In una società come la nostra in cui la metà dei matrimoni si conclude con un divorzio, il minimo che si dovrebbe fare è disporre di leggi adatte  e di tribunali efficienti che arrivino a concludere i divorzi in tempi ragionevoli. Così però  non è, basti pensare a situazioni paradossali e scandalose come la famigerata causa di divorzio costata 100mila Fr in assistenza giudiziaria.
D’attualità è in questo periodo il dibattito sull’autorità parentale, dopo la separazione dei genitori. Sembrava, in particolare, che l’autorità parentale congiunta fosse destinata a diventare realtà in tempi brevi. Ma la consigliera federale Simonetta Sommaruga, che ha appena ereditato questo dossier, ci ha messo del suo, avendo voluto controbilanciare l’autorità parentale congiunta, ritenuta – nella maggioranza dei casi – a vantaggio del padre (ma non è forse a vantaggio dei figli?) con una nuova norma sugli alimenti. Una nuova norma che rischia di andare ad erodere il minimo vitale del padre. Sicché il castello di consenso faticosamente costruito rischia di sgretolarsi quando il traguardo era ormai in vista.
Per l’avv. Paolo Tami, segretario dell’Associazione genitori non affidatari (AGNA), il modo in cui il diritto svizzero regola attualmente l’autorità parentale, è iniquo e concettualmente sbagliato.
«Prendiamo ad esempio il caso di una coppia di genitori sposati e di una di genitori non sposati – spiega Tami -: al padre sposato è attribuita per legge l’autorità parentale congiunta assieme alla madre ; allo stesso padre non sposato, invece no. Ora, l’autorità parentale è la facoltà di rappresentare i figli minorenni. Ma è ovvio che questa facoltà deve dipendere semmai dalle capacità, dalla maturità e dalla personalità del genitore, non certo dal suo stato civile. Questo a semplice livello di buon senso comune. Ma c’è di più: se facessimo una analogia con il diritto societario, è da tutti risaputo che la firma collettiva di due persone dia più garanzie di quella singola, per una semplice questione di controllo reciproco; ed infatti in taluni ambiti la firma doppia è obbligatoria. Non si capisce perché invece nel diritto di famiglia debbano valere principi opposti. Esemplificando: perché, nel caso di genitori divorziati, per quel che riguarda l’esercizio dell’autorità parentale, la madre da sola dovrebbe dare maggiori garanzie rispetto alla madre che esercita l’autorità parentale assieme al padre? Ricordiamoci che l’autorità parentale serve all’adulto a tutelare gli interessi dei figli minorenni. Ma non c’è garanzia che un genitore da solo, si tratti della madre o del padre, agisca effettivamente negli interessi del figlio. Potrebbe anzi entrare in conflitto d’interessi con quest’ultimo, nel caso fosse ispirato da sentimenti di ostilità o di  rivalsa nei confronti dell’ex coniuge. L’autorità parentale di un solo genitore rappresenta dunque un rischio per gli interessi del figlio».
Oggi in Svizzera, nel caso di genitori non (più) sposati, l’autorità parentale congiunta entra in linea di conto solo se l’altro genitore è d’accordo. Senza accordo, non si entra in materia. Questo significa che un genitore dispone di un diritto di veto del tutto arbitrario e ingiustificato. Tale regola, rileva Tami, «è uguale a quella tedesca: il diritto germanico a questo proposito è identico a quello svizzero. Ebbene, proprio per l’esistenza del citato “diritto di veto”, la Germania è stata condannata per violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Caso Zaunegger). Se dunque la Germania è “fuori legge”, lo stesso vale per la Svizzera». Un motivo in più per reputare urgente l’introduzione della regola che, anche in caso di genitori divorziati, o che non si sono mai sposati, l’autorità parentale deve spettare di principio ad entrambi congiuntamente. Per questo, AGNA, come tutte le associazioni svizzere che difendono la bigenitorialità, sono molto contrariate dalla nuova iniziativa di Sommaruga, che mischia l’autorità parentale congiunta con gli alimenti. «Una proposta inaccettabile, che oltretutto nulla ha a che vedere con l’autorità parentale. Viene meno al principio dell’unità della materia.  Una proposta che ha un unico risultato: quello di tornare ad allontanare una soluzione sull’autorità parentale che sia equa e nell’interesse di tutte le persone coinvolte: genitori e figli. Una soluzione che è urgente, a maggior ragione se si pensa che la situazione attuale in Svizzera, come dimostra la sentenza nei confronti della Germania, è illegale nei confronti del diritto internazionale».

Lorenzo Quadri