Come da copione, l’élite politikamente korretta con i piedi al caldo sta facendo cagnara buonista e moralista (morale a senso unico, s’intende) contro la famigerata iniziativa d’attuazione, in votazione il prossimo 28 febbraio.
L’iniziativa d’attuazione chiede, come dice il nome, di attuare quanto già votato oltre 5 anni fa, ossia nel novembre 2010, in materia di espulsioni di stranieri che delinquono o che abusano dello stato sociale. Non si capisce dunque perché tutta questa agitazione su un tema che in sostanza è già deciso da anni. O forse lo si capisce fin troppo bene: se si riesce ad ottenere che gli svizzerotti, sotto la pressione del solito ricatto morale, si auto-sconfessino sul voto “scomodo” in campo di espulsione di delinquenti stranieri, magari si può far sì che si rimangino pure un voto ancora più scomodo: vedi quello “maledetto” del 9 febbraio.

Rimangiarsi il voto
Il termine “rimangiarsi” non è utilizzato a sproposito. In effetti, la variante di applicazione del voto popolare del 2010 partorita dal parlamento federale dopo anni di melina, ricalca il controprogetto all’iniziativa per l’espulsione degli stranieri che delinquono. Quel controprogetto che però, ma tu guarda i casi della vita, venne respinto dal popolo oltre 5 anni fa. Il messaggio lanciato dal parlamento con la sua decisione irrispettosa del volontà popolare è dunque chiaro: gli svizzerotti possono votare quel che gli pare, tanto poi noi continuiamo a farci i nostri comodi, all’insegna del politikamente korretto. Il giochetto non deve riuscire. Perché, se la maggioranza parlamentare la facesse franca, il risultato sarebbe l’indebolimento di tutti i voti popolari. Ed è proprio a questo obiettivo che puntano quegli ambienti economici, sabotatori del 9 febbraio, scesi in campo armi e bagagli contro l’iniziativa d’attuazione. Dopo Swissmem, è partita lancia in resta anche Economiesuisse, con la direttrice Monika Rühl. La Monika (con la “k”), in uno slancio oratorio, ha parlato addirittura di “attacco frontale alle istituzioni”. Dove starebbe l’attacco frontale alle istituzioni non è chiaro. Chiaro è, per contro, che la denigrazione su larga scala dell’iniziativa d’attuazione – attuazione di quanto già votato – e anche il sabotaggio del 9 febbraio, sono degli attacchi frontali alla volontà popolare.

Incompatibile?
A togliere il sonno ai padroni delle ferriere di Swissmem e alla Monika (con la “k”) è infatti la presunta incompatibilità dell’iniziativa d’attuazione con la devastante libera circolazione delle persone. Quindi si ammette indirettamente che la devastante libera circolazione delle persone ci riempie di delinquenti stranieri che non possiamo (?) sloggiare. Ma come: non dovevano essere tutte balle populiste e razziste?

“Disumani!”
Se i padroni delle ferriere sono disposti a tutto pur di tutelare il proseguimento della libera circolazione delle persone senza alcun limite, non sono da meno i politikamente korretti, ormai lanciati nel solito populismo di $inistra. Sicché, ecco arrivare l’appello urgente – della solita élite spalancatrice di frontiere (intellettualini, artistucoli di regime, pagliacci assortiti) – contro l’iniziativa d’attuazione, definita nientemeno che “disumana”; e quindi “disumano” è anche chi l’ha firmata e chi la sostiene. Uhhhh, che pagüüüraaa!
Qualcuno dimentica, o finge di dimenticare, che si sta parlando dell’espulsione di persone che hanno commesso (condanne cresciute in giudicato) reati della massima gravità: assassini, rapinatori, stupratori. Estromettere dalla Svizzera senza se né ma questi delinquenti sarebbe “disumano”? Suvvia, non raccontiamo fetecchiate.
Particolarmente maldestro, poi, il tentativo di far credere che l’iniziativa metterebbe in pericolo il diritto di soggiorno di due milioni di stranieri in Svizzera. Si vorrebbe forse insinuare che tutti questi stranieri sono dei potenziali criminali? Certamente non è così e anzi, l’iniziativa d’attuazione, che serve a preservare la sicurezza interna della Svizzera, è anche nell’interesse degli stranieri onesti che vivono nel nostro Paese.

Vita familiare
Non porta lontano neppure il tentativo di dipingere l’iniziativa come contraria ai principi basilari del diritto internazionale ed umanitario (accipicchia!): se così fosse, infatti, l’iniziativa sarebbe già stata invalidata al momento del suo deposito. Quindi non avrebbe potuto venire lanciata e non avrebbe potuto raccogliere ben 160mila firme in appena cinque mesi!
E per concludere (almeno per questa settimana) una parola sulla madre di tutte le fregnacce, volta a far apparire promotori, firmatari e sostenitori dell’iniziativa d’attuazione come moralmente ed umanamente spregevoli: “l’iniziativa calpesta il diritto alla vita familiare”. Ohibò. Forse l’immigrato che ha una famiglia doveva pensarci prima di commettere i gravissimi reati che porterebbero, in caso di Sì il 28 febbraio, all’espulsione automatica. Un po’ comodo ricordarsene solo “a posteriori”, magari su suggerimento dell’avvocato d’ufficio (pagato dal contribuente) usando poi la famiglia come pretesto per rimanere nella Svizzera paese del Bengodi per criminali d’importazione.
Lorenzo Quadri