C’è già qualche invasato che l’accusa di essere “discriminatoria”

Oggi 19 marzo è la festa del papà: auguri a tutti. Finché dura. Perché c’è chi, in preda ai deliri del politikamente korretto, la mette ora in discussione. Nella vicina Penisola ha fatto scalpore il caso di un asilo a Viareggio, in Versilia, che ne ha decretato la cancellazione. Motivo? Alcuni genitori (?) si sarebbero lamentati: la ricorrenza, sostengono costoro, è “discriminatoria” per i loro figli, che non hanno un papà. Un po’ come il Natale sarebbe “discriminatorio” per chi è musulmano.

Sarebbe il colmo se tra i genitori (?) che si sono lamentati ci fossero anche delle coppie di lesbiche. Quelle che si inventano i figli con due madri (cosa biologicamente impossibile) e poi magari pretendono di impedire a tutti di festeggiare i papà perché i loro pargoli, concepiti con modalità fantasiose, per scelta delle due “madri” (per ovvi motivi, la madre può essere una sola) il papà non l’hanno (o meglio, ce l’hanno anche loro: ma è un semplice donatore di spermatozoi).

La domanda è una sola: quante cretinate bisognerà ancora tollerare in nome della farneticante ideologia multikulti, woke e LGBTQVattelapesca? E’ poi fin troppo evidente che la cancellazione della festa del papà prelude alla cancellazione del ruolo paterno.

Qualcuno non sembra però rendersi conto che lo stesso discorso vale per la festa della mamma. Ci sono anche bambini che non l’hanno. Ad esempio perché è purtroppo deceduta: ma questa eventualità (tra l’altro in passato assai più frequente di oggi) non ha mai fatto mettere in discussione la festività in sé. Che invece potrebbe essere abolita ora, perché i figli “con due padri” non hanno una mamma: quindi risulterebbero discriminati.

O vuoi vedere che in questo caso, trattandosi di donne, le femministe androfobe che plaudono all’abolizione della festa del papà scenderebbero in piazza a protestare, assieme ad intellettualini e giornalai vestali del politikamente korretto? Che livello.

Lorenzo Quadri