Meno male che gli svizzeri, grazie anche alla Lega, hanno votato il divieto di minareti

Per la serie « ma tu guarda i casi della vita », alle nostre latitudini anche questa notizia (come quella sul patrimonio miliardario di UNIA) è stata snobbata dalla stampa di regime.

Succede dunque che qualche giorno fa la città di Colonia ha annunciato che dalle sue moschee – o più precisamente: dai minareti delle medesime – i muezzin potranno richiamare i fedeli alla preghiera del venerdì. Le autorità cittadine si sono affrettate a precisare che il richiamo sarà possibile solo di venerdì, solo nella fascia oraria tra le 12 e le 15 e che si tratta di un progetto pilota (?) della durata di due anni.

Altro che “sperimentazioni”!

Come diceva  Totò: “Accà nisciuno è fesso”! Questi progetti pilota sono come le sperimentazioni farlocche della scuola che NON verrà del kompagno Bertoli: è stabilito in partenza che l’esito sarà un successone, una figata pazzesca! Allo stesso modo, in quel di Colonia si sa già che al termine dei due anni il permesso provvisorio di richiamare alla preghiera dai minareti diventerà definitivo. Una volta che si è accordata un’autorizzazione, a maggior ragione di questo tipo, fare retromarcia risulta impossibile.

Muezzin come le campane?

La motivazione della $indaka di Colonia Henriette Reker è allucinante. Costei  argomenta infatti che, come le campane del famoso Duomo cittadino chiamano i fedeli alla preghiera, la stessa cosa la devono poter fare anche i muezzin. Inoltre a Colonia c’è “una forte comunità turca e musulmana”. Nota a margine: la Frau Oberbürgermeisterin sarà anche formalmente senza partito, ma si capisce benissimo da che parte pende.

O Enrichetta (Henriette), ma ci sei o ci fai? Non sta né in cielo né in terra che, nell’Europa cristiana, i muezzin vengano parificati alle campane. E se a fare simili accostamenti è la $indaka di Colonia – non di Corippo, con tutto il rispetto parlando – vuol dire che siamo davvero alla frutta.

Il cristianesimo (campane) sta alla base del nostro modello di società; non per nulla l’Europa è cristiana da circa 1500 anni. L’islam (muezzin) è invece incompatibile con tale modello. I dettami coranici si scontrano con i nostri diritti costituzionali. Quindi, cara Enrichetta, se sei imbesuita dal multikulti al punto di non essere più in grado di notare la sostanziale differenza, forse è meglio che cambi mestiere.

Oltretutto, Colonia è pure la città dove si verificarono i famosi abusi di massa nella notte di capodanno del 2016, perpetrati da finti rifugiati islamisti , quelli che “non rispettano le donne” (cit. Simonetta Sommaruga).

Simbolo di conquista

Il minareto è un simbolo di conquista islamico. Altro che evocare la libertà di religione per giustificarne la presenza. Un po’ come il burqa. I cittadini elvetici hanno avuto l’accortezza, il 29 novembre del 2009, di approvare in votazione popolare il divieto di costruire minareti. La decisione scatenò l’ira funesta della partitocrazia, della stampa di regime ormai ridotta a megafono del politikamente korretto, e naturalmente degli intellettualini da tre e una cicca. La Lega ed il Mattino erano impegnati in prima linea in quella battaglia: ne siamo fieri. Per fortuna che il divieto di minareti è stato approvato 12 anni fa. Altrimenti  anche alle nostre latitudini avremmo assistito impotenti al proliferare di questi cocuzzoli. I quali non sono affatto innocue opere edili. Sono, come detto, simboli di conquista. Ed evidentemente, la storiella che i minareti eventualmente edificati in Svizzera non sarebbero stati utilizzati per il richiamo alla preghiera non se la beve nessuno. Nel nostro Paese qualche minareto (costruito prima del 2009) già esiste: occorre dunque vigilare affinché improvvisamente non vi compaia il muezzin; magari voluto dai $inistrati ro$$overdi.

Triciclo allo sbando

E’ evidente che la “sperimentazione” dell’Enrichetta costituisce un’importante vittoria dell’islam politico. Occorre impedire che vittorie analoghe (non sui muezzin, ma in altri ambiti) si verifichino anche da noi. La prima cosa da fare è mettere fuori legge le associazioni che diffondono l’islam radicale. Vedi il sedicente Consiglio centrale islamico della Svizzera, vedi Hamas. Ma “naturalmente” la partitocrazia spalancatrice di frontiere non ne vuole sapere. Ed infatti nei giorni scorsi i soldatini triciclati nella Commissione di sicurezza del Consiglio nazionale hanno respinto due iniziative parlamentari (Marchesi e Tuena) in tal senso.

Erdogan finanzia

La Frau Oberbüregermeisterin di Colonia, invece di uscirsene con inaudite fregnacce  quali la messa sullo stesso piano di muezzin e campane, dovrebbe chiedersi con quali fondi è stata costruita e viene gestita la megalomane e pacchiana Moschea Nuova della sua città, che compare in fotografia. Un ecomostro munito di minareti alti 55 metri, di cupola di 36 metri, e con una superficie di oltre 4500 metriquadri. Risposta: l’edificio, che pare un’astronave, è costato 30 milioni di euro (apperò!). La fattura l’ha pagata il despota turco Erdogan. Quello che mira a diffondere l’islam radicale in Occidente. Quello che vuole che i suoi concittadini immigrati nell’Europa cristiana non si adeguino alle regole locali. E l’Enrichetta gli lascia pure usare i minareti.

Lorenzo Quadri