Situazione paradossale: malgrado l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” sia da due mesi disposto costituzionale, malgrado la Svizzera non sia (per fortuna) Stato membro UE, siamo gli unici a tenerci (e a mantenere) gli stranieri in assistenza

L’ipocrisia degli eurofalliti assume proporzioni sempre più monumentali.
Ormai è storia nota: all’indomani della consultazione del 9 febbraio, da Bruxelles si è levato il coro di strilli al “voto xenofobo”. E’ chiaro il disegno: si vuole denigrare e delegittimare una scelta d’autonomia bollandola come “razzista”. Si raccolgono i putridi frutti di  decenni di egemonia kulturale della $inistra spalancatrice di frontiere. Quella che tutto sommato tollera la pedofilia (vedi Cohn Bendit, vedi opposizione all’iniziativa Marche Blanche) ma che ha trasformato il nazionalismo in razzismo e quest’ultimo nel reato più infamante che si possa immaginare. E’ chiaro: la pedofilia non impedisce di spalancare le frontiere, il nazionalismo sì. Scontato dunque il capovolgimento della scala delle gravità.

“Il popolo non comanda”

Che un popolo voglia difendere la propria autonomia dall’invasione, agli occhi degli eurofalliti di Bruxelles  è un reato. Ma di quelli gravi. Senonché come al solito gli eurofalliti se la prendono con la Svizzera – dove sanno di trovare il molle, ossia un Consiglio federale di una debolezza scandalosa, che si comporta come se la Confederazione facesse parte dell’UE –  senza rendersi conto di quel che accade in casa propria. O piuttosto: fingendo di non rendersene conto.

Il presidente tedesco Joachim Gauck (neanche in Germania sanno chi è, e conta come il due di briscola, ma pazienza) è venuto di recente a Berna ad ammonire, pur elegantemente, sui rischi (sic!) della democrazia diretta. Un europarlamentare della CDU, partito della cancelliera Merkel, ha invece dichiarato che “su certi temi il popolo non dovrebbe votare”.  In sostanza il messaggio è il medesimo. Il popolo non deve decidere. Il popolo, come ha declamato dal pulpito del nostro consiglio nazionale una deputata $ocialista, oltretutto svizzera naturalizzata, “non comanda”. Il popolo deve quindi venire defraudato del proprio benessere, del proprio  lavoro e della propria sicurezza da una manica di biechi burocrati non eletti da nessuno, ma si illudono di poter comandare “per grazia ricevuta”. Facendo solo disastri, perché il progetto europeo è completamente fallito.

Germania, Gran Bretagna, Belgio,…

Ma proprio in Germania, però, ecco che la libera circolazione delle persone viene giustamente arginata. Si pongono paletti. E che paletti.

 Il nuovo progetto di legge del governo, reso noto negli scorsi giorni, in burocratese si chiama: “Aspetti legali e lotta all’utilizzo dell’assistenza sociale da parte dei cittadini degli Stati membri dell’UE”; in italiano si traduce: “Caro immigrato, se non hai lavoro torni a casa tua”. E ci torni in tempi brevi. L’intenzione di Berlino è infatti quella di far sì che chi non trova un impiego in un periodo tra i 3 ed i 6 mesi venga espulso dalla Germania.

 Il problema scatenante sono i flussi migratori dai nuovi stati membri UE Romania e Bulgaria che, in singole regioni tedesche, stanno provocando sfracelli economici e sociali. Ma anche i paesi mediterranei non scherzano. Gli immigrati spagnoli in Germania, ad esempio, tra il 2004 ed il 2012 sono esplosi, segnando una crescita del 206%.

Dalla Germania alla Gran Bretagna. Il premier inglese Cameron ha sottoposto agli eurofalliti 7 condizioni. O Bruxelles si piega all’”ettalogo”, o il Regno Unito prende su e se ne va dall’UE. In prima fila tra i 7 punti di Cameron figura pure, ma tu guarda i casi della vita, il controllo dell’immigrazione. Insomma: Londra non vuole l’immigrazione di massa. Proprio come gli svizzeri razzisti e xenofobi…

Aggiungiamo che anche il Belgio, pur essendo una piccola nazione, è della partita (malgrado abbia un premier $ocialista e di origini italiane): l’immigrato che costa troppo viene espulso.

Non si cede di un millimetro

L’unica a tenersi i migranti che delinquono o che sono in assistenza, e – colmo dei colmi – a venire accusata di razzismo ogni volta che fa un “cip” per correggere una situazione che nessun altro accetta, nemmeno nell’UE, è proprio la Svizzera. Ad esempio, a Lugano il 16% dei casi d’assistenza è composto da permessi B. Quando di permessi B in assistenza non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno: si tratta infatti di persone che ottengono di potersi trasferire da noi per “esercizio di un’attività lavorativa”.

Ecco perché l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, che da due mesi è diventata disposto costituzionale, va applicata alla lettera, subito e senza mollare un millimetro. Se cedessimo, saremmo gli unici a farlo. I soliti svizzerotti fessi di cui, e a questo punto è pure comprensibile, tutti si fanno gioco.

La sciagurata pensasta del Consiglio federale di applicare comunque una forma di libera circolazione delle persone con la Croazia, e di farlo bypassando il parlamento, non solo è uno scandalo ed un insulto ai cittadini, ma è anche un clamoroso segnale di debolezza,  gravido di conseguenze.

Come già detto: a Berna servirebbero “dimissioni di massa”.

Lorenzo Quadri