Nuova perla della Corte europea dei diritti dell’Uomo – disdiciamo subito la CEDU!

 

Quando ci lamentiamo, giustamente, dei giudici buonisti-coglionisti del Tribunale federale, ad esempio perché non espellono dalla Svizzera dei seguaci dell’Isis, ricordiamoci una cosa: in giro c’è perfino di peggio. Ad esempio i legulei della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo. I quali una decina di giorni fa sono riusciti a stabilire – smentendo il Tribunale federale! –  che accusare di “razzismo verbale” chi invita a frenare l’espansione dell’Islam in Svizzera è lecito. Il tutto condito con grotteschi autoerotismi cerebrali sulla differenza che intercorrerebbe tra l’accusa di “razzismo verbale” e quella di “razzismo” ai sensi del codice penale. Ma andate a Baggio a suonare l’organo!

Chi credono di prendere per i fondelli questi azzeccagarbugli politicizzati?

E il razzismo d’importazione?

Ad aver lanciato l’accusa di razzismo arrivata fino a Strasburgo, è una ONG (e ti pareva) denominata  “Fondazione contro il razzismo e – udite udite – contro l’antisemitismo”.

A queste ONG del flauto barocco che vogliono islamizzare la Svizzera va ricordato che, se dalle nostre parti c’è un problema di antisemitismo,  i responsabili sono gli immigrati musulmani radicali. Gli stessi a cui la Fondazione in questione vuole stendere il tappeto rosso.

Per cui, delle due l’una: o si combatte l’antisemitismo, o si promuove l’islamizzazione della Svizzera. Ma fare le due cose contemporaneamente è impossibile. E’ una contraddizione in termini.

Eh già: questi gruppuscoli dai nomi pomposi e politikamente korrettissimi accusano ipocritamente di razzismo gli svizzeri che difendono i propri valori. Però non fanno mai un cip sul problema del razzismo d’importazione. Quello che loro stessi fomentano tramite l’immigrazione scriteriata di stranieri non integrati né integrabili.

La conferma

L’obbrobriosa sentenza di Strasburgo non fa che confermare quanto avevamo previsto. L’élite spalancatrice di frontiere, antioccidentale, islamofila, fautrice dell’invasione e del fallimentare multikulti, sdogana la denigrazione sistematica dei contrari con l’accusa di “razzismo”. Chiunque non è d’accordo con l’élite del “pensiero unico” può dunque venire impunemente screditato come “razzista”. Anche – e soprattutto – quando il razzismo non c’entra un tubo. Criminalizzando le posizioni sgradite si mira, è evidente, alla loro cancellazione: certe cose che non piacciono agli spalancatori di frontiere non si possono dire: è becero razzismo!

Prestandosi a questo giochetto, i legulei di Strasburgo dimostrano di essere delle marionette al servizio della casta delle frontiere spalancate (da cui peraltro provengono). Usano le proprie sentenze per fare politica. Naturalmente politica sempre della stessa parte.

Ecco un bell’assaggio di come sarebbero i giudici stranieri che gli eurofalliti sognano di imporci tramite il famigerato accordo quadro istituzionale. Quello che “Grappino” Juncker ha il coraggio di definire “Accordo di amicizia”. 

Primo passo

La  sentenza di Strasburgo che autorizza gli islamizzatori della Svizzera a trattare da razzisti chi osa non essere d’accordo con le loro boiate, è l’ennesima dimostrazione che la Svizzera deve allontanarsi il più possibile dalle organizzazioni internazionali al servizio degli spalancatori di frontiere. Primo passo: disdire la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), di cui la corte di Strasburgo è un’emanazione. La Svizzera, in materia di rispetto dei diritti umani, non ha lezioni da prendere. Semmai ne ha da dare. A rispettare i diritti umani in casa nostra ci riusciamo benissimo da soli. Senza bisogno della CEDU, che all’atto pratico serve solo ad impedire l’espulsione di delinquenti stranieri. In particolare di terroristi islamici, i quali non potrebbero venire rispediti a casa loro se lì si troverebbero in pericolo (sic!).

Intanto sul burqa…

Intanto però per gli islamizzatori della Svizzera si prepara una brutta sorpresa, alla faccia della obbrobriosa sentenza di Strasburgo. Infatti, da un sondaggio recentemente realizzato da Matin Dimanche e dalla SonntagsZeitung, risulta che il 76% dei cittadini elvetici – quindi oltre tre quarti! – sarebbe favorevole al divieto di burqa a livello federale. Come noto sul tema è pendente un’iniziativa popolare. Sicché i cittadini saranno chiamati ad esprimersi.  Si preannuncia l’ennesima asfaltatura degli spalancatori di frontiere, a partire dal Consiglio federale e dalla ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga. Che naturalmente del divieto di burqa non ne vogliono sapere.

Se i moralisti a senso unico vogliono accusare di razzismo il 76% degli svizzeri, ossia dei cittadini di un paese con oltre un quarto di stranieri (percentuali che non si trovano da nessun’altra parte al mondo) si accomodino pure. Ricordiamo a lor$ignori che in Giappone gli stranieri sono meno del 2% della popolazione. Questo sì che è un esempio da seguire!

Lorenzo Quadri