Civica nelle scuole, l’iniziativa trionfa

L’iniziativa per la reintroduzione dell’insegnamento della civica nelle scuole medie e medie-superiori ha ottenuto un successo insperato. Infatti ha raccolto 8000 firme in una decina di giorni (per la riuscita ne sarebbero state sufficienti 7000). L’iniziativa chiede che la civica, invece di venire diluita – di fatto annullata – all’interno delle lezioni di storia, torni ad essere una materia con tutti i crismi. Ossia, con degli spazi appositamente dedicati nella griglia oraria ed una valutazione, vale a dire una nota. Altrimenti, e non serve essere dei grandi pedagoghi per saperlo, la materia non viene studiata e nemmeno assimilata.
Al momento del lancio dell’iniziativa, non poteva mancare il commento fuori posto da parte del direttore del DECS Manuele Bertoli in merito alla raccolta di firme a pagamento. Il fatto che questo sia ormai diventato l’unico modo affinché un’iniziativa popolare o un referendum riesca, dovrebbe far riflettere sul fatto che i diritti popolari, soprattutto in Ticino, sono particolarmente inaccessibili (di fatto a questo proprosito siamo gli “ultimi della classe” a livello nazionale) poiché richiedono troppe firme e il tempo a disposizione per raccoglierle è troppo poco. Ma naturalmente il direttore del DECS ben si guarda dal preoccuparsi di simili questioni locali: preferisce occupare il tempo pubblicando sul suo sito articoli in cui dà degli imbecilli ai grandi elettori del PD italiano rei di non aver votato l’europeista Prodi alla presidenza della vicina Repubblica. L’avesse fatto un leghista, i moralisti a senso unico ed in funzione partititica di Brut-Ticino avrebbero immediatamente diramato una pletora di proclami. Ma visto che Bertoli è $ocialista, allora tutto è permesso ed etico per definizione. E poco importa che Bertoli sia addirittura ministro dell’educazione!

Successo inedito
Tornando alla civica, il successo davvero inedito riscontrato dall’iniziativa lanciata dal dr Alberto Siccardi e da un gruppo interpartitico di promotori, è certamente un segnale incoraggiante. Dimostra che c’è voglia e bisogno di conoscere i fondamenti dell’organizzazione della nostra “cosa pubblica”, e di trasmetterli alle nuove generazioni.
Circondati da un’unione europea fallita sia economicamente che politicamente, gli svizzeri si rendono conto di avere in casa qualcosa di prezioso, un gioiello da non sottovalutare: il nostro federalismo,  la nostra democrazia diretta, ecctera. Insomma, la nostra “svizzeritudine”: ossia quell’insieme di specificità che la maggioranza politica di centro$inistra ha più volte tentato di gettare a mare in nome del deleterio politikamente korretto, per renderci “eurocompatibili”. In sostanza il solito livellamento verso il basso. Lorsignori volevano buttare via quanto i nostri antenati hanno costruito, quanto ha reso la nostra nazione un modello da imitare ed invidiare, per renderci uguali agli altri. Consciamente o solo intuitivamente, i ticinesi che hanno sottoscritto l’iniziativa per la civica nelle scuole, si sono resi conto che questa omologazione della Svizzera ad un’Unione europea ormai nel baratro va stoppata.

Segnale inequivocabile
Si  sarebbe potuto ritenere che un tema come l’insegnamento dell’educazione civica non avrebbe suscitato grandi passioni. Invece la popolazione si è mobilitata. Questo è sicuramente un segnale importante. Bello per chi difende la Svizzera. Brutto per chi vorrebbe discioglierci nell’immondo calderone dell’UE, allo stesso modo in cui ha disciolto le lezioni di civica, negando così alle nuove generazioni la possibilità di conoscere ed apprezzare il modello elvetico. Ciò è avvenuto un obiettivo preciso: visto che il modello elvetico andava rottamato in nome dell’internazionalismo, era bene che venisse prima dimenticato. La civica nelle scuole – se i votanto lo vorranno – non sarà certo la panacea. Però metterà i bastoni tra le ruote a questo tipo di disegno.
Lorenzo Quadri