Altro che concedere lo smartworking! I permessi G sono già privilegiati a sufficienza!

Il franco forte e l’esplosione del costo della vita incentivano la spesa oltreramina, alla faccia del commercio indigeno.

Il cambio con l’euro genera problemi (supplementari) anche ai distributori di benzina della fascia di confine ticinese, già penalizzati dagli sconti italici sul carburante. Ricordiamo che la Confederella non ha mai voluto introdurre una misura analoga, malgrado la Lega abbia presentato atti parlamentari a Berna ed abbia consegnato anche una petizione sul tema, corredata da oltre tremila firme.

L’affare del cambio

Ma per qualcuno che ci perde c’è anche chi ci guadagna, e parecchio. Trattasi dei frontalieri, i quali nel corso degli anni a seguito del cambio hanno visto lievitare la propria busta paga in modo sostanziale.

Nel 1999, al momento della creazione della moneta unica, un franco valeva 0,62 euro.

In alcuni periodi, tra il 2007 ed il 2008, è sceso a 0.6.

Nel 2009 eravamo attorno allo 0,66.

Poi, la rimonta della moneta svizzera è stata inarrestabile. Un decennio dopo, nel 2019, si parlò della soglia un euro uguale 1.15 franchi: ovvero, circa 0,87 euro per un franco. Soglia che veniva indicata come psicologica, sottintendendo che un suo superamento sarebbe stato un evento eccezionale.

Oggi anche quel limite è ormai diventato un lontano ricordo. Il cambio attuale è 1.05.

Pertanto: se una quindicina di anni fa (non nell’alto medioevo) con un franco si acquistavano 0.6 euro, oggi se ne comprano 1.05.

In soldoni: il frontaliere che nel 2008 guadagnava 3000 franchi al mese, dopo averli convertiti nella valuta UE si trovava in tasca 1800 euro. Oggi lo stesso frontaliere, con lo stesso stipendio svizzero, di euro se ne cucca 3120. Ciò significa che oggi un pendolare italico sta molto meglio di pochi anni fa. La stessa cosa non può invece dirsi per i ticinesi. E non stiamo a spiegare per l’ennesima volta il perché.

Anche lo sgravio fiscale

Non solo lo stipendio dei frontalieri si è gonfiato come una rana grazie al cambio, ma costoro beneficeranno presto anche di unsucculento sgravio fiscale. Con il nuovo accordo sui frontalieri, il moltiplicatore comunale medio d’imposta applicato ai permessi G scenderà infatti al 79% contro il 100% attuale: aliquota, quest’ultima, che venne fissata dal parlatoio cantonale a decorrere dal 1° gennaio 2015.

Quindi: stipendio che schizza verso l’alto ed in più pure lo sgravio fiscale. Mentre i ticinesi, di pagare meno tasse se lo possono scordare. Al contrario: il governicchio (e questo è proprio il colmo) vorrebbe aumentare il moltiplicatore cantonale del 3% per poi procedere a sgravi fiscali solo ai ricchi. Qui qualcuno è fuori come una grondaia!

Davanti a questi continui “regali” ai frontalieri, ben si comprende che i lavoratori ticinesi comincino ad “irritarsi” (eufemismo).

Home office: l’ennesimo disastro

Dal gennaio 2024 entrerà come detto in vigore il nuovo accordo fiscale sui frontalieri. I nuovi permessi G (ovvero quelli assunti dopo il 18 luglio di quest’anno) verranno pertanto sottoposti aduna tassazione più elevata. Gli immigrazionisti triciclatifavoleggiano che, in conseguenza di ciò, chi ha bisogno (?) di assumere frontalieri farà fatica a trovarne. Visto quanto ci guadagnano questi ultimi con il cambio (vedi sopra), una simile teoria fa ridere i polli!

Per non farsi mancare niente, venerdì la ministra delle finanze liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) ha annunciato giuliva di aver sottoscritto con il suo omologo italico un accordo sull’home office dei frontalieri, che permetterà a questi ultimi, a partire dall’anno prossimo, di trascorrere il 25% del tempo di lavoro spaparanzati sul divano di casa. Ovviamente a paghe svizzere.

Come scritto più volte sul Mattino, dello smartworkingbeneficeranno solo gli impiegati del terziario amministrativo (gli operai ed il personale curante non possono ovviamente lavorare da casa): ossia quelli che soppiantano i ticinesi. Altrimenti detto: con questo sciagurato accordo, il Ticino diventa ancora più attrattivo per quei permessi G che non ci dovrebbero nemmeno essere.

Sicché la ministra dell’ex partitone ha messo a segno l’ennesimo disastro ai danni di questo sfigatissimo Cantone. Ma avanti, votate per il PLR!

E il “nero”?

Tuttavia, poco ma sicuro, esiste già l’home office in nero: vale a dire, presunti “frontalieri” che però in Svizzera non hanno mai messo piede, e che risiedono ben al di fuori della fascia di confine. Il post pubblicato a lato sembra proprio riferito ad uno di questi casi (l’IRPEF italica viene citata perché con il nuovo accordo fiscale anche i frontalieri vi saranno assoggettati).

Due domandine facili facili:

1) Chi controlla che non ci siano fenomeni di home office transfrontaliero “abusivo”? Forse… nessuno?
2) Alla luce del deleterio accordo sottoscritto con il Belpaese (vedi sopra):
a) Chi si accerterà che il 25% non diventi poi di sfroso il 50% o il 100%?
b) Chi assumerà ancora ticinesi se alle imprese “con poca sensibilità sociale” sarà permesso di ingaggiare “frontalieri” (anche dalla Sicilia!) senza nemmeno bisogno di farli arrivare fisicamente qui?

Sveglia, che in questo sfigatissimo Cantone – grazie alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia – sta andando tutto a schifìo!

Lorenzo Quadri