Ma attenzione, il fallimentare piano viario deve cambiare sul serio e non per finta!
Dopo anni, nel municipio di Lugano si è finalmente trovata una maggioranza per sperimentare alcune modifiche al fallimentare piano viario PVP. Qualcuno non ha perso l’occasione per appuntarsi pubblicamente medaglie al merito, sulla cui giustificazione si potrebbe anche disquisire.
Quando era solo sulla carta…
Al proposito è utile ricordare che l’opposizione al PVP non data certo di questa legislatura. A contrastarlo per primi furono i municipali leghisti di Lugano che sedevano nell’Esecutivo quando il PVP era ancora solo sulla carta (bei tempi). Tanto per non fare nomi, si trattava del compianto Nano Bignasca e di chi scrive. Ma anche l’allora sindaco, “Re Giorgio”, non mancò di manifestare in più occasioni le proprie perplessità, a volte con toni anche molto accesi. La Lega in Consiglio comunale votò contro i crediti per il PVP: perché lo stravolgimento della viabilità di Lugano è costato parecchi milioni. Inoltre ha comportato l’abbattimento di decine di alberi sanissimi lungo via Ciani (ma nessun ecologista fece un cip) e la soppressione a go-go di corsie dei bus (ma anche in questo caso, nessun talebano del trasporto pubblico ebbe da obiettare).
Per buttare all’aria la viabilità cittadina nel senso dell’ideologia anti-automobilisti sopra citata, venne presa a pretesto l’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate. Col consueto frullino del catastrofismo, si montarono ettolitri di panna sulle ripercussioni che la nuova opera avrebbe avuto sulla viabilità cittadina. Vennero così sdoganati stravolgimenti viari che nulla avevano a che vedere con la nuova galleria e con il reale cambiamento dei flussi veicolari che avrebbe indotto. La pratica non ci ha messo molto a dimostrarlo.
Non ci voleva la sfera di cristallo per capire che un piano viario concepito in base all’ideologia rossoverde avversa alle automobili ed agli automobilisti avrebbe fatto i danni ormai noti alla raggiungibilità, e quindi all’economia, del centro città.
Effetti cumulativi
Per colmo di sfortuna, gli effetti negativi del PVP sono andati a sommarsi alla recessione della piazza finanziaria, frutto di scellerati cedimenti politici a livello federale da parte del triciclo PLR-PPD-PSS, e con il generale fenomeno di impoverimento e precarizzazione della popolazione ticinese, provocato dalla libera circolazione delle persone voluta sempre dalle stesse forze politiche. Tutto questo, come è ovvio, ha avuto conseguenze sulla propensione a spendere dei cittadini. E quindi sui commerci del centro. Tanto per mettere la ciliegina sulla torta, le tariffe degli autosili sono state fatte schizzare verso l’alto, con la scusa, invero magra, di “favorire la rotazione”, e basandosi su paragoni fantasiosi con altre realtà urbane svizzere, che però non sono per nulla assimilabili a quella di Lugano. La crescita del commercio online ha fatto il resto.
Il risultato è stato quello di allontanare sempre più dal centro gli acquirenti dei negozi ed i clienti degli esercizi pubblici.
In più il PVP ha aumentato i chilometri di percorrenza per chi vuole raggiungere il centro in auto, facendo così crescere l’inquinamento.
Immobilismo insostenibile
E’ evidente che, davanti ad una situazione che definire “insoddisfacente” è un eufemismo, non era possibile continuare con l’attendismo ad oltranza, magari confidando nel fatto che prima o poi i cittadini si sarebbero abituati e avrebbero smesso di protestare.
E’ ora di rendersi conto che il trasporto pubblico va promosso creando delle alternative valide al mezzo privato. Negli ultimi anni si è invece preteso di costringere gli automobilisti a rinunciare all’auto con misure vessatorie ingiustificabili. E si è pure allegramente soprasseduto sul problema delle “targhe azzurre”, ovvero dei veicoli di frontalieri (tutti con a bordo una sola persona) che contribuiscono non poco all’intasamento della rete stradale luganese.
Il voto del Consiglio comunale contro la decimazione dei parcheggi in stazione è finalmente un segnale chiaro contro quella politica di criminalizzazione dell’automobilista che va per la maggiore a vari livelli istituzionali. La stessa che a Berna ha portato alla creazione dell’aberrante programma Via Sicura, con tutti i suoi annessi e connessi (a partire dal famigerato medico del traffico).
E’ chiaro che il PVP deve cambiare, ma deve cambiare sul serio. La speranza è quindi che la sperimentazione decisa dalla maggioranza del municipio porti a dei risultati concreti, e che l’operazione non si traduca nel gattopardesco “cambiare affinché nulla cambi”.
Lorenzo Quadri