Ma guarda un po’, tra venerdì e ieri è andata in scena la protesta dei frontalieri: il secondo Frontierday. Venerdì a Malnate si sono riuniti in 600, ieri a Lavena Ponte Tresa in 200. Non propriamente folle oceaniche, se si pensa che i frontalieri sono oltre 62’500.
A fomentare queste manifestazioni, e come poteva essere diversamente, sono i $indakati della $inistra italica. I quali si muovono non nell’interesse dei lavoratori, ma per reggere la coda ai politicanti rossi. Niente di nuovo sotto il sole: vediamo lo stesso fenomeno alle nostre latitudini.

I soliti slogan
Gli slogan scanditi erano sempre i soliti: i frontalieri sarebbero “discriminati, precari e tassati”. Ohibò. Se stessero così male, come si spiega che ce ne sono quasi 65mila in continuo aumento? Ed aumentano, in particolare, nel settore terziario. Ossia proprio in quegli ambiti professionali dove il personale d’oltreconfine lavora a scapito degli svizzeri.
La storiella dei frontalieri discriminati fa ridere i polli. I frontalieri sono avvantaggiati nei confronti dei lavoratori italiani che vivono in Italia, visto che pagano molte meno tasse! Ad essere discriminati, in casa loro, sono semmai i lavoratori italiani non frontalieri. Una discriminazione manifesta, che dura da più di quarant’anni. Ma stranamente a questo proposito nessuno che faccia un cip! Chissà come mai? E sì che ce ne sarebbe abbastanza per lanciare uno sciopero fiscale.
Ma i frontalieri sono avvantaggiati anche rispetto ai lavoratori ticinesi. Infatti, grazie all’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf e ai soldatini del Belpaese in Consiglio nazionale, essi in futuro beneficeranno delle stesse deduzioni fiscali dei residenti. Deduzioni che sono però pensate per i costi della vita in Svizzera. Costi che i frontalieri non devono evidentemente affrontare (pensiamo solo ai premi di cassa malati). Non dimentichiamo nemmeno che i frontalieri beneficiano pure degli assegni familiari svizzeri – che sono un multiplo di quelli italiani – malgrado i loro figli risiedano in Italia!

Non è un obbligo…
Comunque, questa agitazione della $inistruccia del Belpaese a difesa dei privilegi dei frontalieri, ben dimostra che l’aumento del loro carico fiscale, contenuto negli accordi con la Svizzera, non si farà mai. Questo aumento è di grande importanza per il Ticino. La sua attuazione, però, è interamente in mani italiche. E allora, come pensate che andrà a finire?
Morale della favola: se i frontalieri si sentono così “discriminati, precari e tassati”; se tra loro c’è chi arriva a sfogare il proprio astio contro il Ticino, che gli paga la pagnotta, con graffiti “CH=Merda” come quello fotografato appena fuori dal confine di Gandria e pubblicato la scorsa domenica, ebbene costoro sappiano che mica sono obbligati a lavorare in Svizzera. Possono sempre licenziarsi. I ticinesi contenti di occupare i posti di lavoro così liberati non si farà certo fatica a trovarli.
Lorenzo Quadri