«Drastica riduzione dei padroncini? Benvenuta»
Che il numero dei padroncini fosse in rapida esplosione lo si era visto già negli ultimi anni. Nel 2012 le notifiche di 90 giorni erano 23mila, con una crescita del 43% rispetto all’anno precedente. Se si pensa che nel 2005 le notifiche erano meno di 8000, la misura dell’invasione è chiara.
All’annuncio di ogni consuntivo annuale, ci si poteva immaginare, o illudere, che si fosse raggiunto il massimo fisiologico. Invece adesso è arrivata l’ennesima allucinante sorpresa. Infatti, secondo le previsioni della società svizzera impresari costruttori sezione Ticino, entro dicembre le notifiche 2013 potrebbero diventare 38mila (sic!). Quindi chi si illudeva che oltre le 23mila dell’anno precedente non si sarebbe potuti salire – e nei mesi scorsi le dichiarazioni rassicuranti in questo senso non sono mancate – è servito.
L’economia non ne risentirebbe
Certo è che questa ennesima esplosione non si spiega, se non con la sostituzione degli artigiani e delle ditte locali con concorrenza d’Oltreconfine, ed oltretutto concorrenza sleale. «Certamente l’andamento economico non giustifica una simile crescita esponenziale – osserva Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino -. E neppure c’è un’improvvisa necessità di ricorrere a prestatori d’opera d’Oltreconfine perché quelli ticinesi non riescono più a far fronte alle esigenze economiche. Magari una parte dell’aumento si potrebbe spiegare con il fatto che un numero maggiore di padroncini, che prima entrava senza annunciarsi, oggi si notifica. Certo è che il problema è reale. E ritengo che, se togliendo una parte consistente di frontalieri alcuni settori dell’economia cantonale potrebbero trovarsi in difficoltà, se la stessa operazione venisse fatta con i padroncini di effetti negativi ce ne sarebbero ben pochi. Mi stupirei, ad esempio, se i giardinieri ticinesi non fossero in grado di svolgere i lavori di loro pertinenza».
Quindi occorrerebbe procedere a delle restrizioni nel rilascio delle notifiche? «Sì, facendo però attenzione a non provocare, come effetto collaterale, un aumento del lavoro nero – risponde Albertoni -. Pur essendo un fautore del libero mercato, in questo caso reputo le restrizioni necessarie, in quanto ci troviamo confrontati con una concorrenza sleale. Pensiamo ad esempio a quando il padroncino finge di pagare i dipendenti ai salari svizzeri e poi, appena ri-varcato il confine italiano, gli sequestra lo stipendio. E’ quindi chiaro che l’approccio ticinese deve cambiare. Non dobbiamo sempre dare la massima prestazione per tutto. Le notifiche on-line andrebbero abolite. E ciò non significa, mi pare scontato, aumentare l’organico dell’ente pubblico. Semplicemente, si evaderanno meno notifiche, e approfondendo meglio».
I Bilaterali devono saltare? «Per conto mio, quanto meno l’Unione europea dovrebbe venire ridotta a 15 membri, al massimo 18 considerando i paesi baltici – dichiara il direttore della CCIA-Ti -. L’aumento dei membri UE a 27 ha provocato a tutti una marea di problemi, anche perché la struttura europea non è stata adeguata alle nuove realtà».
Lorenzo Quadri