Il Consiglio nazionale ha approvato la proposta della sua commissione, la quale suggeriva di riprendere parzialmente nella legge le proposte contenute nella cosiddetta iniziativa d’attuazione dell’iniziativa “Per l’espulsione dei criminali che delinquono”.

Questa introduzione, un po’ contorta – ma tale, volenti o nolenti, è la situazione – è necessaria per fare il punto di quanto ha votato giovedì il Consiglio nazionale.

L’intricata situazione nasce da un dato di fatto: ossia che il 28 novembre 2010 il popolo ha approvato l’iniziativa popolare per l’espulsione degli stranieri che delinquono o che abusano dello Stato sociale. Da allora l’iniziativa è diventata disposto costituzionale; ma da allora di concreto non si è fatto assolutamente nulla. E i delinquenti stranieri hanno continuato a rimanere tranquillamente in Svizzera.

Anni di nulla

E proprio per contrastare questo “nulla” i promotori, ovvero l’Udc svizzera, si sono visti costretti a lanciare una nuova iniziativa, che indica compiutamente quali reati portano all’espulsione, e quali al cartellino giallo – che si trasforma in rosso in caso di recidiva.

Contrariamente a quanto amano ripetere i politikamente korretti, la criminalità straniera non è un finto problema inventato dai populisti e dagli xenofobi, bensì una realtà.

Le cifre non lasciano adito a dubbi. Se a livello nazionale nel 1984 il 70% dei condannati era svizzero e il 30% straniero, oggi, a 30 anni di distanza, la situazione si presenta in modo molto diverso: il 60% dei condannati adulti è straniero e il 40% svizzero. Eppure gli stranieri sono solo il 23% della popolazione residente. La sproporzione è dunque manifesta. Ad abbellire ulteriormente tali statistiche il fatto che, ovviamente, i naturalizzati di fresco che commettono reati vengono conteggiati come svizzeri e non come stranieri.

In Ticino la situazione non si presenta certo sotto una luce migliore. Al penitenziario della Stampa, l’80% dei detenuti è straniero. Se si prende la totalità delle strutture carcerarie cantonali, la quota di stranieri è del 90%.

Si è largheggiato troppo

Non ci vuole molta fantasia per immaginare come si possa essere giunti a questa situazione. Essa è dovuta all’effetto combinato di una politica troppo permissiva nell’immigrazione e troppo buonista nelle espulsioni. In altre parole: in Svizzera entra di tutto e di più ma non esce quasi nessuno. Questa circostanza è risaputa, ciò che ci ha resi negli anni il Paese del Bengodi per malintenzionati: tanto più che le nostre carceri di alto standing non hanno nulla a che vedere con quelle dei paesi d’origine di vari malviventi. Ricordiamo al proposito lo scandalo dei menu di lusso alla Stampa.

Occorre quindi da un lato diventare assai più restrittivi nell’immigrazione, dall’altro ben più severi nelle espulsioni. L’iniziativa contro l’immigrazione di massa lavora sulla seconda parte del problema: le espulsioni, appunto.

Meglio di un calcio, ma…

La soluzione proposta dal Consiglio nazionale è  meglio di un calcio negli stinchi, tant’è che ha mandato su tutte le furie la $inistra internazionalista e spalancatrice di frontiere, e questo è buon segno. Tuttavia:

1)       E’ parziale

2)       Bisogna ancora vedere cosa farĂ  il Consiglio degli Stati

3)       E’ a livello di legge.

 

Inserire le norme d’esplusione nella legge potrà anche essere sostenibile dal punto di vista della sistematica del diritto (uella) ma attenzione:

a)       per cambiare una legge basta una maggioranza parlamentare; invece, per cambiare la Costituzione, è necessaria una votazione popolare.

b)       La speranza degli oppositori, dichiarata apertamente, è che contro l’eventuale nuova legge venga lanciato il referendum.

Per questo, prima di ritirare l’iniziativa d’attuazione – come è stato ipotizzato nel caso in cui gli Stati si allineassero al Nazionale – i promotori faranno bene a pensarci a fondo. Di certo non devono farsi impressionare dalle accuse di demagogia, di populismo o di razzismo. Accuse formulate da chi, lontano ormai anni luce dalla volontà popolare, non ha altri argomenti e quindi utilizza le solite ritrite storielle nel tentativo di denigrare l’avversario.

Dimenticandosi che i politici sono in carica per attuare la volontĂ  popolare. Non certo per snobbarla.

Lorenzo Quadri