Diktat UE contro le armi dei cittadini onesti: il CF snobba la consultazione
Poco più di un mese fa, il 2 marzo, i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno licenziato il messaggio con cui riprendono il Diktat di Bruxelles contro le armi che i cittadini onesti detengono al proprio domicilio.
La misura disarmista viene spacciata come un provvedimento di lotta al terrorismo islamico (naturalmente guardandosi bene dall’utilizzare l’imbarazzante aggettivo: islamico).
Fregnaccia più infelice non la si poteva immaginare. Né i terrorismi islamici, né criminali di qualsiasi altro tipo, si servono di armi annunciate legalmente. I seguaci dell’Isis, poi, sempre più raramente impiegano armi da fuoco per i loro attentati. Preferiscono i furgoni lanciati sulla folla.
Applicazione “pragmatica”?
I camerieri dell’UE in CF si sono naturalmente affrettati a dire che la Svizzera avrebbe applicato in modo “pragmatico” le direttive europee sulle armi. Certo, un po’ come il diritto comunitario che verrebbe recepito non in modo “automatico”, bensì in modo “dinamico”. Tutti fumogeni da tre e una cicca per nascondere la desolante realtà: Bruxelles ordina, ed i suoi camerieri a Berna eseguono. Nel caso concreto, poi, obbediscono facendo – ancora una volta – strame della volontà popolare.
Restrizioni al diritto delle armi, anche meno incisive di quelle adesso in discussione, sono già state asfaltate dai cittadini in votazione popolare nel febbraio del 2011. Ma Sommaruga e compagnia cantante le ripropongono senza vergogna. Con tanto di grottesco ricatto: “guardate che se rifiutate sono a rischio gli accordi di Schengen”. Uhhh, che pagüüüraaa! Far saltare Schengen sarebbe già un motivo bastante per dire NO.
La consultazione
Sulla malsana (per quanto scontata) decisione del Consiglio federale di ubbidire agli eurobalivi disarmando i cittadini onesti, è stata indetta una consultazione. Numerosi i partecipanti: quasi 2000. Sono piovute le posizioni critiche. Ma di esse, “naturalmente”, non si è tenuto alcun conto. Chiaro: i sette scienziati si fanno schiacciare gli ordini direttamente da Bruxelles.
Degne di nota sono le prese di posizione dei partiti e dei Cantoni. Sul suo numero di aprile, la rivista dei tiratori dedica alla vicenda un interessante approfondimento.
Unici contrari…
Vi si apprende, ma guarda un po’, che l’unico partito politico di scala nazionale che si oppone tout-court all’ennesima genuflessione a Bruxelles è l’UDC. Ex partitone ed uregiatti, invece, si fingono critici, ma finiscono poi per dire che la direttiva UE va ripresa… per non mettere in pericolo gli accordi di Schengen!
Che miseria: questi accordi fallimentari, che mandano a ramengo la nostra sicurezza e la nostra sovranità, che ci costano oltre 200 milioni all’anno quando ne sarebbero dovuti costare 7, per PLR e PPD hanno precedenza sulle nostre leggi, sulle nostre tradizioni, sui nostri diritti popolari (vedi la citata votazione del 2011). E questi sarebbero partiti “borghesi”? Per fortuna…
Gauche caviar pietosa
Inutile dire che la gauche-caviar riesce a fare di molto peggio. In primis i $inistrati del P$; quelli che vogliono l’adesione all’UE, l’abolizione dell’esercito ed il riconoscimento dell’Islam come religione ufficiale in Svizzera. I kompagnuzzi blaterano infatti che il Diktat di Bruxelles costituirebbe “un miglioramento”. Nella sua ennesima tirata anti-svizzera il P$ (Partito degli Stranieri) riesce a dichiarare che anzi, i requisiti per poter disporre di un’autorizzazione alla detenzione di un’arma devono essere resi molto più restrittivi.
Per non farsi mancare nulla, il partito aggiunge la seguente bestialità: “il tiro sportivo non è più uno sport popolare”. Chiaro: i $inistrati della gauche-caviar preferiscono il golf. Peccato che a praticare il tiro sportivo ed il tiro in campagna siano oltre 130mila persone. Peccato anche che il tiro faccia parte della tradizione elvetica. Quella tradizione che il P$ vuole cancellare in nome del multikulti e dell’islamizzazione della Svizzera.
Sulla stessa linea, naturalmente, i Verdi, ormai ridotti ad utili idioti del P$ (poi si chiedono come mai si trovano a fare le riunioni in una cabina telefonica) ed i Verdi liberali (la differenza tra Verdi e Verdi liberali non l’ha mai capita nessuno).
Significativa (?) anche la posizione del Partito borghese democratico, ossia il risibile fan club dell’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf. Il quale, ma guarda un po’, “sostiene completamente” la proposta del Consiglio federale. Non solo insignificanti, ma pure lecchini.
I Cantoni
Passando ai Cantoni: la stragrande maggioranza di loro si dichiara contraria al messaggio del Consiglio federale. Anche il Ticino dice njet (e ci sarebbe mancato altro). Da notare che il nostro Cantone, nella sua presa di posizione, sottolinea che “la proposta non serve assolutamente a combattere il terrorismo e l’uso abusivo di armi”. Giusto!
I Cantoni favorevoli alla genuflessione al Diktat UE sono solo quattro. Uno è Basilea Città, e lo si poteva prevedere. Gli altri tre, stranamente, non sono Cantoni romandi internazionalisti. Sono Sciaffusa, Argovia e Zugo. C’è davvero da chiedersi cosa sia preso ai rispettivi Consiglieri di Stato, se si pensa che perfino i governi di Ginevra e Vaud figurano tra i contrari.
Come se niente “fudesse”
E’ però evidente che la ministra del “devono entrare tutti” Simonetta Sommaruga se ne infischia delle prese di posizione contrarie alla direttiva UE. Idem con patate i suoi degni compari (a partire da quello del presunto “tasto reset”).
L’obiettivo del Consiglio federale è solo uno: rifilare al paese l’ennesima calata di braghe davanti all’UE. C’è dunque da sperare che il parlamento mandi al macero l’ennesimo messaggio-ciofeca presentato dal governicchio federale. Ma, conoscendo la partitocrazia del triciclo PLR-PPD-P$$, c’è poco da stare allegri. Ore di dibattiti oziosi – per permettere ai politicanti in fregola di visibilità di mettere fuori la faccia – per poi approvare tutto. La solita presa per i fondelli.
C’è davvero solo da sperare in un referendum!
Lorenzo Quadri