Ma, tra le pieghe delle ovvietà, si nascondono le ammissioni implicite

Ma noo, ma chi l’avrebbe mai detto? Il Consiglio federale si è accorto che i frontalieri prendono meno degli svizzeri. A cosa è dovuta la differenza salariale? Nella sua risposta ad un’interpellanza del PLR Cassis, il governo si esprime così: “il divario non è riconducibile a fattori decisivi per la determinazione dei salari, quali il livello formativo, la professione, il settore economico, l’esperienza professionale, eccetera, ma testimonia piuttosto del fatto che i frontalieri che lavorano in Ticino sono generalmente disposti ad accettare salari inferiori rispetto ai domiciliati con le stesse caratteristiche”.
E perché i frontalieri sono disposti ad accettare salari inferiori rispetto ai domiciliati con le stesse caratteristiche? A causa del costo della vita, decisamente inferiore in Italia.

Tutto scontato?
Si tratta della scoperta dell’acqua calda? In un certo sì. Che queste considerazioni, per noi ovvie, vengano fatte dal Consiglio federale, non era comunque scontato. Ma non è solo questo. Per quanto possa sembrare la famosa decima fetta di polenta, la posizione governativa è comunque la smentita degli studi farlocchi dello SECO, ma anche e soprattutto dell’IRE. Di quegli studi, cioè, che sono fatti con il preciso scopo di dire che in regime di libera circolazione senza limiti “l’è tüt a posct”.

Infatti:
1) Il Consiglio federale ammette che i frontalieri hanno lo stesso profilo dei residenti. A questa conclusione giungeva peraltro già uno studio realizzato un paio d’anni fa dall’ufficio di statistica. Se i frontalieri hanno lo stesso profilo dei residenti, vuol dire che essi non colmano affatto una lacuna nell’offerta di manodopera locale. Semplicemente si sovrappongono a quella residente già presente. E, visto che possono essere pagati meno, la soppiantano. Ecco dunque l’ammissione, da parte del Consiglio federale, che la sostituzione esiste eccome: alla faccia dello studio farlocco dell’IRE!
2) Se i profili dei frontalieri e dei residenti, come emergeva già dall’indagine dell’Ufficio di statistica, sono sempre più simili, vuol dire che la storiella dei “profili” residenti che non si trovano è una panzana. Conseguenza: i frontalieri stanno colonizzando quei settori che, prima della libera circolazione delle persone, erano appannaggio dei ticinesi. Perché, per citare il Consiglio federale “hanno le stesse caratteristiche” ma “sono disposti ad accettare salari inferiori”.
3) Se i frontalieri accettano salari inferiori, vuol dire che sono causa di dumping. Il dumping è certamente qualcosa di negativo che va risolto. Però il Consiglio federale, che riconosce l’esistenza del fenomeno (dopo la decima fetta) invece di risolvere il problema lo aggrava. Lo aggrava con il delirante progetto di riconoscere ai frontalieri le stesse deduzioni fiscali che valgono per i residenti. Quindi, il Consiglio federale deve ritirare questo balordo progetto che oltretutto nuocerebbe anche alle casse pubbliche ticinesi. Questo sempre meno ridente Cantone dovrebbe infatti assumere nuovi tassatori per calcolare le deduzioni dei frontalieri – quindi per fare entrare meno soldi nell’erario. Tale delirante proposta è l’ennesimo regalo che la quasi ex ministra del 4% Widmer Schlumpf ha fatto al Ticino.

I disastri
Eccoli qui, racchiusi in uno scritto del Consiglio federale tutto sommato ovvio, i disastri provocati dall’invasione del frontalierato Alla faccia dello studio dell’IRE. Il problema è quello evidenziato anche dal premier britannico nel suo ultimatum agli eurofalliti – e, molti anni prima, dalla Lega -: se le condizioni economiche tra due paesi sono troppo diverse la libera circolazione delle persone si trasforma in un disastro. Tra Svizzera ed Italia le condizioni sono, senza dubbio, troppo diverse. Per cui, ci vogliono i contingentamenti. E’ una considerazione ovvia. Almeno quanto la risposta del Consiglio federale all’interpellanza Cassis. Tutto il resto – a partire dagli studi farlocchi dell’ IRE e dalle dichiarazioni delle dirigenti targate PLR che si vantano sul giornale di partito di avere il 90% di dirigenti frontalieri – è foffa.
Lorenzo Quadri