Njet alla richiesta di Federcommercio di poter aprire i negozi sabato fino alle 18 anche nel periodo invernale

E’ di appena una settimana fa la notizia che il turismo della spesa a livello svizzero ammonta a 6-8 miliardi di Fr all’anno. La stima di partenza era quella di 5 miliardi, elaborata dal Credit Suisse. Dunque un fenomeno di proporzioni non solo molto importanti, ma addirittura più importanti di quel che si sarebbe potuto immaginare. Un fenomeno davanti al quale non si può continuare a chiudere gli occhi, anche perché esso equivale a 30mila posti di lavoro che non vengono creati in Svizzera ma nelle regioni di confine dei paesi limitrofi. Si tratta quindi di trovare la strada corretta per far sì che chi vive in Svizzera spenda anche in Svizzera.
La scelta di andare a fare la spesa in Italia dipende da vari fattori. Certamente è in prima linea una questione di costi, ma ci sono anche altri elementi. Ad esempio gli orari d’apertura. Che oltreconfine ci siano grandi magazzini aperti sette giorni alla settimana e fino alle 10 di sera, ciò a seguito di decreti comunali, non è certo più una sorpresa per nessuno. Da noi invece gli orari d’apertura dei negozi sono, per usare un eufemismo, ormai lontani da una realtà in cui il lavoro fuori dagli orari canonici si fa sempre più diffuso e che, oltretutto, dovrebbe anche avere delle aspirazioni turistiche.
Tuttavia in Ticino siamo anche bravissimi nel farci male da soli. Il DFE, non contento di aver tentato di far chiudere in quattro e quattr’otto l’unico centro commerciale aperto la domenica sostenendo che “non c’è altra soluzione” e venendo poi sconfessato nel giro di 24 ore dal Consiglio di Stato, venerdì è uscito con un’altra performance: dire njet alle aperture dei negozi di sabato fino alle 18 anche nel periodo invernale, richiesta formulata dalla Federcommercio in funzione anticrisi. Quindi quest’inverno di sabato i negozi chiuderanno alle 17. Avanti di questo passo e gli orari di apertura dei negozi saranno quelli di certi uffici postali discosti: due ore al giorno e non di più…
Prima dunque lo stop alle aperture domenicali. Adesso il njet ad aprire i battenti un’ora in più il sabato sera d’inverno.
Lo scenario è a dir poco allucinante. A maggior ragione se si pensa che a partorirlo è chi dovrebbe promuovere l’economia. Ci si trova confrontati con un fenomeno preoccupante di pendolarismo della spesa verso la vicina Penisola, che danneggia l’economia e il turismo. E come si reagisce? Facendo chiudere i negozi, alla faccia del promovimento economico.
Mai una volta che si riesca a prendere una decisione politica negli interessi del Paese, che ne avrebbe bisogno. Macché, si ragiona con mentalità da contabili. A cosa servono i politici se decidono da funzionari? Il cavillo legale conta più dell’interesse generale del territorio. Peccato che il resto del mondo ragioni molto diversamente. E anche vicino a noi Oltrefrontiera si ragiona molto diversamente. Il risultato è che noi continuiamo a perdere su tutta la linea. Mentre i nostri vicini ridono a bocca larga.
La decisione di non concedere ai negozi di rimanere aperti sabato fino alle 18 anche durante l’inverno costituisce l’ennesimo regalo al commercio italiano, a danno di quello ticinese. Forse qualcuno a Bellinzona si diverte a farsi male da solo. Problema suo. Ma che per il masochismo di alcuni debba pagare un intero Paese, proprio non ci sta bene.
A meno, beninteso, che a Bellinzona qualcuno non abbia buoni sconto speciali di Bennet, Esselunga e compagnia…
Lorenzo Quadri