E poi a Berna i politikamente korretti si riempiono la bocca con il “razzismo”

La barcata di soldi pubblici, di proprietà del contribuente, che – invece di venire utilizzata a vantaggio dei cittadini elvetici – parte per l’estero senza alcun beneficio per noi, è giustamente oggetto di discussione. A maggior ragione se si pensa che i camerieri dell’UE in Consiglio federale sarebbero addirittura pronti a regalare 1.3 miliardi di Fr agli eurofalliti senza alcuna contropartita. E costoro, per tutto ringraziamento, ci ricattano sullo sconcio Accordo quadro istituzionale. A  Berna, è ovvio,  nessuno ha gli attributi per prendere delle contromisure. Al massimo si dichiara sommessamente il proprio malcontento. Naturalmente solo per rabbonire il popolazzo elvetico. Perché, quando si tratta di interloquire con i padroni di Bruxelles, le braghe tornano ad abbassarsi ad altezza caviglia. Istantaneamente.

Di tutti i colori

Tra la barcata di soldi di pubblici inviati all’estero senza alcun motivo plausibile, figurano quelli regalati alla cosiddette Organizzazioni non governative (ONG). Su queste ONG se ne sentono di tutti i colori. Una di loro, ad esempio, si è guadagnata nei mesi scorsi gli “onori” della cronaca perché, finanziata anche con i nostri soldi, trasportava allegramente i finti rifugiati dalle coste africane a quelle sicule.

Adesso  “salta fuori” (si fa per dire, perché la questione non è nuova) la vicenda di un’altra ONG cui la Basler Zeitung ha di recente dedicato un interessante approfondimento.

La ONG in questione si chiama “Human Rights and International Law Secretariat” (segretariato per i diritti umani ed il diritto internazionale). Nientemeno. Ebbene tale organizzazione, attiva nei territori dell’autorità palestinese, incassa milioni dalla Confederella, e poi li gira altre ONG. Tra queste ce ne sono alcune che sono particolarmente attive. Ma non nell’aiuto sul territorio, bensì nel sostenere il terrorismo islamico, nell’incitare alla violenza contro lo Stato di Israele (che, secondo costoro, non avrebbe alcun diritto ad esistere) e nel diffondere odio ed antisemitismo.

Queste ONG, oltretutto, mettono sotto pressione i leader palestinesi affinché non si siedano al tavolo delle trattative con Israele e pubblicano cartine in cui lo Stato ebraico non figura (tanto per chiarire da che parte stanno). I loro militanti fanno propaganda antisemita tra la popolazione. Queste ONG non hanno oltretutto alcun interesse a promuovere la pace. Ci fosse la pace, non ci sarebbe più bisogno di loro.

Da un lato si strilla; dall’altro…

E’ assolutamente inaudito che il Consiglio federale da un lato strilli contro il “razzismo” per delegittimare chi si oppone alla scellerata politica delle frontiere spalancate, e dall’altro foraggi con soldi pubblici organizzazioni  che predicano l’antisemitismo. Per questa situazione ringraziamo in coro a cappella l’ex ministro degli esteri PLR Didier Burhkaltèèèr.

Per non parlare – ma qui ci vorrebbe un capitolo a parte – del razzismo d’importazione: quello arrivato in Svizzera con l’invasione di migranti economici. Molti dei quali sono, appunto, razzisti, sessisti e antisemiti. Ma costoro “devono entrare e devono restare tutti”. L’immigrato, per i politikamente korretti, va santificato. Nel senso letterale del termine. Vedi gli scriteriati paragoni natalizi di papa Bergoglio tra la Sacra Famiglia ed i finti rifugiati. Sicché gli si perdona questo ed altro.

Le mele marce

Non è un mistero che nel cesto delle ONG le mele marce abbondino. Non sta né in cielo né in terra che queste mele marce vengano finanziate con i nostri soldi. Svariate organizzazioni sono strutturate a scatola cinese. Quelle che  beneficiano di contributi federali li dirottano su altre ONG i cui obiettivi sono, oltretutto, inconciliabili con la politica estera svizzera. Nel frattempo – tanto per non farsi mancare nulla – remunerano a peso d’oro i propri dirigenti. E’ evidente che il Consiglio federale deve fare urgentemente repulisti in questo ginepraio. Ne va dei nostri soldi. E ne va della credibilità della Svizzera. Altri paesi lo stanno facendo (o l’hanno già fatto). Danimarca e Norvegia, ad esempio, hanno tagliato i fondi alla citata ONG “Human Rights and International Law Secretariat”. E lo hanno fatto proprio per i motivi indicati sopra. Gli svizzerotti invece continuano a pagare. Perché? Visto che, malgrado le promesse fatte, il neo-ministro degli Esteri Ignazio KrankenCassis non schiaccerà alcun tasto “reset” sulla politica europea, si spera che lo farà almeno sui finanziamenti a certe organizzazioni del piffero.

Lorenzo Quadri