In Consiglio nazionale esiste un’istituzione chiamata “Ora delle domande”. In questa ora, che si tiene alle 14.30 del lunedì della seconda e della terza settimana di sessione, i vari consiglieri federali rispondono alle domande che i deputati possono porre tramite apposito formulario (lunghezza massima: 500 caratteri) che va consegnato entro le 13 del mercoledì precedente.

Lunedì il ministro del Esteri Didier Burkhalter, PLR, ha risposto a tre domande sul  tema Expo 2015 poste dai consiglieri nazionali Roberta Pantani, Lorenzo Quadri e Pierre Rusconi. I quali chiedevano in sostanza se il Consiglio federale è informato dell’evoluzione delle varie inchieste in corso sull’evento milanese, e quanto ha finora speso la Confederazione per expo.

Si scopre così che la Confederazione ha già speso 4,3 milioni per expo 2015, di cui 1,5 per il padiglione svizzero. Ancora più inquietante però l’atteggiamento credulo, anzi boccalone, del Consiglio federale. Che per l’ennesima volta si beve tutto quello che gli raccontano i venditori di fumo d’Oltreconfine.

 

Garanzie? E dove?

“Siamo convinti che Expo2015 aprirà i battenti come previsto il 1° maggio 2015” ha dichiarato Burkhalter davanti al Consiglio nazionale. Secondo il presidente di turno della Confederazione, ci sarebbero sufficienti garanzie al proposito.

Qui c’è proprio da farsi cadere le calzette. Ma come: sulla Stabio Arcisate erano arrivate rassicurazioni a più non posso, con la controparte lombarda che si bullava: “finiremo prima degli svizzeri”. Gli italiani giurarono che il nuovo collegamento sarebbe stato pronto ed operativo per Expo2015. Ed infatti i lavori sulla parte italiana rimangono bloccati mentre la Svizzera, per la sua tratta, ha stanziato 200 milioni, di cui 100 di proprietà del contribuente ticinese.

Per Alptransit lo scenario non è diverso. E, se la Svizzera vuole il corridoio ferroviario di 4 metri – indispensabile perché il trasbordo dei semirimorchi dalla strada alla ferrovia per cui si stanno spendendo 25 miliardi non si trasformi  nell’ennesimo flop – dovrà pagare i lavori anche su territorio italiano (cosa inaudita).

 

Credulità senza limiti

Per non parlare poi delle trattative con l’Italia sulle questioni fiscali, quelle che dal 2009 sono ad un passo dalla chiusura  ed invece non giungono a nulla. Intanto la Svizzera si trova iscritta su black list italiane senza aver preso alcuna contromisura.

Fino a quando il Consiglio federale intende credere alle storielle che raccontano i partner italiani? Come si fa a dichiarare, dopo la deflagrazione dello scandalo corruzione e mazzette ad Expo, in perfetto stile “pre-mani pulite” che in fondo questa scoperta è una bella notizia perché dimostra che i controlli interni funzionano? Oltretutto è una panzana manifesta, visto che a far esplodere il bubbone è stata un’inchiesta della Guardia di finanza, altro che controlli interni! E 23,1 milioni di Fr dei contribuenti svizzeri devono finire in una simile organizzazione?

 

Niente di rassicurante

La realtà è che, per buona pace di Burkhalter e soci, di rassicurante non c’è proprio nulla. Secondo la stampa italiana, oltretutto, si starebbe per aprire un nuovo filone d’inchiesta. Ma ciononostante il Consiglio federale è tranquillo e continua a spendere i milioni del contribuente. Dopo essere stato menato per il naso un’infinità di volte dalla controparte peninsulare, i bernesi sono tranquilli. Quante volte ancora vogliono farsi buggerare? Ma la lezione non la imparano proprio mai?

 

Se i 3.5 milioni ce li mette lui…

In questo contesto, e dopo una tale sconfortante manifestazione di credulità spinta oltre ogni umano limite, Burkhalter ha avuto il coraggio di tentare di interferire sull’esercizio dei diritti popolari nel nostro Cantone, invitando il Ticino a “non abbandonare Expo”.

Caro Burkhalter, se tu ti bevi qualsiasi cosa ti venga raccontata non appena varchi la frontiera sud, non puoi certo pretendere che tutti facciano la stessa cosa. A meno che i 3.5 milioni sottoposti a referendum ce li voglia mettere di tasca tua… Ah già, ma per il ministro degli Esteri, come ha detto nella sua allucinante allocuzione di capodanno, “dobbiamo aprirci all’UE”.

Lorenzo Quadri