Se i datori di lavoro vogliono promuovere l’home office, che assumano ticinesi!

Padronato, $indakati e partitocrazia se ne sono usciti con l’ennesima genialata. Pretendono dal Belpaese il prolungamento dell’ “accordo amichevole” che permette ai frontalieri di telelavorare da casa, senza che questo li penalizzi fiscalmente.

Frena, Ugo!

L’accordo in questione venne sottoscritto nel giugno del 2020, in piena pandemia di stramaledetto virus cinese. L’Italia ne ha decretato la fine per il 31 gennaio. E adesso la casta che promuove la sostituzione di lavoratori ticinesi con frontalieri tira giacchette per far proseguire ad oltranza un regime pernicioso per l’occupazione dei residenti!

Chi sono, infatti, i frontalieri in home office? Di sicuro NON sono quelli di cui il Ticino ha – o avrebbe – bisogno. Gli operai edili non possono lavorare da casa, e nemmeno gli infermieri. A poterlo fare sono gli impiegati del settore terziario. Ovvero proprio quei frontalieri che nemmeno dovrebbero esistere. Stiamo infatti parlando di un settore in cui la manodopera ticinese, ben lungi dal mancare, è semmai in esubero! Specie dopo la sciagurata rottamazione del segreto bancario ad opera della partitocrazia, che ha causato la perdita di migliaia di impieghi sulla nostra piazza finanziaria!

Col fischio che siamo d’accordo di fomentare ulteriormente l’assunzione di frontalieri nel terziario agevolando l’home office per i permessi G!

Se i datori di lavoro vogliono promuovere (pro saccoccia loro, per risparmiare sugli spazi) lo “smart working” (smart per chi?), che assumano ticinesi! Altro che prendere frontalieri e poi farli lavorare da casa!

E per favore non ci si venga a raccontare la favoletta che mandando i frontalieri in home office si riduce il traffico! Perché sono tutte panzane!

Lorenzo Quadri

A pagina 3

 

 

Dida:

Frontalieri che lavorano (?) dal divano di casa, mentre i ticinesi vanno in disoccupazione ed in assistenza? Non ci stiamo!