Per i maschi presunzione di colpevolezza. Però su Peschiera del Garda citus mutus

Martedì pomeriggio, all’inizio della seconda settimana di sessione delle Camere federali, uno sparuto gruppuscolo di persone manifestava davanti a Palazzo federale a sostegno del cosiddetto principio del “sì significa sì”. Esso prevede il consenso esplicito per il rapporto sessuale. Il Consiglio degli Stati, in un raro sprazzo di lucidità, ha invece optato per il modello “no significa no”: ovvero, commette un reato chi ignora la volontà contraria della vittima al rapporto. Il codice penale viene dunque inasprito, ma – secondo certuni (soprattutto certune) – non ancora in maniera sufficiente. Settimana prossima la palla passerà al Consiglio nazionale.

I manifestanti di martedì saranno stati al massimo una decina. Giornalai e cameramen erano ben più numerosi. A dimostrazione che i media di regime hanno già fatto la loro scelta di campo. Altro che “informazione oggettiva”.

Posizione sessista

Il principio del “sì significa sì” è mirato alla criminalizzazione dell’uomo (maschio), ed in particolare dell’uomo bianco, tipica del femminismo androfobo che oggi va per la maggiore. Esso comporta l’inversione dell’onere della prova: una misura che viene accettata solo in casi molto rari, poiché contraria al nostro ordinamento giuridico. Tanto per dirne una, la partitocrazia non l’ha accettata nell’ambito  della legittima difesa di chi viene aggredito in casa propria. Adesso invece le femministe androfobe – ma immigrazioniste – pretendono, tramite appunto inversione dell’onere della prova, che l’uomo sia ritenuto di principio colpevole di un atto odioso come lo stupro, a meno che non dimostri il contrario. Si tratta evidentemente di una posizione sessista: dalla presunzione di innocenza si passa alla presunzione di colpevolezza del maschio (bianco). E non ci si venga a raccontare la storiella che si tratta di norme che valgono indipendentemente dal genere. Nella realtà (non nel mondo fittizio in cui vivono le kompagne professioniste della politichetta) nessun uomo denuncerà mai di essere stato aggredito sessualmente da una donna: se ne vergognerebbe troppo. Una simile denuncia gli porterebbe – nella migliore delle ipotesi – solo sfottò.

In presenza del notaio

Morale della favola: in un futuro nemmeno troppo lontano, prima di un rapporto sessuale servirà stipulare un contratto scritto, e magari pure la presenza di un notaio durante l’atto. Avanti di questo passo le signore dovranno abituarsi ad andare in bianco. Nessun uomo oserà più avvicinarsi: per non trovarsi un domani costretto a dimostrare di non essere uno stupratore.

Vogliamo svelare un segreto alle invasate femministe ro$$overdi che credono che i maschietti siano di principio dei depravati in costante balìa di sudice voglie: anche gli uomini possono negarsi; mica solo le donne.

Silenzio assordante

Fa però specie che le femministe ro$$overdi (androfobe ma immigrazioniste) che si producono in elucubrazioni come quelle sopra indicate siano però le prime a non volere inasprire le pene nei confronti degli stupratori accertati. Forse perché per la maggioranza sono stranieri?

E sempre le stesse cerchie non hanno nulla da dire su quanto avvenuto a Peschiera del Garda, dove gruppi di africani, non contenti di aver messo sottosopra la cittadina, si sono prodotti in molestie sessuali di gruppo ai danni di ragazze bianche. Si è trattato  di aggressione di evidente stampo razzista e misogino, simile ai “fatti di Colonia” del Capodanno 2016. Chiaro, dei migranti si può solo parlare bene. E, se questi sono predatori sessuali (termine che va per la maggiore), la colpa è sempre dell’Europa razzista che non sa e non vuole integrare.

Questa medesima parte politica, in consiglio nazionale si è prodotta in cervellotiche elucubrazioni sulla genitorialità presunta nel caso di figli di coppie dello stesso sesso “concepiti con un metodo di medicina della procreazione all’estero o mediante una donazione privata di sperma”. Oggi entrambi i genitori sono riconosciuti come genitori legali sin dalla nascita del bambino soltanto se la donazione di sperma è stata effettuata da un professionista in Svizzera secondo la legge sulla medicina della procreazione.

Il vaso di Pandora

Simili pippe mentali sono la logica conseguenza del cosiddetto “matrimonio per tutti” osannato dalla casta politicamente corretta, che in nome dell’ideologia gender tenta di negare un dato di fatto immutabile ed incontrovertibile: due persone dello stesso sesso non possono procreare. Di conseguenza non possono esistere figli con due madri o con due padri.

E’ il colmo che proprio quelle stesse cerchie che si appellano alla natura contrapponendola all’uomo bianco cattivo che dovrebbe sparire della faccia della Terra per il bene dell’ecosistema, poi sostengano simili ideologie contro le leggi naturali.

L’avevamo detto già prima della votazione popolare sul tema: il matrimonio per tutti è un vaso di Pandora. In caso di approvazione, sarebbe servito a sdoganare un numero crescente di assurdità. E infatti le derive cominciano già adesso. La casta non ha perso tempo.

Censura “gender”

Nel frattempo, la censura gender è già arrivata al punto che non si può più dire che il vaiolo delle scimmie colpisce principalmente uomini che hanno rapporti occasionali con altri uomini, perché “è stigmatizzante”. Ah, ecco. Adesso anche i dati medici devono adattarsi all’ideologia.

Davanti a simili derive, è ben difficile dare torto a quelli che (magari da est) sottolineano il declino dell’Occidente.

Lorenzo Quadri