Il contribuente dovrà pagare i correttivi. Come se lo Stato non costasse già abbastanza

Sicché nei giorni scorsi è stato presentato l’audit esterno sul caso dell’ex funzionario-abusatore sessuale del DSS: ovvero l’innominabile Marco Baudino, già alto papavero del P$. Come P$ erano i suoi superiori. Il P$ è il partito che ogni tre per due si presenta al popolazzo come “difensore delle donne”.

Il quadro che emerge dall’audit è tutt’altro che lusinghiero. L’amministrazione cantonale ne esce a pezzi. Forse all’inizio degli anni duemila il tema delle molestie sessuali non era attuale come oggi. Ma anche allora doveva apparire evidente che l’innominabile ex funzionario $ocialista con il suo agire aveva violato in modo crasso i doveri di servizio. Invece il suo superiore, anch’egli $ocialista (ma tu guarda i casi della vita) ha tenuto per sé i propri appunti sulle denunce delle giovani vittime. Qualcuno potrebbe anche sospettare una forma di solidarietà – leggi omertà – partitica all’interno del Dipartimento a conduzione $ocialista. Se il violentatore fosse stato leghista…

La $inistra contro

Ricordiamo inoltre che il P$ si oppose duramente all’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sul caso Baudino. Si può senz’altro convenire sul fatto che le CPI – ossia: deputati che giocano ai piccoli Sherlock Holmes – siano di per sé delle ciofeche. Che non cavino un ragno dal buco. Che servano solo ai politichetti che le compongono per apparire sui media e per fatturare al contribuente i gettoni di presenza. Ma allora deve valere per tutte le CPI. Invece i $inistrati queste commissioni continuano a pretenderle. Tranne quando si tratta di indagare sui “loro”. In quel caso scatta il contrordine compagni!

“Promessa mantenuta”

Saltata la CPI per volontà del PLR e del P$,  il parlamento optò per un audit dai poteri accresciuti. Ad elaborare questa idea è stata una Sottocommissione della Gestione, coordinata dal leghista Michele Guerra. “A questo dossier – spiega Guerra  – la nostra Sottocommissione ha lavorato per anni. Dalla richiesta di istituire una CPI fino all’idea, unica e storica per il Ticino, di un audit dai poteri accresciuti, con modifica transitoria delle leggi per attribuire alla Commissione della gestione il potere di comminare sanzioni penali a chi avrebbe rifiutato di collaborare. Un lavoro lungo e complesso, svolto avvalendoci degli specialisti del caso, che si è concluso con l’allestimento di un mandato, di un concorso pubblico e con l’apertura delle buste d’offerta. Oggi l’unica cosa che posso dire è che avevamo promesso che saremmo andati fino in fondo, facendo finalmente piena e totale luce sul caso. Senza guardare in faccia a nessuno. E così è stato”.

Fa pure causa

L’ex superiore dell’ “innominabile” Baudino, Ivan Pau Lessi, viene asfaltato dall’audit. Giova allora ricordare che nell’autunno 2022 costui ha intentato una causa contro il Cantone, invocando danni reputazionali e chiedendo un risarcimento per torto morale. Quindi il kompagno Pau Lessi, invece di fare ammenda e di volare basso, pretende ulteriori soldi del contribuente. Come del contribuente sono i soldi che il governicchio sta spendendo in avvocati per replicare a tale azione legale.

Serve aggiungere altro?

“Deve giocoforza”

L’audit non può modificare il passato. Non può nemmeno condurre a sanzioni nei confronti dei colpevoli, essendo questi ultimi ormai “fuori portata”. In questi casi il mantra è: “Si vuole evitare che simili episodi si ripetano in futuro”. A parte che il rischio zero non esiste, a questo punto si innesca il meccanismo perverso. L’audit “deve giocoforza” guardare al futuro: altrimenti qualcuno potrebbe metterne in dubbio l’utilità. Per guardare al futuro, “deve giocoforza” contenere delle raccomandazioni; e più sono meglio è.  L’amministrazione cantonale, per pararsi il lato B, tali raccomandazioni le “dovrà giocoforza” applicare con il massimo zelo e oltre.

Quali sono le raccomandazioni? Si parla di “corsi di formazione per i funzionari” (e nümm a pagum). Di sondaggi più frequenti sul clima di lavoro (da effettuarsi – supponiamo – da attori esterni, per motivi di imparzialità: e nümm a pagum). Di rendere più credibile (?) il sistema di segnalazioni con la possibilità di rivolgersi ad enti esterni (che lavorano su mandato: e nümm a pagum). Di “verifiche periodiche da parte del Controllo cantonale delle finanze” (verifiche che ovviamente necessiteranno di risorse ad hoc: e nümm a pagum).

Dal punto di vista amministrativo resta ancora molto da fare”, chiosava un quotidiano. Soprattutto, ci saranno da spendere altri soldi pubblici!

Paga Pantalone

Ricordiamo che il salario mediano nell’amministrazione cantonale è di 100mila franchetti all’anno in continuo aumento, contro i 65mila dell’economia privata. Nel caso concreto, poi, stiamo parlando di funzionari dirigenti; quindi ben al di sopra della mediana. Se chi guadagna simili stipendi ha bisogno di corsi appositi per farsi spiegare quali sono i suoi doveri di servizio, vuol dire che non è al suo posto. Quindi quello che serve è un repulisti!

Invece andrà a finire che si pomperà ulteriormente – con nuove figure, nuovi mandati esterni, nuove procedure – una burocrazia già gonfiata come una rana, che costa un miliardo di franchi all’anno. Il conto? A carico del solito sfigato contribuente, ovvio.

Lorenzo Quadri