Civica: giusta la scelta di non ritirare l’iniziativa dopo il voto in Parlamento
Ci sono voluti quattro lunghi anni di discussioni, ma alla fine il rapporto favorevole all’iniziativa popolare a sostegno della civica ha visto la luce ed è stato approvato a larghissima maggioranza dal Gran Consiglio. Quattro anni di discussioni commissionali, audizioni, confronti, che al relatore Michele Guerra (Lega) devono essere sembrati un’eternità. Come sempre accade in queste circostanze, quando il traguardo sembra a portata di mano, ecco che qualcuno sposta l’asticella in po’ più in là: viene sollevata un’eccezione, arriva una nuova richiesta di approfondimento, si sollecitano altri pareri; qualcosa improvvisamente rischia di riportare indietro le lancette e di mettere in discussione quello che invece sembrava acquisito.
Richiesta semplice
La richiesta dell’iniziativa era molto semplice: che la civica venisse insegnata per due ore al mese, come materia a sé stante e dotata di nota, nelle scuole medie e medio-superiori. Questo perché, da che scuola è scuola, niente nota uguale niente studio e quindi niente apprendimento. Piaccia o non piaccia ai fautori della scuola che (non) verrà e dei metodi alternativi grondanti ideologia rossa.
L’iniziativa è stata avversata dal DECS (il capodipartimento Bertoli ha tentato addirittura di farla dichiarare irricevibile) ed anche da un certo numero di docenti. Tra questi c’è perfino chi ha minacciato il referendum contro la decisione parlamentare. Dimenticando che, essendoci in ballo un’iniziativa popolare, occorre andare in votazione (a meno di un suo ritiro); altro che referendum. Forse la civica è opportuno che la imparino non solo gli allievi, ma anche taluni insegnanti.
Obiezioni sospette
Visto che “a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre”, certe obiezioni sollevate da esponenti del corpo docente suonano alquanto sospette. Le preoccupazioni per l’appesantimento della griglia oraria degli studenti si sarebbero sentite se l’iniziativa invece della civica avesse chiesto di insegnare il multikulti? Il dubbio è legittimo.
E’ evidente che ad una parte del mondo scolastico l’iniziativa è indigesta in quanto pone la richiesta sbagliata e soprattutto viene della parte sbagliata. Un comitato promotore non di $inistra che pretende di mettere il becco nella scuola pubblica ticinese? Invasione di campo! Non esiste! Giù le mani! Oltretutto proprio quando il direttore del DECS targato P$ sta facendo repulisti ideologico in grande stile all’interno del Dipartimento, piazzando tutti i “suoi”…
La scelta giusta
Dopo quattro anni di discussioni, e avendo ottenuto un risultato soddisfacente (anche se non esattamente quello richiesto) in Gran Consiglio, qualcuno si è domandato come mai, dopo il voto parlamentare, l’iniziativa non sia stata ritirata e si insista per andare al voto popolare. In fondo, i promotori hanno “portato a casa”. Perché dunque non finirla qui?
A parere di chi scrive, il primo firmatario Dr Siccardi ha fatto benissimo a non ritirare l’iniziativa. Per vari motivi. A parte che già la saggezza popolare insegna che, se si è fatto 30, tanto vale fare anche 31, le decisioni parlamentari non sono scolpite nella roccia. L’ostilità di parte del mondo scolastico (con agganci politici) all’iniziativa raccomanda prudenza. Non ci vuole molta fantasia per immaginare che tra qualche anno, invocando fantomatici problemi (creati ad arte), qualcuno potrebbe tentare il colpaccio: ossia riportare davanti al Gran Consiglio il tema dell’insegnamento della civica nelle modalità appena stabilite, con l’obiettivo di ottenere la rottamazione della precedente decisione. Un’operazione che, oltretutto, potrebbe contare sol sostegno dei vertici del DECS. Una votazione popolare renderebbe ben più difficile un simile giochetto.
Fidarsi è bene…
Il fatto che ci siano voluti ben 4 anni per giungere ad un risultato dimostra come il consenso raggiunto in parlamento, per quanto numericamente esteso, poggi in realtà su basi scivolose. Meglio dunque rinvigorirlo il più possibile. Chiudere frettolosamente la partita “per sfinimento” sarebbe stato un azzardo. Proprio perché dell’insegnamento della civica si è parlato per 4 anni, scegliere di andare fino in fondo è stata la scelta giusta. Per non vanificare il lavoro svolto. L’approvazione popolare disinnescherà la tentazione di trucchetti a posteriori. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Lorenzo Quadri