievo di organi.

Ricatti morali

In futuro chi non è d’accordo di donare i propri organi dovrà iscriversi nell’ apposito registro. Si tratta di un evidente mezzo di pressione. Chi non vuole che il proprio corpo sia “a disposizione”, chi non vuole rinunciare al diritto fondamentale all’integrità fisica,deve attivarsi formalmente. Questa procedura di “opting out”serve ad insinuare il senso di colpa. A dare l’impressione di fare qualcosa di sbagliato. Di venire meno ai propri doveri. Di essere la pecora nera che “si rifiuta”.

E’ quindi chiaro che soprattutto le fasce di popolazione più deboli non oseranno compiere il passo. Per ignoranza o per paura di esporsi a possibili ritorsioni. Molti cittadini diventeranno donatori di organi senza che questo corrisponda ad una reale convinzione. Il consenso presunto porterà all’espianto di organi contro la volontà del cosiddetto donatore, nel caso in cui quest’ultimo non avesse manifestato le proprie intenzioni nella forma dovuta.

Dal punto di vista etico e legale c’è un problema evidente. Ed infatti nel 2012 la Commissione etica nell’ambito della medicina umana si è espressa contro il consenso presunto.

Opting out”

Nei rapporti tra cittadino e Stato, il sistema dell’opting out (ovvero: mi viene imposto un obbligo o una violazione dei miei diritti, a meno che non mi “chiami fuori”) viene utilizzato con estrema cautela. Introdurlo nell’ambito dell’integrità fisica, che è il più basilare dei diritti fondamentali, è davvero stridente.

Parenti sotto pressione

I fautori della nuova legge asseriscono che comunque, nel caso di una persona che non si è iscritta nel registro dei non-donatori (come verranno definiti costoro per aumentare la pressione psicologica? Obiettori di coscienza? Renitenti?) i parenti verranno

consultati prima di procedere al prelievo degli organi. A parte che non è detto che ci siano dei parenti, un potenziale donatore di organi non è un centenario. Il profilo tipo è un giovane adulto vittima di un incidente. In una circostanza del genere i genitori, oltre a subire il colpo della notizia, si vedono messi sotto pressione dai medici in un momento di fragilità e disperazione affinché diano l’assenso all’espianto degli organi dal corpo del figlio il cui cuore batte ancora.

Intento giusto, mezzo sbagliato

Ottenere più organi per i trapianti è un obiettivo lodevole. Ma è giusto perseguirlo con una violazione così plateale del diritto fondamentale all’integrità fisica? Ci sono altri sistemi ben meno invasivi. Ad esempio, le campagne informative.

E’ corretto criminalizzare chi non è d’accordo di donare i propri organi – ad esempio perché teme espianti prematuri – accusandolo di rendersi responsabile, con il suo rifiuto, della morte di altre persone?

E’ corretto ricattare moralmente dei genitori che hanno appena perso un figlio, e che comprensibilmente vorrebbero tentare fino all’ultimo di salvarlo?

Messaggi distorti

Su una cosa occorre essere chiari. Una persona muore perché è malata. La narrazione mainstream vuole invece far passare il messaggio che le persone muoiano perché qualcun altro non ha donato gli organi. Da qui all’accusa esplicita di omicidio rivolta ai “non donatori” c’è solo un passo. Ma stiamo scherzando?

Tattica del salame

Inoltre: la legge sdogana con l’interesse pubblico una violazione devastante dell’integrità fisica come il prelievo di organi. Ma allora, quanto passerà prima che questo stesso interesse pubblico venga utilizzato per giustificare interventi assai meno invasivi? Ad esempio, l’obbligo di vaccinazione contro una nuova (o attuale)pandemia?

Presupposto per il prelievo di organi deve rimanere il consenso esplicito della persona toccata. Non un consenso presunto che – come dice il nome – è solo presunto: quindi può benissimo darsi che non ci sia!

Il 15 maggio votiamo No ad una legge che viola i diritti fondamentali dei cittadini.

Lorenzo Quadri