Ceto medio e single praticamente a mani vuote, mentre si prepara la rapina delle ecotasse

Con una chiara maggioranza (53 voti contro 22) il Gran Consiglio ha approvato lunedì 4 novembre la cosiddetta riforma fiscale. In realtà si tratta di una riformicchia inciuciosa, che mischia il burro con la ferrovia. Questo perché il Consiglio di Stato, all’esasperata ricerca dell’unanimità, ha annacquato alla grande il lato fiscale, in particolare dimenticandosi del ceto medio e dei single. In compenso, nel “pacchetto” sono state infilate questioni che col fisco non c’entrano un tubo, vedi quelle sociali e scolastiche.

Già era pasticciata la riformicchia fisco-sociale approvata in votazione popolare nell’aprile 2018. Figuriamoci questa che è fisco-social-scolastica.

Il Dipartimento delle istituzioni e quello del territorio non avevano dei desiderata da introdurre nel pacchetto, così da poter qualificare la riforma di fisco-social-scolastica-poliziesco-territoriale?

La fissazione dell’unanimità

Questi inciuci e queste ibridazioni sono la conseguenza di una esasperata ricerca dell’unanimità all’interno del governo. E anche della mancanza del coraggio, da parte del DFE targato PLR, di presentare una vera riforma fiscale. Una mancanza di coraggio che dura da 15 anni.

Inutile dire che l’unanimità tanto agognata dal governo si scioglie ben presto come neve al sole. Infatti i $inistrati, che solo a sentire la locuzione “sgravi fiscali” diventano cianotici, trovano sempre delle scuse per lanciare un referendum. Cosa che con tutta probabilità accadrà anche questa volta.

Rientra dalla finestra…?

Interessante, in questo pacchetto, la simmetria tra la parte sociale e la parte scolastica della riforma: 17.4 milioni per misure del DSS, 17.4 per misure del DECS. Coincidenze? O piuttosto, invece di guardare all’efficacia delle proposte, le si calibra con il bilancino del farmacista in base al costo (io do una cosa a te, tu dai una cosa a me?).

Un capitolo a parte meriterebbero poi gli aspetti scolastici, che vengono acriticamente venduti come miglioramenti; in particolare la riduzione del numero massimo di allievi per classe da 25 a 22. Peccato che il risultato della misura sarà quello di far proliferare le pluriclassi, che non godono di particolare apprezzamento tra le famiglie. Inoltre: che in una classe di 25 allievi con docente d’appoggio si impari meglio che in una di 22 senza docente d’appoggio è ancora da dimostrare. E una classe può essere problematica anche con solo 14 allievi, dipende da chi sono. Senza contare che, per aumentare il numero di classi bisogna anche avere le aule, a meno che si voglia fare lezione in cantina. Anche questa volta, come da consolidata tradizione della $inistra, si tenta di far rientrare dalla finestra quello che il popolo ha fatto uscire dalla porta. I cittadini hanno letteralmente asfaltato la scuola ro$$a (“la scuola che verrà”); ma questa ritorna in auge con la tattica del salame, una fetta alla volta.

Indorare la pillola

L’aspetto fiscale della riformicchia è ridotto all’osso.

Per quel che riguarda le persone giuridiche, infatti, è la diretta conseguenza della riforma fiscale federale (RFFA), la quale è a sua volta la conseguenza delle imposizioni dell’UE, che non accetta più i regimi fiscali speciali di cui godono le imprese che lavorano principalmente all’estero.

Per indorare la pillola si è inserito qualcosa anche per le persone fisiche. In particolare lo sconticino del 3% sul moltiplicatore cantonale, che scende al 97% nel periodo 2020-2023 per poi attestarsi al 96% dal 2024. Ma guarda un po’: il moltiplicatore cantonale è un giocattolo voluto dai $ocialisti, ed introdotto dall’ex direttrice del DFE Laura Sadis, PLR – la quale faceva appunto una politica di $inistra – per aumentare le imposte. Ed infatti, adesso che si prospetta di abbassare il moltiplicatore cantonale, sebbene di poco, ecco che i kompagni strillano e minacciano referendum.

Casse piene

Ci si poteva permettere degli sgravi fiscali con un po’ più di sostanza, ed in particolare mirati alle categorie più tartassate, ovvero il ceto medio ed i single? Certamente. Le casse cantonali sono piene. Le entrate sono passate dagli 1.3 miliardi del 2007 agli 1.7 miliardi previsti nel 2020. Nel 2007 il Ticino era tra i cinque Cantoni fiscalmente più competitivi. Oggi invece siamo precipitati in fondo alla classifica: siamo in zona 20. Questo significa 1) che gli altri Cantoni si sono mossi, mentre il Ticino no e 2) che negli scorsi anni il DFE targato PLR ha continuato a praticare una politica fiscale di $inistra. Intanto i conti del 2018 hanno chiuso con 140 milioni di Fr di attivo!

Promesse non mantenute

Sono anni che sentiamo i politicanti ripetere, specie con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali, che il ceto medio ed i single sono tartassati e quindi bisogna intervenire e blablabla. Solo che, quando si tratta di venire al dunque… una cippa!

Quando i conti erano in rosso si diceva che non c’erano soldi. Adesso che i soldi manifestamente ci sono, ecco che “all’improvviso” cambiano le priorità. Sicché le due categorie sopracitate, che non sono proprio composte da quattro gatti, rimangono sempre cornute e mazziate.

E che nessuno si illuda che presto arriverà il turno di sgravi fiscali veri. Se la riformetta andrà in porto, la casta la userà per sciacquarsi la coscienza (“abbiamo già fatto”). Sicché, per i prossimi due decenni, di altri alleggerimenti fiscali non se ne vedranno proprio… a meno di una votazione popolare in tal senso!

Per contro, invece, in nome dell’isterismo climatico Berna ci rifilerà una pletora di nuove ecotasse ed ecobalzelli che peseranno sulle economie domestiche per migliaia di franchi all’anno. Altro che pagare meno! Altro che lasciare qualche soldo in più nelle tasche dei cittadini!

Lorenzo Quadri