Si moltiplicano le segnalazioni di abusi. I cittadini stanno perdendo la pazienza
La scorsa settimana su queste colonne il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi si è espresso sulpermesso S dei profughi ucraini. Il governicchio federale ha infatti lanciato la consultazione su un fantomatico “Piano d’attuazione per la revoca dello statuto di protezione S”. Facile però prevedere che si tratta di un esercizio alibi, e che la revoca non avverrà mai! E a questo punto è il caso di ricordare che, dopo 5 anni, il permesso S si trasforma in un B.
Presupposto disatteso
Lo statuto S, corredato da una lunga sfilza di privilegi, è stato pensato per un’accoglienza di breve durata. Viene rilasciato praticamente “in automatico”.
Il presupposto dell’accoglienza di breve durata, che stava alla base della creazione del permesso S – sulla carta “orientato al rimpatrio” – è stato tuttavia clamorosamente disatteso. Ne consegue che i profughi ucraini devono ora rientrare nella normale procedura d’asilo: il favoritismo non si giustifica più. Inoltre, l’intera Ucraina non può essere trattata allo stesso modo: nel Paese ci sono delle regioni dove si può vivere normalmente.
Anche sui profughi ucraini, dunque, si può e si deve risparmiare.Idem dicasi per gli aiuti a Kiev.
Il sondaggio tedesco
Da un recente sondaggio realizzato in Germania è emerso che la metà dei profughi ucraini interpellati intende rimanere a lungo termine. Se dalle nostre parti venisse svolta la medesima indagine, poco ma sicuro che la quota degli ucraini che non si sognano di rimpatriare risulterebbe ancora più elevata. Del resto, dopo ave sperimentato l’accoglienza a cinque stelle a spese del contribuenteelvetico, chi mai può avere voglia di tornare in un Paese parzialmente distrutto dalla guerra e che comunque, anche primadell’invasione russa, era ben lungi dall’essere una “perla”? Non ci vuole il Mago Otelma per prevedere che andrà a finire come con i profughi della ex Jugoslavia: resteranno tutti qui.
Notizie di abusi
La partitocrazia immigrazionista ed il governicchio federale devono però rendersi conto che la pazienza dei cittadini elvetici non è infinita. Tanto più che gli svizzerotti 1) sono già confrontati col caos asilo generato dai finti rifugiati magrebini con alto tasso di delinquenza e 2) tirano la cinghia anche a seguito delle sanzioni-boomerang contro la Russia, che non servono a far finire la guerra.
Nel frattempo, come c’era da aspettarsi, cominciano a diventare pubblici gli abusi commessi da profughi ucraini.
Tanto per cominciare, ci piacerebbe sapere a quanti titolari di automobili di lusso con targa UA sono state effettivamente soppresse le prestazioni sociali. O vuoi vedere che lorsignori hanno continuato ad incassare sussidi raccontando che il bolide è in leasing, oppure che è di proprietà del cugino, della zia o della nonna?
Si moltiplicano pure le segnalazioni di appartamenti messi generosamente a disposizione e lasciati in condizioni pietose. E anche i tentativi assortiti di “tettar dentro” nel nostro Stato sociale. Vedi la signora ucraina che a Bellinzona voleva farsi pagare dallo Stato 1000 franchi di acquisti di biancheria intima di lusso (!). Oppure l’altro signore che pretende di farsi la dentiera nuova a nostre spese e, confrontato col parere negativo del dentista il quale certifica che non c’è alcuna urgenza, chiede una seconda perizia ed il DSS gliela concede pure!
La punta dell’iceberg?
Una vicenda allucinante ma emblematica viene raccontata dal Blick online di ieri. Si è verificata nel Canton Zurigo. Una coppia di ricchi ucraini è stata ospitata da due coniugi svizzeri in un appartamento di loro proprietà.
I due profughi, dotati di SUV Mercedes e Range Rover (apperò), hanno ottenuto dal Cantone la rendita da statuto S, il pagamento dell’affitto e la copertura di cassa malati. Intanto che mungevano l’ente pubblico, i due continuavano a vivere nel lusso più sfrenato. Compravano capi firmati dal prezzo di svariate migliaia di franchi l’uno. Trascorrevano lunghi periodi di ferie in alberghi a cinque stelle in località rinomate. Si vede che la guerra non li ha poi traumatizzati così tanto.
Quando finalmente il Cantone, dopo varie segnalazioni, è sceso dal pero ed ha chiuso i rubinetti, l’allegra coppia aveva già incassato 57mila franchi di aiuti ingiustificati! Non disponendo più della copertura statale dell’affitto, i coniugi hanno semplicemente hanno smesso di pagarlo. Poi un bel giorno sono spariti, lasciando dietro di sé non solo migliaia di franchi di pigione arretrata, ma un appartamento devastato, per la disperazione dei proprietari che l’avevano generosamente messo a disposizione.
Quanti casi analoghi ci sono alle nostre latitudini? Alcuni uccellini cinguettano che presto ne sentiremo delle belle.
Il tempo di abolire lo statuto S è giunto. La Confederella ha tutta l’autonomia per procedere. Non vogliamo sentire fregnacce su allineamenti a quel che fa la fallita UE!
Lorenzo Quadri