Mentre l’invasione da Oltreconfine priva sempre più ticinesi di ogni età di prospettive di lavoro e quindi di vita
Qualche giorno fa si è saputo che il Liechtenstein intende introdurre un’imposta alla fonte sui frontalieri svizzeri, con l’obiettivo di incassare sui 20-22 milioni di Fr all’anno, soldi che poi mancheranno al di qua dal confine ed in particolare nel Canton San Gallo.
La prima riflessione a venire spontanea è che perfino un piccolissimo Stato come il Liechtenstein in materia di frontalieri è in grado di far sentire la propria voce.
La seconda è che, trattandosi di un problema internazionale che interessa un certo numero di comuni della Svizzera tedesca, i quali potrebbero ritrovarsi con delle riduzioni di entrate fiscali in caso di applicazione dell’imposta alla fonte da parte del Liechtenstein, poco ma sicuro il Consiglio federale si mobiliterà a sostegno di questi comuni.
Dei problemi che il frontalierato provoca in Ticino, invece, Berna se ne disinteressa sia per quel che riguarda le conseguenze occupazionali che per quanto attiene alle conseguenze viarie. E non dimentichiamoci che è “merito” della Confederazione se da quasi quarant’anni il Ticino versa ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, pagando per tutta la Svizzera. Ristorni che dovrebbero servire per finanziare opere infrastrutturali in Italia, ma quest’ultima non le ha mai fatte, né intende farle, vedi la débâcle della tratta italiana della ferrovia Stabio-Arcisate.
Che le nostre strade sono intasate da auto e furgoni con targhe “I” lo vede ormai anche una talpa. A Lugano a peggiorare la situazione ci pensa anche il Piano viario. Se a sud di Lugano in autostrada l’ingorgo è quotidiano, un motivo c’è. I frontalieri ed i padroncini i loro veicoli non se li mettono in tasca.
Come se non bastasse, la ministra dei trasporti uregiatta Doris Leuthard, quella che arriva in Ticino a raccontare ovvietà al primo d’agosto e che si ricorda del nostro Cantone solo perché vi possiede una casa di vacanza nel Gambarogno, vuole la vignetta autostradale a 100 Fr (sul tema si voterà il 24 novembre prossimo). La vignetta a100 Fr non solo costituisce un ladrocinio ai danni degli automobilisti, come abbiamo avuto più volte modo di dire e ripetere, ma avrà anche pesanti conseguenze sulla viabilità. Saranno infatti numerosissimi i cittadini italiani (frontalieri, padroncini, turisti occasionali, frequentatori del Foxtown) eccetera che, per non pagare la vignetta a 100 Fr, useranno – soprattutto le Mendriosotto ma non solo – le strade cantonali. Queste ultime non sono “vignettate” e nemmeno “vignettabili”. Le conseguenze le possiamo facilmente immaginare.
Il Liechtenstein si difende contro i frontalieri, la Svizzera invece no. Guai, non vorremmo mica passare per non sufficientemente “aperti”. Intanto sul mercato del lavoro ticinese i frontalieri soppiantano i residenti negli ambiti più disparati, dall’apprendistato all’insegnamento, dagli uffici alle banche. Con tutti i sotterfugi del caso. E’ noto ad esempio il ricorso al contratto di stage per pagare persone formate e laureate 2000 Fr al mese per un lavoro a tempo pieno. Oppure il giochetto sulle percentuali: sul contratto figura un lavoro ed una remunerazione al 50%, nella realtà il lavoro è al 100%. Oppure ancora i finti apprendisti. Il segretario sindacale OCST Meinrado Robbiani sul Corrierone di venerdì segnala inoltre la novità dei saloni di parrucchiere che noleggiano alcune poltrone a lavoratori in arrivo da oltreconfine i quali si spacciano per indipendenti (ovviamente non lo sono).
L’invasione da Oltreconfine priva troppi ticinesi, giovani e meno giovani, di prospettive di lavoro e quindi di vita. Ma a Bellinzona si scarica il barile su Berna la quale se ne infischia con la scusa che dalle statistiche taroccate della SECO non emerge eccetera eccetera.
E intanto ci facciamo mettere via anche dal Liechtenstein…
Lorenzo Quadri