Lo ha deciso martedì il Consiglio nazionale approvando una mozione di chi scrive
Ferocemente contrari, naturalmente, la ministra del “devono entrare tutti” Simonetta Sommaruga, i kompagnuzzi rosso-verdi, e pure la maggioranza dei liblab. Ricordarsene alle prossime elezioni. L’attivista per i diritti umani Saïda Keller – Messahli, invece, approva. Prendere su e portare a casa!
Ma guarda un po’! A volte capita che la maggioranza del Consiglio nazionale ci azzecchi. Maggioranza risicata, certo: ma sempre di maggioranza si tratta. Il tema è l’estremismo islamico. Martedì la camera del popolo ha accolto, per 94 voti contro 89 e 5 astenuti, una mozione di chi scrive, contenente le seguenti richieste:
- Divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto islamici
- Obbligo di indicare la provenienza dei fondi
- Obbligo di predicare nella lingua del posto.
Misure simili esistono anche in Austria. Il senso del divieto dei finanziamenti esteri è chiaro: impedire che a foraggiare moschee e imam in Svizzera siano Stati o organizzazioni che hanno interesse a diffondere l’estremismo islamico nel nostro paese. L’obbligo di predicare nella lingua del posto ha, dal canto suo, un doppio obiettivo: 1) tutti devono capire quel che viene detto e 2) gli imam devono integrarsi, ed il primo passo consiste proprio nell’imparare la lingua locale.
“Gli strumenti bastano”
Naturalmente la kompagna Sommaruga era contraria su tutta la linea a quanto proposto. Da manuale l’argomentazione principale invocata dalla ministra del “devono entrare tutti”: “gli strumenti a disposizione già bastano per combattere l’estremismo islamico”. Certo, Simonetta, come no. Infatti bastano così tanto che non passa settimana senza che in una qualche moschea elvetica non si scopra un imam predicatore d’odio, magari arrivato da noi come finto rifugiato. Ad esempio il famoso imam di Nidau che, pur vivendo in Svizzera da molti anni, oltretutto a carico dell’assistenza a cui ha stuccato 600mila Fr, non aveva imparato nessuna lingua nazionale. Vedi allora, Simonetta, che pretendere che gli imam predichino nella lingua del posto ha senso?
E poi: se “gli strumenti a disposizione bastano”, com’è che ogni volta che ci sarebbe da prendere qualche misura anti-radicalizzazione (sull’esempio di quanto già fanno altri paesi) la risposta è immancabilmente: sa po’ mia, manca la base legale? Ma come: gli strumenti mancano o bastano? Non è proibito mostrare un minimo di coerenza; anche se si è $ocialisti!
Disparità di trattamento?
Lascia poi basiti la fetecchiata politikamente korrettissima della presunta “disparità di trattamento”, che è ormai diventata il coperchio per tutte le pentole. Disparità di trattamento che in questo caso ci sarebbe con le altre religioni, segnatamente il cristianesimo e l’ebraismo. Ohibò, qui qualcuno non è ben in chiaro. Visto che non risultano esserci terroristi cristiani o ebrei in giro per l’Europa, e visto che non tutti i musulmani sono, ovviamente, terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani, è chiaro che un trattamento differenziato è non solo giustificato, ma obbligatorio. Perché trattare in modo uguale ciò che è diverso, non è parità, bensì disparità di trattamento.
Anche i liblab…
Ora, che il dipartimento Sommaruga cerchi scuse per non combattere il terrorismo islamico, perché la priorità numero uno non è la sicurezza del paese bensì “fare entrare tutti”, “non discriminare” e soprattutto evitare a qualsiasi prezzo accuse di xenofobia e di islamofobia, non sorprende. Avanti col garantismo ad oltranza! Ed intanto, come ha rilevato un esperto di radicalizzazione (non un becero leghista populista e razzista) la Svizzera si trasforma in base logistica per terroristi islamici. Ma che dalla parte del Dipartimento Sommaruga si schieri anche la maggioranza del gruppo PLR in Consiglio nazionale, con tanto di acrobatici esercizi di autoerotismo cerebrale secondo cui per parità di trattamento bisognerebbe allora vietare anche la messa in latino (purtroppo non è una barzelletta: è stato detto davvero), è proprio il massimo. Ricordarsene alle prossime elezioni!
Keller-Messahli approva
Il Sì del Consiglio nazionale alla mia mozione per regole più restrittive per imam e luoghi di culto islamici, comunque, è solo il primo passo. L’oggetto deve ora essere esaminato dagli Stati. Ma è comunque un segnale importante. Importante e, si spera, apripista. Fatto rilevante: la proposta non ha incassato solo il sostegno della maggioranza della Camera del popolo, ma anche quello della premiata attivista per i diritti umani Saïda Keller – Messahli, intervistata da 20 Minuten. E la sua approvazione vale molto, ma molto di più della riprovazione della Simonetta, dei kompagnuzzi o dei liblab.
Lorenzo Quadri