Accade nella città di Zurigo. Presto qualche $inistrato vorrà fare lo stesso anche qui
La $inistra ha una nuova fissa: la politichetta gender, con cui pretende di fare il lavaggio del cervello al popolazzo.
In consiglio nazionale, la politicante $ocialista di turno ha presentato una mozione per obbligare la Confederella ad utilizzare la lingua “trans-inclusiva” (ovvero quella che fa terminare le parole in asterisco) nelle comunicazioni ufficiali. Eccole qua, le grandi priorità dei kompagni! Altro che difendere i lavoratori! La tapina spinge il proprio delirio al punto di qualificare la lingua corretta come “sessista”. In un raro sprazzo di lucidità, il governicchio federale ha risposto picche. Vedremo quanto durerà.
Ideologia invece di scienza
Tuttavia sul fronte del lavaggio del cervello gender la situazione precipita sempre più. E’ già noto che varie scuole universitarie elvetiche emanano direttive sulla comunicazione “inclusiva” e tentano di sostituire la scienza con l’ideologia: un fatto gravissimo da parte di chi dovrebbe trasmettere il sapere ed invece diffonde fregnacce. Il dato scientifico è infatti uno ed inequivocabile: i generi sono due, dettati dalla biologia. Non di più. E l’appartenenza all’uno o all’altro genere non è un’opinione, bensì un fatto. Non si può sostituire una percezione individuale alla realtà. Qualsiasi teoria che sostenga qualcosa di diverso è una fanfaluca.
Eppure, grazie ai $inistrati, queste fanfaluche largo nelle scuole dell’obbligo. Perché il lavaggio del cervello, per essere efficace, deve iniziare il più presto possibile.
Butta male
Nel Canton Vaud l’ex direttora del DECS locale, la kompagna Cesla Amarelle (doppio-passaporto, nata a Montevideo), ha tentato di imporre il proprio programma gender: corsi obbligatori al personale scolastico sull’accoglienza di allievi trans e “non binari” ed anche inviti agli alunni ad utilizzare i bagni che corrispondono alla loro “percezione di genere”. Per fortuna la Cesla è stata lasciata a casa alle ultime elezioni cantonali. Non sappiamo che fine abbia fatto il suo programma.
Ma anche nella ro$$overde città di Zurigo butta male. Non poteva essere altrimenti. Come riferisce la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), da inizio anno il comune sovvenziona un’attività del tempo libero, per fortuna facoltativa (vedremo fino a quando), denominata “Drag Story Time”. Si tratta, lo si sarà capito, dell’ennesima boiata importata dagli USA. Delle drag queen leggono storie a bambini di età compresa tra i tre ed i dieci anni. Storie che ovviamente esaltano l’ideologia gender. In seguito anche i bimbi vengono vestiti e truccati.
Indottrinare il prima possibile
Che bambini di tre anni vengano sottoposti a lavaggi del cervello sull’identità sessuale è insostenibile. L’intento è chiaro: indottrinare il prima possibile. Promuovere l’identità “non binaria”. Instillare dubbi anche a chi non ne ha.
A Berlino esiste pure un asilo nido, quindi una struttura destinata a bimbi di meno di tre anni, con il preciso obiettivo di promuovere lo stile di vita LGBTQVattelapesca.
Aspettiamo solo che qualche buontempone ro$$overde proponga trovate simili anche alle nostre latitudini. C’è da temere che non bisognerà attendere molto. Già i giovani $ocialisti, la cui principale battaglia politica è quella per la distribuzione gratuita di assorbenti igienici nelle scuole (e naturalmente la R$I regge la coda alla grande), nei loro comunicati scrivono che “la maggioranza delle persone con mestruazioni sono donne”. Come se esistessero anche degli uomini con mestruazioni.
Fanatismo
Come già il caso del climatismo, anche l’ideologia “gender” assume le caratteristiche del fanatismo religioso, intollerante ed isterico. Del resto, dietro ad entrambi ci sta la gauche-caviar. Con oltretutto l’aggravante che le persone “che non si identificano col loro sesso biologico” certamente meritano rispetto, ma costituiscono una minoranza irrilevante. E per questa piccolissima minoranza bisognerebbe stravolgere l’intera società ed imbesuire i bimbi già a partire dall’asilo?
Lorenzo Quadri