Altro che difendere la sedicente pluralità! L’obiettivo della partitocrazia è ben diverso
Nella sessione estiva conclusa la scorsa settimana, le Camere federali hanno “benedetto” il cosiddetto pacchetto di misure a sostegno dei media.
Un pacchetto riassumibile nel motto seguente: “più soldi pubblici per la stampa di regime, elargiti sciacquandosi ipocritamente la bocca con la pluralità”.
Il pacchetto
Tre sono le parti del progetto, che costa circa 150 milioni all’anno:
Presupposto per intascare gli aiuti pubblici è proporre prodotti a pagamento. Quindi – tanto per fare un esempio – il Mattino, che è gratuito, continuerà a NON ricevere un centesimo. E ne sarà fiero.
Gratuiti esclusi
Sulle pubblicazioni gratuite l’asino comincia già ad incespicare. Infatti la partitocrazia blatera di voler promuovere la “pluralità”; però esclude una fetta dell’offerta mediatica. Ergo: la casta non intende affatto promuovere la pluralità. Al contrario: vuole sostenere la stampa di regime a scapito della pluralità. In altre parole: soldi pubblici agli amichetti! I quali, essendosi dimostrati servili e lecchini fino all’inverosimile nei confronti della fallimentare gestione ro$$a della pandemia da stramaledetto virus cinese, sono stati impropriamente foraggiati anche tramite la legge covid.
Pluralità?
Il panorama mediatico svizzero attuale è così composto:
Di conseguenza, ci vuole una bella tolla a parlare di “pluralità”! La pluralità è solo numerica. Non di contenuto. Una “pluralità” di questo tipo è al massimo pensiero unico frammentato.
Sempre più asserviti
I nuovi aiuti, volti a rafforzare NON la pluralità bensì la stampa “amica”, renderanno quest’ultima ancora più dipendente dallo Stato. Quindi asservita. Gli effetti perversi dei sussidi pubblici sull’autonomia degli organi di “informazione” sono emersi con prepotenza ai tempi della votazione sull’iniziativa No Billag (marzo 2018). Le emittenti private erano infatti schierate come un sol uomo a sostegno del canone SSR: perché ne ricevono una (minima) quota parte. Comprate con un piatto di lenticchie!
Soldi all’online?
L’intervento statale nei media online, poi, non sta né in cielo né in terra. Ad essere in difficoltà è infatti la stampa cartacea. Non quella digitale. C’è di peggio: i contributi pubblici sono condizionati alla disponibilità a proporre prodotti a pagamento. Quindi, lo Stato intende sabotare l’informazione gratuita: “vuoi mungere? Non puoi essere gratis”. Così, l’utenza che non vuole o non può pagare è tagliata fuori. Alla faccia della pluralità.
Lo scempio non è ancora finito: i sussidi dovrebbero servire – secondo la casta ed in primis secondo la direttora del DATEC kompagna Simonetta Sommaruga fresca di ASFALTATURA sulle ecotasse – a “promuovere la trasformazione digitale”. Il che significa: a costringere la stampa scritta (che una soldatina in Consiglio nazionale ha definito “roba da museo”) a trasformarsi in stampa online. Però si dice di voler difendere il cartaceo. Insomma, tutto ed il contrario di tutto!
I puristi fanno poi notare che la Confederazione non ha alcuna competenza costituzionale per erogare sussidi ai media. Ma sappiamo bene che sotto le cupole federali la costituzionalità vale a corrente alternata.
Verso il referendum?
E’ evidente che il “pacchetto media” è l’ennesima ciofeca prodotta dalla partitocrazia per far confluire più soldi dei cittadini nelle casse della stampa di regime. Meriterebbe un referendum. Modesto suggerimento: se, come si spera, l’iniziativa popolare per la riduzione del canone radioTV a 200 Fr verrà finalmente lanciata (sono più di tre anni che aspettiamo…) potrebbe essere l’occasione per raccogliere le firme anche contro questo “pacchetto”. Due piccioni con una fava!
L’alternativa
Se si volesse aiutare la stampa scritta in difficoltà a causa del calo pubblicitario, la soluzione sarebbe semplice:
Invece la partitocrazia, ancora una volta, vuole mungere i cittadini per finanziare i megafoni del pensiero unico; il quale è la negazione della pluralità. Ed ha pure la tolla di dichiarare che il suo obiettivo sarebbe la difesa della pluralità! Certo, come no! E gli asini volano!
Lorenzo Quadri