Mentre le cifre dell’assistenza segnano l’ennesimo record, alla faccia della SECO

Ma guarda un po’! Mentre la SECO – organo di propaganda politica pro-libera circolazione – ci propina l’ennesima statistica farlocca sulla disoccupazione in cui tenta di farci credere che in Ticino “Tout va bien, Madame la Marquise”,  ecco che viene confermata l’ulteriore esplosione dei numeri dell’assistenza.

In questo sempre meno ridente Cantone le persone a carico dell’assistenza sono infatti ormai 8000. Con un aumento di 1000 nel corso dell’anno di disgrazia 2016. In sostanza, il numero delle persone in assistenza è raddoppiato in cinque anni.  Avanti così che, quando arriveremo a 10mila, per il primo maggio potremo organizzare una bella festa del non-lavoro!

1116 lavorano

Queste cifre in realtà circolano già da un paio di mesi. La novità che si è aggiunta nei giorni scorsi riguarda i working poor. Infatti delle 8000 persone in assistenza 1116 hanno un lavoro, 107 delle quali addirittura a tempo pieno. Eh già: negli ultimi 10 anni in Ticino la sottoccupazione è raddoppiata. E questi “sottoccupati”, ossia persone che lavorano a tempo ridotto non per scelta ma perché non hanno trovato altro, nelle statistiche farlocche della SECO non figurano (come non figurano le persone in assistenza). E non sorprende che una parte delle persone sottoccupate abbia bisogno del sostegno pubblico per arrivare alla fine del mese. E che dire dei 107 che, pur lavorando a tempo pieno, sono comunque a carico dell’assistenza? Ohibò: vuoi vedere che il dumping (in granconsigliese: dömping) salariale ci ha messo lo zampino? Ma come: non c’era un blasonato studio dell’IRE a dirci che la sostituzione ed il dumping salariale sono solo delle “percezioni”?

Specchietti per le allodole

I dati della disoccupazione, con cui la SECO ed i vari lecchini delle frontiere spalancate si riempiono la bocca, sono in realtà sempre meno rappresentativi della situazione occupazionale.  Sono degli specchietti delle allodole. Perché ormai agli Uffici regionali di collocamento (URC) resta iscritto solo chi ha una qualche rendita da percepire. Quelli che non hanno diritto ad indennità – e sono sempre più numerosi – non sono iscritti. E quindi spariscono dalle statistiche.

Conseguenza diretta

Adesso vogliamo vedere con che coraggio qualcuno negherà che questo palese degrado del mercato del lavoro ticinese, da cui i residenti restano sempre più tagliati fuori, è la diretta conseguenza della devastante libera circolazione. Costi della vita svizzeri e paghe italiane: ecco lo scenario che si prospetta per il Ticino dove, grazie alla colonizzazione da sud, non ci sono più solo le segretarie pagate 1000 Fr al mese, ma anche gli ingegneri e gli architetti.

Divario salariale

Non solo i numeri dell’assistenza schizzano verso l’alto. Come detto, il numero dei sottoccupati nel nostro Cantone è raddoppiato in 10 anni. Ed il divario salariale per rapporto al resto della Svizzera continua a crescere: nel 2008 la differenza tra il salario mediano svizzero (nel settore privato) e quello ticinese era di 850 Fr mensili. Sei anni dopo (2014, ultimo dato disponibile)  era già arrivato a 1000 Fr. Adesso è sicuramente ancora cresciuto.

Nei mesi scorsi è poi stato pubblicato uno studio del sindacato Transfair da cui emerge che le condizioni di lavoro in Ticino sono le peggiori della Svizzera. I lavoratori si sentono precarizzati e mal pagati. Del resto, se in Ticino sono in vigore 16 contratti normali di lavoro (i contratti normali vengono imposti dal CdS quando in un ramo o in una professione vengono ripetutamente ed abusivamente offerti salari inferiori a quelli usuali), mentre in tutto il resto della Svizzera ce ne sono in totale otto, un qualche motivo ci sarà. E questo motivo si chiama invasione da sud. Che non è una “percezione”!

Per sintetizzare in numeri cifre facili-facili: rispetto allo scorso anno abbiamo 2000 frontalieri in più e 1000 casi d’assistenza in più. E qualcuno vorrebbe farci credere che tra le due cifre non c’è un nesso?

I responsabili

E’ evidente che la situazione non migliora se tutto quello che si fa è dichiararsi Beltrapreoccupati. La prima causa dello sfacelo è la libera circolazione delle persone. Questo significa che devono tornare i contingenti e deve tornare la preferenza indigena. Sicché aspettiamo al varco la partitocrazia ticinese sia sull’applicazione di Prima i nostri che sull’iniziativa per la disdetta della libera circolazione (la Lega raccoglierà le firme in Ticino). I responsabili dell’esplosione dell’assistenza, della sottoccupazione, del soppiantamento di residenti con frontalieri e del dumping salariale non sono entità astratte. Sono i fautori della libera circolazione. Che adesso già tentano di sabotare e di denigrare Prima i nostri.

Lorenzo Quadri