Il controprogetto trasforma la donazione in un obbligo. Il popolo sovrano non può fare cip
Quadri: “E’ scorretto contrabbandare un cambiamento di tale portata tramite approvazione del controprogetto e ritiro dell’iniziativa popolare. I cittadini devono poter dire la loro”
La donazione di organi torna all’ordine del giorno della politica. Il 5 maggio il Consiglio nazionale ha approvato ad ampia maggioranza il controprogetto all’iniziativa popolare “Favorire la donazione di organi e salvare vite umane”. Il controprogetto del Consiglio federale, come l’iniziativa, prevede che ogni persona sia automaticamente donatrice di organi, a meno che abbia dichiarato il contrario (quindi il rovesciamento della situazione attuale) oppure che i parenti si oppongano. Non si tratta quindi di “favorire”, come indicato nel testo dell’iniziativa, ma di obbligare.
Tra le poche voci critiche nei confronti del controprogetto del CF, il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri. “Prima di tutto – rileva Quadri – vorrei chiarire che non metto in dubbio l’importanza del donare organi. E mi è chiaro che più donatori ci sono, meglio è. Ma l’iniziativa popolare, ed anche il Consiglio federale, non mi piacciono. Distorcono importanti diritti fondamentali. E lo fanno sotto la pressione del ricatto morale”.
Cosa intende?
Tanto per cominciare: si insiste nel parlare di donazione di organi. Ma una donazione, per definizione, è frutto di una libera scelta. Così è al momento attuale. In futuro la prospettiva cambierà radicalmente. Si parlerà ancora di “donazione”; ma sarà una farsa. Perché verrà introdotto un obbligo di cedere i propri organi. A meno che ci si chiami espressamente fuori.
Le implicazioni del nuovo obbligo sono evidenti. Il corpo non sarà più di proprietà del singolo individuo. Diventerà proprietà dello Stato.
Negli anni Settanta in Italia le femministe sostenevano il diritto alla contraccezione ed all’aborto con lo slogan, rimasto famoso: “l’utero è mio e lo gestisco io”. Adesso le cerchie di sinistra compiono un’inversione di rotta a 180 gradi. Il nuovo motto è: il corpo non è più mio e lo gestisce lo Stato.
La posizione della sinistra è dunque contraddittoria?
Sì, per l’ennesima volta. Il giorno prima del dibattito sulla donazione di organi la sinistra rossoverde in Consiglio nazionale ha aspramente combattuto proposte come l’utilizzo del materiale genetico per risalire alle caratteristiche fisiche degli autori di un crimine. Oppure l’imposizione agli asilanti di far controllare i propri cellulari al fine di determinare la loro identità. Motivazione: si tratta di intrusioni inaccettabili nella sfera personale. Mi pare palese che l’espianto di organi, che piace ai compagni, rappresenti un’intrusione infinitamente più grave nella sfera personale. Lo Stato non si limita a sbirciare i dati sul mio telefonino. Si appropria di tutto il mio corpo.
Il garantismo imperante impone un’autorizzazione per ogni piccolezza. Addirittura, una registrazione audio o video non autorizzata viene rifiutata come mezzo di prova in un processo penale. Invece per il nostro corpo vale il principio inverso?
Ma ha davvero senso scaldarsi per cosa accadrà del proprio corpo dopo la morte? Verrà comunque sepolto o cremato, con o senza tutti gli organi…
A me personalmente interessa poco di cosa accadrà del mio cadavere una volta che sarò morto. Se potrà essere utile a qualcuno, tanto meglio. Per quel che mi riguarda, sono favorevole alla donazione dei miei organi.
Mi è però chiaro che non tutti la pensano in questo modo. Ci sono persone che non accettano un obbligo generalizzato di donare organi. Si tratta, in effetti, di una mutilazione epocale del diritto all’autodeterminazione. Che apre poi la porta a chissà quali evoluzioni future. La tattica del salame è ben nota.
Reputo inoltre inaccettabile il ricatto morale ai danni di chi, per motivi o timori personali, che non ci possiamo permettere di giudicare, non si sente pronto a farsi espiantare gli organi. Un domani queste persone saranno costrette ad esporsi, rifiutando esplicitamente quello che il pensiero unico ha promosso a dovere di Stato. Verranno dunque tacciate – in base alla retorica del pensiero unico – di essere “corresponsabili della morte di persone malate che non hanno potuto accedere per tempo ad un organo salvavita”. Il marchio d’infamia è pesante.
In un certo senso è davvero così…
Contesto. Nell’opinione pubblica è stata inculcata una distorsione ideologica e terminologica che non può essere lasciata correre come se niente fosse. Una persona muore perché è ammalata. Non perché qualcuno non ha donato i propri organi. Per fare un esempio estremo: se un paziente si è distrutto il fegato con i propri eccessi e muore perché non era a disposizione un organo sostitutivo, la colpa – se così si può chiamare – del decesso viene trasferita da chi si è rovinato da solo a chi non ha voluto regalare allo Stato il proprio corpo? E’ il mondo che gira al contrario.
Quale messaggio voleva trasmettere il suo No sia all’iniziativa che al controprogetto?
L’approvazione del controprogetto, se confermata dal Consiglio degli Stati, porterà molto verosimilmente al ritiro dell’iniziativa: chiaro, ne è di fatto la concretizzazione. Quindi l’obbligo di donare gli organi diventerà legge senza che i cittadini abbiano voce in capitolo. Ma io ritengo che su un tema di tale portata il popolo debba potersi esprimere. Il controprogetto è l’espediente per applicare l’iniziativa cortocircuitando i diritti popolari.
MDD