Ma guarda un po’: secondo i dettami dell’ormai usurata tattica della manipolazione pre-votazione, ecco che saltano fuori i sondaggi che darebbero la cosiddetta “iniziativa d’attuazione”, quella che vuole “attuare” l’espulsione dei delinquenti stranieri, in perdita di velocità. Addirittura del 61% al 51% in poche settimane. Così dice l’inchiesta del “20 Minuti”, il quale di certo non è al di sopra delle parti. Il quotidiano gratuito attribuisce il presunto “risultato” alla discesa in campo, contro l’iniziativa “populista e razzista”, di intellettualini rossi, tecnocrati di partito, strimpellatori di regime, pagliacci, nani e ballerine. Tutta gente pronta a vomitare spocchia sugli svizzerotti chiusi e xenofobi, che osano bocciare la deleteria politica delle frontiere spalancate. Poi però, quando si tratta di attaccarsi alla greppia pubblica, finanziata dagli “xenofobi e razzisti”, ecco che improvvisamente la puzza sotto il naso sparisce come per incanto. Pecunia non olet!
Cambiamento di rotta?
Non c’è alcun motivo per ritenere che gli svizzeri si stiano convertendo alla politica delle frontiere spalancate. Che abbiano sposato la tesi che “i delinquenti stranieri sono un’invenzione populista e razzista”. Specie in considerazione del fatto che il 70% degli ospiti dei penitenziari svizzeri, alla Stampa la percentuale sale all’80%, non ha il passaporto rosso.
Le statistiche della Confederazione non lasciano alcun dubbio. Nei crimini più gravi, gli autori stranieri sono sovrarappresentati. Di delinquenti d’importazione non abbiamo alcun bisogno. Le farneticanti accuse di “disumanità” rivolte all’iniziativa d’attuazione (e quindi a chi la sostiene) non portano da nessuna parte: sono solo, questo sì, populismo di bassa tacca (e poi i populisti sarebbero i promotori?). E allora cosa sarebbe “umano”? Permettere a pericolosi delinquenti stranieri, non di rado recidivi, di rimanere nel nostro paese, costituendo così una minaccia per tutte le persone oneste che ci vivono – svizzere o straniere che siano?
Infastidire l’UE
Gli avversari dell’iniziativa d’attuazione temono in realtà solo di infastidire i loro padroni targati UE con un altro voto “scomodo” in materia di libera circolazione delle persone. Agli interessi delle frontiere spalancate e di chi ne approfitta senza remore (assumendo stranieri a basso costo) viene sacrificata la sicurezza interna. Solo così si può spiegare la discesa in campo degli ambienti della grande economia. I cui rappresentanti, evidentemente, non si vergognano a metter fuori la faccia a difendere un presunto diritto di delinquenti stranieri a rimanere nel nostro paese. E il diritto degli onesti lavoratori che questi stessi rappresentanti lasciano a casa da un giorno all’altro per assumere frontalieri o neo-permessi B?
Regole chiare per tutti
Particolarmente ridicola, poi, l’obiezione che l’iniziativa d’attuazione creerebbe incertezza. E’ vero proprio il contrario. Adesso, infatti, l’espulsione dei delinquenti stranieri la decidono i Cantoni, ed ognuno fa a modo suo. Un interessante articolo pubblicato di recente sull’Aargauer Zeitung mette in luce le plateali differenze tra un Cantone e l’altro. Uri espelle un delinquente straniero su 19, Ginevra uno su 117! E’ dunque opportuno che valgano regole uguali a livello federale. Regole restrittive, come è giusto che sia: di fare il paese del Bengodi per delinquenti stranieri ne abbiamo piene le tasche. Idem dicasi dei ricatti morali con cui i rottamatori della Svizzera tentano di imporre le proprie posizioni. Regole che i cittadini elvetici hanno già votato nel 2010, ma che la maggioranza politica rifiuta di applicare, perché “bisogna aprirsi”; e dunque, gli svizzerotti che pensano di opporsi alle “aperture” vanno bastonati e denigrati.
Lorenzo Quadri