Il Ministro degli esteri, invece di fare il suo lavoro, fa campagna contro No Billag
Le recenti fregnacce dell’ONU – o di taluni suoi membri che farebbero molto meglio a guardare in casa propria – sulla Svizzera razzista non possono passare sotto silenzio. Perché noi, da bravi tamberla, paghiamo fior di contributi alle Nazioni Unite. Per poi sentirci rivolgere accuse che non stanno né in cielo né in terra? Chiudere i rubinetti è il minimo che si possa fare.
Ricordiamo che la Svizzera ha aderito all’ONU solo nel recente passato, e meglio nel 2002, dopo una votazione popolare risicata e – va da sé – preceduta dalla consueta propaganda di regime pro-frontiere spalancate. Come siamo entrati nell’inutile club, così possiamo (e dobbiamo) uscirne.
La casta va in brodo di giuggiole
Nelle scorse settimano abbiamo quindi sentito il Venezuela, una dittatura comunista a rischio di default, starnazzare perché in Svizzera ci sarebbe della stampa “di destra” (clamorosamente minoritaria, tra l’altro, poiché la maggioranza degli organi d’informazione è la grancassa al pensiero unico internazionalista e multikulti).
Proprio il Venezuela, che di recente ha introdotto la censura di regime contro chi critica il governo Maduro, con pene fino a 20 anni di carcere, si permette di venire a sindacare in Svizzera. Questa dittatura rossa da operetta, che i diritti umani nemmeno sa dove stiano di casa – interessante al proposito la testimonianza del giornalista ticinese Filippo Rossi, recentemente incarcerato a Tocoron – non contenta di aver introdotto la censura in casa propria, pretende di introdurla in casa nostra. E’ il colmo.
Naturalmente la casta spalancatrice di frontiere, lungi dal risentirsene, va invece in brodo di giuggiole. A partire dall’emittente di regime foraggiata con il canone più caro d’Europa, che ha enfatizzato la grottesca posizione venezuelana con la massima goduria. In sprezzo del ridicolo, va da sé, e prendendo la gente per scema. Perché qui siamo davanti ad una dittatura che si permette di andare in giro a calare lezioni a democrazie plurisecolari. Ma chissenefrega di questi dettagli. L’importante, per la Pravda di Comano, è starnazzare ad oltranza il suo ritornello preferito: “in Svizzera c’è un problema di razzismo! Gli svizzeri sono razzisti! Tutta colpa degli spregevoli populisti! Dobbiamo aprirci! Devono entrare tutti!”.
Se questo non è lavaggio del cervello…
Il paese con più stranieri
Lo ripetiamo per l’ennesima volta. La Svizzera è il paese al mondo con più stranieri. Il 40% della popolazione residente, o è straniera o ha un passato migratorio: ovvero è naturalizzata. In Ticino le due categorie (stranieri e naturalizzati) sono in maggioranza. Cifre del genere non esistono da nessun’altra parte del globo. Siamo così fessi da far entrare tutti. E di farli pure restare. Anche quando avremmo invece il diritto, anzi il dovere, di sbatterli fuori. Vedi il caso del 27enne picchiatore tedesco senza lavoro, che i legulei del Canton Zurigo hanno autorizzato a rimanere in Svizzera con il pretesto farlocco della libera circolazione. Venendo pure bacchettati da una professoressa universitaria di diritto europeo.
E poi dobbiamo accettare patenti di xenofobia e di razzismo da parte di paesi che i migranti li accettano col contagocce?
Anche alla nostra pazienza, e alla nostra dabbenaggine, ci deve pure essere un limite da qualche parte!
Il sogno proibito
Del resto, se le scempiaggini del Venezuela contro la stampa di destra in Svizzera vengono pubblicizzate ad oltranza (con l’obiettivo di legittimarle) c’è un motivo. Introdurre la censura di regime con la scusa del razzismo è infatti il sogno della casta politikamente corretta e spalancatrice di frontiere. La quale, dopo aver passato anni a denigrare come spregevoli razzisti quelli che osano non allinearsi al suo pensiero unico, si sente ora pronta per il salto di qualità: mettere direttamente fuori legge le posizioni sgradite. E ogni sostegno in questa direzione è benvenuto. Anche quello di una dittatura comunista in bancarotta. Mica si può guardare tanto per il sottile…
Silenzio assordante
Ora, evidentemente, il Venezuela può raccontare tutte le fregnacce che vuole. Sta alla Svizzera non farsele andar bene. E rispedirle subito al mittente, magari con il giusto corredo di “Vaffa”. Invece il neoministro degli Esteri Ignazio KrankenCassis nelle sue prime uscite pubbliche – che dal punto di vista della tempistica sarebbero cadute proprio a fagiolo – di cosa ha parlato? Ha ribadito la via bilaterale con l’UE, naturalmente con tutte le calate di braghe annesse e connesse (il famoso tasto “reset” è già stato dimenticato: serviva solo ad abbindolare i boccaloni). Poi si è premurato di fare campagna elettorale contro l’iniziativa No Billag, raccontando la solita trita panzana della “coesione nazionale in pericolo” a cui non crede più nemmeno il Gigi di Viganello, visto che la coesione nazionale non se l’è certo inventata la SSR. Peccato però che la campagna No Billag non c’entri un tubo con la politica estera. Ma si vede che reggere la coda agli amichetti dell’emittente di regime è prioritario rispetto all’esercizio del proprio mandato. Sulle fregnacce dell’ONU, ed in particolare del Venezuela, contro la Svizzera, invece, il buon KrankenCassis non ha fatto un cip. E sì che esprimersi su questi temi è compito specifico di un capo del DFAE. E le occasioni per farlo non sarebbero certo mancate. Se il buon giorno si vede dal mattino, possiamo stare certi che la politica estera della Confederella continuerà ad essere quella della genuflessione ad oltranza.
Lorenzo Quadri