L’iniziativa 140 Km/h va sostenuta; per dire “basta” alla criminalizzazione ingiustificata

 

Con squilli di trombe e rullo di tamburi l’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) ha sbandierato un successo epocale: ben il 95% degli automobilisti rispetta l’obbligo – senz’altro fondamentale sotto il profilo della sicurezza – di accendere i fari di giorno. Come c’era da attendersi, le percentuali non sono uguali in tutta la Svizzera. In Ticino solo il 90% si conforma alla nuova chicane, contro il 92% dei romandi e il 95% degli svizzero tedeschi.

Uella, da stappare lo champagne! Questa nuova panzana dei fari accesi serve solo a mobbizzare gli automobilisti. Fosse l’unica, ci sarebbe da leccarsi i gomiti. Purtroppo così non è. Sono svariati anni ormai che, in nome al politikamente korretto, il legislatore si inventa nuovi obblighi e divieti, uno più fallimentare dell’altro. Con però un obiettivo comune. Anzi due: rendere la vita difficile all’automobilista e fornire all’ente pubblico avido di entrate (bisogna mantenere tutti gli immigrati nello stato sociale) un ulteriore strumento per fare cassetta, va da sé mettendo le mani nelle tasche della gente.

 

Non serve a nulla

L’obbligo di viaggiare con i fari accesi anche sotto il sole a picco del mezzogiorno è particolarmente ridicolo. In simili condizioni, i fari  non aggiungono nulla alla visibilità dei veicoli. Nemmeno ci si accorge se sono accesi o spenti. Sarebbe interessante sapere quanti incidenti si è immaginato di evitare con questo “illuminato” pretesto. Perché, si spera, la nuova prescrizione sarà pur stata supportata da una qualche cifra e fatto, nevvero? O forse qualcuno è in grado di indicare un incidente avvenuto in pieno giorno causa fari spenti? Altrettanto interessante sarebbe sapere quante multe sono state comminate per questo motivo.

 

Paragone fuori posto

Del tutto fuori luogo, poi, i paragoni con l’obbligo di allacciare le cinture, dal momento che quest’ultimo una giustificazione dal profilo della sicurezza la trova. Il diktat dei fari sempre accesi, per contro, ha solo funzione vessatoria. Certo: ci sono vessazioni peggiori. In cima alla lista quello che è (almeno per ora) il culmine della criminalizzazione dell’automobilista: il demenziale programma Via Sicura, che fa sì che un eccesso di velocità senza conseguenze venga sanzionato più severamente di una rapina. Una situazione paradossale ed inaccettabile, peraltro criticata anche da importanti penalisti: quelli che non indossano il paraocchi ideologico.

 

Iniziativa 140 Km/h

Attualmente è in corso la raccolta di firme per l’iniziativa che chiede di portare il limite massimo di velocità in autostrada da 120 a 140 km/h. Pare che il compito non sia dei più facili. Mancano ancora circa 40mila firme, da raccogliere in poco più di tre mesi.

Qualcuno potrà obiettare che non si tratta, in fondo, del problema più urgente della Confederazione. Tuttavia la riuscita di questa iniziativa trasmetterebbe un segnale politico importante. Basta con la criminalizzazione degli automobilisti, basta con le fetecchiate in stile “via Sicura”. Dal punto di vista della sicurezza, viaggiare in autostrada a 120 km/h o a 140 non comporta cambiamenti. E allora, se non c’è un  problema di sicurezza, perché non dovrebbe prevalere la libertà, nello specifico quella  di circolare anche ad una velocità leggermente superiore rispetto a quella consentita oggi? O ci siamo sorbiti così tanti lavaggi del cervello in funzione politikamente korretta che la sola idea di lasciare più libertà agli automobilisti ci suona ormai come un’eresia?

 

La posta in gioco

La posta in gioco, dunque, è più alta della possibilità di viaggiare 20 km/h in più in autostrada. Se il popolo elvetico dovesse accettare l’iniziativa dei 140 Km/h, darebbe una spallata alla continua, progressiva ed ossessiva limitazione delle libertà dell’automobilista a suon di divieti ed obblighi. Una criminalizzazione in cui la sicurezza viene utilizzata, ovvero abusata, come un pretesto con cui giustificare provvedimenti che hanno, invece, motivazioni ideologiche. La prova del nove: quelli che ipocritamente si riempiono la bocca con il concetto di “sicurezza” quando si tratta di mazzuolare gli automobilisti sono poi gli stessi che  si oppongono ad una misura indispensabile alla sicurezza stradale come il tunnel di risanamento del San Gottardo. Tra i moralisti, l’ipocrisia impera. Il circolo vizioso va rotto. L’iniziativa dei 140 Km/h, se riuscisse, costituirebbe per l’appunto un elemento di rottura. E magari, chissà, altri seguirebbero?

Lorenzo Quadri