E a questa foffa la partitocrazia PLR-PPD-P$$ vuole regalare 1.3 miliardi di Fr?
Ennesima dimostrazione che la politica della calata di braghe integrale, del chinarsi a sempre e comunque a 90 gradi davanti ai burocrati della fallita UE, è un fallimento totale.
Un paio di settimane fa l’eurosenatore PPD Pippo Lombardi, con il suo voto determinante di presidente, ha decretato il Sì della commissione di politica estera del Consiglio degli Stati al cosiddetto “contributo di coesione all’UE”, 1.3 miliardi di Fr dei nostri soldi regalati a Bruxelles senza uno straccio di contropartita. Contributo che è poi stato approvato dal plenum della sedicente Camera Alta, con l’aggiunta – tanto per sciacquarsi la coscienza – di una ridicola clausola di non discriminazione. Ovvero: paghiamo, ma l’UE non deve discriminarci. Un vano tentativo di buggerare l’opinione pubblica nell’avvicinarsi delle elezioni federali. Non esiste: “paghiamo il pizzo all’UE a condizione che…”. Esiste solo “paghiamo” o “non paghiamo”. Il triciclo PLR-PPD-P$$ alla Camera dei Cantoni ha detto “paghiamo”. Tutto il resto, come diceva qualcuno, è noia.
La marchetta
Lombardi ha giustificato il proprio voto favorevole alla maxi-marchetta all’UE dicendo che “bisogna oliare”. Quindi: il contributo di coesione non ha nessuna utilità pratica; è solo un pizzo dal vago sapore mafioso. Il presidente del PLR ticinese Bixio Caprara è immediatamente corso – si spera non richiesto – a sostegno del senatore uregiatto, teorizzando che la Svizzera nei rapporti con l’UE non ha altra scelta che continuare a capitolare e rinunciare ad ogni sua prerogativa, a partire dalla sovranità e dai diritti popolari. Chi condivide una simile posizione voti pure per l’ex partitone. Chi non è d’accordo, ma vota PLR, si chieda se non stia sprecando la propria scheda, dandola a chi non la merita.
Il nuovo ricatto
Abbiamo visto nei giorni scorsi i frutti che porta la politica del calabraghismo integralista perorato dai due esponenti di spicco di ex partitone e PPD. Impipandosene delle “clausole di non discriminazione”, giovedì la Commissione UE ha annunciato una nuova discriminazione contro la Svizzera: l’equivalenza borsistica non sopravvivrà oltre il corrente anno se la Confederella non firmerà “subito” lo sconcio accordo quadro istituzionale. Un ricatto a tutti gli effetti da parte di quelli che la partitocrazia insiste stoltamente nel considerare “amici” (forse amici suoi e dei suoi padroni della grande economia; non certo del Paese). E dimostrazione lampante che la clausola che gli Stati hanno aggiunto al contributo di coesione non serve ad un tubo, se non a prendere i cittadini per il lato B. A Bruxelles se ne fanno un baffo!
Se non ci fosse da piangere…
Cosa accadrà con questo ricatto sull’equivalenza della borsa svizzera non è dato sapere. Venerdì i camerieri dell’UE in Consiglio federale, davanti alla sconcia proposta di accordo quadro istituzionale con l’UE presentata dal ministro degli esteri PLR KrankenCassis, non hanno avuto gli attributi per respingerla, ma non hanno neppure osato approvarla (le elezioni federali si avvicinano). E quindi l’hanno mandata in consultazione. Così si sono pavidamente scaricati delle proprie responsabilità, ingerlandole ad altri. Hanno rifiutato di fare il proprio lavoro. Per il ministro degli esteri PLR è ormai una costante: è successa la stessa identica cosa con il patto ONU sulla migrazione, rifilato al parlamento. Vedremo dunque cosa diranno i funzionarietti di Bruxelles a proposito della messa in consultazione dello sconcio accordo quadro. Ma, se non ci fosse da piangere, ci scapperebbe da ridere.
Lorenzo Quadri