Ma intanto i politici preferiscono fare i Derrick dei poveri sull’Ufficio migrazione
Ohibò, ma chi se lo sarebbe mai aspettato! In questo sempre meno ridente Cantone i frontalieri sono aumentati di quasi 2000 unità nel corso del 2016! Lo dice l’ultima pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica, non la Lega populista e razzista. Sicché il numero di frontalieri in Ticino a fine 2012 era di 64’327, contro i 62’470 dell’anno precedente. Un nuovo record! Evvai! Avanti così che tra qualche mese festeggiamo i 65mila! Ma come, la stampa di regime non ci ha rifilato tutta una serie di titoloni in cui con la massima enfasi si sottolineava che i frontalieri sarebbero in calo per cui, beceri populisti, basta prendersela con la libera circolazione che è una figata pazzesca?
E invece…
Permessi B farlocchi
Ovviamente nella statistica non figurano i frontalieri occulti. Ossia i permessi B farlocchi, che risultano ufficialmente domiciliati in Ticino (magari in quattro uomini in un due locali: unioni registrate in aumento?) ma in realtà rientrano ogni sera all’italico paesello, dove vivono moglie e figli. Se pensiamo che, almeno fino a qualche anno fa, perfino un direttore di una scuola media cantonale (!) – dipendente del DECS! Altro che “Prima i nostri”! – si trovava in tale situazione…
L’escamotage di cui sopra è particolarmente gettonato nella piazza finanziaria per truccare le statistiche sui collaboratori frontalieri.
I burocrati si contraddicono
Il bello della vicenda è che le cifre sui frontalieri appena pubblicate sono quelle dell’Ufficio federale di statistica (UST). Sicché i burocrati bernesi si contraddicono tra loro.
Da un lato la SECO (segretariato di Stato dell’economia) che, a suon di indagini (?) taroccate sull’occupazione, nega che l’invasione da sud generi soppiantamento e dumping salariale. La SECO è supportata in questo dall’IRE, che commissiona a ricercatori frontalieri degli studi da cui emerge, chissà come mai, che i frontalieri non sono un problema.
Dall’altro troviamo l’Ufficio federale di statistica il quale, diversamente dalla SECO, non ha molto margine per inventarsi sistemi di misurazione creativi con l’obiettivo di negare l’evidenza e fare propaganda pro-libera circolazione: l’UST deve contare i permessi G col pallottoliere.
Dati allarmanti
E dalla conta col pallottoliere emergono risultati sempre più allarmanti:
- In Ticino il 27.1%, quindi quasi il 30%, dei lavoratori è frontaliere. La media nazionale, per contro, è del 6.3%.
- I frontalieri in totale in Svizzera sono 318’500; in Ticino sono 64’327. Questo vuol dire che in Ticino troviamo il 20.2% dei frontalieri presenti a livello nazionale. Peccato che la popolazione ticinese sia il 5% di quella Svizzera!
- Il problema ticinese è incommensurabilmente più grave di quello di altri cantoni di frontiera: nella regione del Lemano gli occupati frontalieri sono il 12.3%, nella Svizzera nordoccidentale il 10.8% del totale.
- Davanti a queste cifre c’è ancora qualcuno che si meraviglia e starnazza al “razzismo” se i ticinesi non fanno salti di gioia quando vedono delle targhe azzurre? Ma andate a Baggio a suonare l’organo!
- La colpa delle “tensioni” con il Belpaese è di chi ha provocato l’invasione da sud e, prendendo a schiaffi la volontà popolare, rifiuta di arginarla.
- Nel corso del 2016 i frontalieri sono aumentati di 2000 unità, e il numero delle persone in assistenza in Ticino di 1000. Ma naturalmente non c’è alcun nesso tra le due cose, nevvero spalancatori di frontiere?
La partitocrazia contro Prima i nostri
Intanto, dopo aver rottamato il 9 febbraio, il triciclo PLR-P$$-PPD immagina di poter fare lo stesso con “Prima i nostri”, iniziativa votata dal popolo contro il volere della partitocrazia. Addirittura il presidente del P$ (Partito degli Stranieri) inveisce scandalizzato contro Norman Gobbi per la famosa frase: “è stato un errore assumere un italiano all’ufficio della migrazione”. Certo, perché secondo i kompagni bisogna assumere stranieri! Altro che Prima i nostri: Prima gli altri! L’esempio da seguire è quello del torinese al centro di dialettologia. Centro che guarda caso ha un direttore P$ ed è inserito nel dipartimento P$. Idem dicasi per PLR e PPD, con quest’ultimo che si produce in piroette circensi, girandosi e rigirandosi meglio di una foca ammaestrata: prima contribuisce al tradimento della volontà popolare sul 9 febbraio, poi però finge di lanciare il referendum cantonale contro l’infame ciofeca uscita dalle Camere federali, però contemporaneamente è contrario a Prima i nostri!
Risultati?
Per il momento non sembra che la famosa commissione parlamentare per l’attuazione di Prima i nostri stia producendo risultati spettacolari. Magari, anche alla luce degli ultimi dati dell’UST (non della Lega populista e razzista) sui frontalieri, sarebbe il caso di darsi una mossa. Perché la situazione da sola non migliora e nemmeno rimane stabile, bensì degenera.
Piccoli Sherlock Holmes?
E non vorremmo che l’ammucchiata PLR-PPD-P$, adesso che si è messa in testa di giocare al piccolo Sherlock Holmes sul caso “Ufficio migrazione” tramite la famosa sottocommissione speciale di’inchiesta (naturalmente il disegno è sempre lo stesso: montare la panna ad oltranza per dare politicamente addosso all’odiato leghista Norman Gobbi: perché per altri dipartimenti “visitati” dalla Magistratura mica si sono messe in piedi commissioni speciali parlamentari, che peraltro mai hanno cavato un ragno dal buco) perdesse di vista il suo compito! Che non è certo quello di fare l’ispettore Derrick dei poveri, perché per le indagini c’è il Ministero pubblico. Si dedichino piuttosto, i politicanti, alla tutela del mercato del lavoro ticinese dall’INVASIONE da sud. E alla promozione delle occasioni di lavoro per i ticinesi. Perché è questo che si aspettano i cittadini che hanno plebiscitato “Prima i nostri”.
Ah già, ma sappiamo che la partitocrazia non vuole la preferenza indigena. Invece vuole, fortissimamente vuole, sabotare l’odiata Lega ed i suoi esponenti.
Lorenzo Quadri