Ancora una volta, mani in tasca agli automobilisti!
La maggioranza del Consiglio nazionale approva la decurtazione delle deduzioni delle spese di trasferta professionale, ed oltretutto lascia fuori la circonvallazione di Bellinzona
Ancora una volta, la maggioranza del Consiglio nazionale ha messo le mani nelle tasche degli automobilisti. Ciò è avvenuto, ma tu guarda in casi della vita, per finanziare lo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie. Per far confluire 200 milioni nel fondo da 6.4 miliardi destinato a tale scopo, verrà infatti decurtata la possibilità di dedurre i costi di trasferta professionale dall’imposta federale diretta. Tali spese potranno infatti essere dedotte solo fino ad un massimo di 3000 Fr.
Si tratta di un ulteriore finanziamento indiretto dalla strada alla ferrovia. Agli automobilisti si prelevano soldi che dovrebbero essere destinati alla rete stradale nazionale, per travasarli nelle ferrovie. La scontata conseguenza è che nella strada non si investe. I risultati sono lì da vedere, soprattutto in Ticino, dove abbiamo delle strade nazionali a livello da Burundi, oltre che insufficienti causa l’invasione di frontalieri provocata dalla devastante libera circolazione delle persone, e con cantieri gestiti al risparmio e alla carlona.
Penalizzate le regioni discoste
Nelle strade non si investe; i soldi che vengono prelevati agli automobilisti vengono dirottati verso la ferrovia.
La decurtazione della possibilità di dedurre le spese di trasferta professionale dall’imposta federale diretta colpisce in particolare le regioni discoste ed il ceto medio. Per quel che riguarda la penalizzazione del ceto medio, essa emerge da uno studio della PriceWaterhouseCoopers (e non del Mattino della domenica).
Quanto alle regioni discoste, ovviamente ci si dimentica che – tanto per fare un esempio – in Ticino chi vive nelle valli deve fare parecchi km in macchina per recarsi sul posto di lavoro. Andare a penalizzare questi lavoratori significa dar loro un motivo in più per trasferirsi nei centri urbani, quindi fomentare lo spopolamento delle valli.
Ma non solo: abitare lontano dal posto di lavoro non è necessariamente una scelta, anzi. Non tutti possono permettersi un appartamento in città, specie le famiglie. Inoltre, se il datore di lavoro dice al dipendente leventinese che verrà trasferito da Airolo a Lugano, il dipendente in questione dovrà accettare senza tante storie, altrimenti viene lasciato a casa. E nessuno oggi può permettersi il lusso di rischiare l’impiego, visto che, a seguito dell’invasione di frontalieri provocata dalla devastante libera circolazione delle persone – voluta dagli stessi che ora falcidiano le deduzioni fiscali per le spese di trasporto – la possibilità di trovare un altro impiego è ridotta al lumicino. Per usare un eufemismo.
Travasi di soldi
Si potrà dire che si tratta di una penalizzazione limitata. Ma tante piccoli penalizzazioni, naturalmente sempre a danno degli automobilisti, costituiscono una penalizzazione grossa. Ed è il principio ad essere sbagliato. Il finanziamento trasversale dalla strada alla ferrovia, fatto in nome del politikamente korretto che vuole che la strada sia “cattiva” e la ferrovia “buona”, deve venire limitato. Non certo aumentato. Gli automobilisti hanno già dato, e stanno già dando, troppo.
Per finanziarie le infrastrutture ferroviarie non c’è alcun bisogno di mettere le mani nelle tasche degli automobilisti, dal momento che la Confederazione ha le casse piene, ed ogni anno realizza utili miliardari. Se poi proprio si devono racimolare soldi per la ferrovia, li si vada a togliere agli aiuti all’estero e a quanto viene sperperato per mantenere finti asilanti che delinquono: ambiti in cui di margini per risparmiare ce ne sono eccome…
Ticinesi cornuti e mazziati
Colmo dei colmi: malgrado il fondo per le infrastrutture ferroviarie, grazie alla continua aggiunta di progetti da finanziare fatta dal Consiglio degli Stati, sia passato da un costo iniziale di 3.5 miliardi (messaggio del Consiglio federale) a 6.4 miliardi (proposta arrivata al Nazionale), il calderone ancora non contiene tutto. E indovinate un po’ chi è rimasto fuori? I soliti noti: la circonvallazione di Bellinzona risulta infatti esclusa e rimandata alla calende greche.
I ticinesi quindi, cornuti con la decurtazione delle spese di trasferta professionale in quanto Cantone periferico, vengono quindi pure mazziati: si sono dati contentini a tutti, ma non a noi. Poi a Berna si chiedono come mai ce l’abbiamo con loro… chissà come mai, eh?
Lorenzo Quadri