E’ quasi imbarazzante ripeterlo, ma le cose stanno proprio così. Purtroppo stanno così. Proprio come scrivevamo da queste colonne. Infatti il numero di frontalieri attivi in Ticino è nuovamente aumentato in maniera insostenibile. Ormai abbiamo raggiunto quota 54mila. Avanti di questo passo e per fine anno saremo tranquillamente a 60mila. Nel 2006 i frontalieri in Ticino erano 38mila, questo significa che c’è stato un aumento del 40.1% in 5 anni. E’ evidente che questo aumento non ha alcun nesso con la crescita economica del nostro Cantone. Infatti i posti di lavoro in Ticino negli ultimi 5 anni non sono di sicuro aumentati del 40%; magari lo fossero!
Questo significa dunque che il soppiantamento, nelle assunzioni, dei residenti da parte dei frontalieri è una realtà, e questo in barba alle arrampicate sui vetri del Consiglio federale, che è solito servirsi di formulazioni fumose del tipo “dai nostri dati non emerge che… ma non si può nemmeno escludere”. Fatto sta che davanti all’evidenza perfino il Consiglio federale ha dovuto abbandonare la linea della negazione ad oltranza.
Da notare – l’abbiamo già detto e scritto varie volte, ma giova ripeterlo – che ai 54mila frontalieri vanno aggiunti i padroncini, distaccati, ecc in arrivo dalla vicina Penisola che entrano nel nostro Cantone a lavorare tramite semplice notifica: anch’essi in aumento esponenziale, tant’è che nel 2011 hanno totalizzato (cifre dell’Ufficio del lavoro, non del Mattino della domenica) 628mila giornate lavorative alle nostre latitudini. Le quali, calcolando a spanna, si traducono in un giro d’affari di mezzo miliardo.
Davanti allo sfacelo annunciato che si va vieppiù concretizzando in Ticino, è perfettamente inutile che i partiti $torici, che hanno sempre sostenuto la libera circolazione delle persone, fingano di indignarsi, mentre è vergognosamente ipocrita che lo facciano i $ocialisti i quali non solo vogliono, ed hanno sempre voluto, la libera circolazione delle persone più spinta ma addirittura vogliono l’adesione all’Unione europea: lo sconcio è inserito tra i punti cardine del programma P$$.
E’ chiaro a questo punto che l’invasione di frontalieri, destinata a peggiorare viste le condizioni economiche dell’Italia (perfino in Lombardia, motore della Penisola, si moltiplicano come funghi le saracinesche abbassate e i senza lavoro) va arginata. Il che vuol dire contingenti e, finché questi contingenti non ci saranno, misure dissuasive: ad esempio blocco unilaterale da parte del Cantone del rilascio di nuovi permessi per frontalieri a cominciare da quelli richiesti per il settore terziario. Sì perché, come ormai sanno anche i paracarri, è proprio in questo settore, in cui di sicuro non manca la manodopera ticinese, che i frontalieri sono aumentati in misura maggiore. Basti pensare che ben il 52% dei 54mila frontalieri lavorano nel terziario. Settore in cui sono occupati 28mila frontalieri, mentre ci sono, in questi settori, 5500 disoccupati ticinesi.
Violazione degli accordi internazionali? No: basta dire che c’è stata una panne burocratica, che tutti i funzionari preposti sono in vacanza o in congedo maternità, che stanno seguendo dei corsi di perfezionamento, eccetera…
Il Consiglio di Stato ha chiesto nei giorni scorsi al Consiglio federale l’adozione delle clausole di salvaguardia per arginare l’arrivo di nuovi cittadini UE. Questo è senz’altro positivo, ma non basta, perché i frontalieri non ne vengono toccati. Le clausole riguardano solo i permessi di dimora. I quali i sono in effetti anch’essi un problema. Ad esempio nella misura in cui non di rado viene rilasciato il permesso B per svolgimento di un’attività lavorativa ad un cittadino UE, ma l’attività lavorativa dopo pochi mesi viene a mancare. Ciononostante il permesso B, per quanto divenuto privo d’oggetto, perché il suo titolare non lavora più, non viene ritirato, ed il cittadino UE rimane in Svizzera a carico del nostro Stato sociale, finanziato con i nostri soldi.
La clausola di salvaguardia non concerne i frontalieri, ma è comunque un segnale chiaro al Consiglio federale. Naturalmente il $inistrume è contrario. Cui però deve fare seguito l’unica soluzione possibile, ossia quella sopra indicata e più volte invocata: contingentamento di frontalieri e padroncini. Alternative non ce ne sono. A meno che si voglia assistere con le mani in mano allo sfascio del tessuto sociale ticinese.