Crediti covid ad “imprenditori” d’oltreramina che assumono solo frontalieri? Ma anche no!
Prosegue la saga dei furbetti dell’italico quartierino che abusano dei crediti covid con garanzia della Confederella, ovvero del contribuente.
Venerdì si è saputo dell’arresto di due “imprenditori” italiani, residenti nel Sottoceneri. L’accusa: aver fornito a più riprese informazioni false per ottenere crediti covid per un importo complessivo di oltre un milione e mezzo di franchi. Apperò!
I soldi sarebbero stati utilizzati “per far fronte a spese personali”. Non è dato sapere di quali “spese personali” si tratti. Ma si possono facilmente avanzare delle ipotesi: automobili sportive? Beni di lusso?
Reato grave
Il reato compiuto è assai grave. I “furbetti” (che potremmochiamare tranquillamente truffatori) hanno sfruttato lo stato di necessità del paese per impossessarsi di soldi pubblici da impiegare per i propri scopi egoistici. E questo quando ci aspetta “la più grave crisi economica ed occupazionale del dopoguerra” (cit. governicchio federale). Ci aspettiamo dunque che gli stranieri riconosciuti colpevoli vengano anche ESPULSI dalla Svizzera, senza tanti “se” né “ma”.
Ticino ad alto rischio
Fin dal momento dell’ideazione dei crediti covid con garanzia federale la Lega ed il Mattino hanno messo in guardia sull’alto rischio di abusi. Questo in considerazione sia della leggerezza con cui i soldi vengono elargiti che della totale deresponsabilizzazione (la Confederazione garantisce i prestiti) delle banche che li versano.
Il rischio è particolarmente elevato in Ticino. A causa della devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, questo sfigatissimo Cantone si è trasformato nell’Eldorado dell’imprenditoria-foffa in arrivo da Oltreramina. Abituati a turlupinare l’ente pubblico, questi soggetti hanno trovato dalle nostre parti “ul signur indurmentàa”: “gli svizzerottisono fessi e non si accorgono di niente!”.
Cecità dei burocrati
Visto che siamo notoriamente populisti e razzisti, non ci facciamo alcun problema nel rilevare che tutti i casi di abusi nei crediti covid venuti finora alla luce hanno un denominatore comune: gli autori sono stranieri. Idem dicasi per il primo caso oggetto di condanna in Ticino.
Nel nostro Cantone, solo nella prima ondata pandemica, sono stati elargiti crediti covid per un totale di 1.3 miliardi di Fr a 12mila aziende. Il buon Ueli Maurer ingenuamente ipotizzava un tasso di abusi dell’1%. Per il Ticino il pronostico è a dir poco ridicolo, in considerazione della sopracitata invasione da sud. Anche in questa occasione i burocrati federali si sono dimostrati del tutto incapaci di vedere la realtà ticinese e di valutare le conseguenze delle frontiere spalancate sull’Italia.
Fuori i dati
Come detto più volte, aspettiamo, anzi pretendiamo, di avere un quadro completo sugli abusi nei crediti covid. Un quadro che comprenda, è ovvio, anche la nazionalità dei colpevoli.
Già che ci siamo, vogliamo anche sapere quanti imprenditori non svizzeri hanno beneficiato di questi aiuti.
Orecchie da mercante
Durante la prima ondata, i crediti covid per un importo fino a 500mila Fr erano integralmente coperti dalla Confederazione (quindi dal contribuente). Per importi superiori, la garanzia era dell’85%. Quel 15% di rischio a carico degli istituti di credito li responsabilizzava, spingendoli ad effettuare dei controlli prima di aprire i cordoni della borsa. Ma ovviamente i furbetti dell’italico quartierino hanno eluso il “paletto” spezzettando la richiesta su più crediti inferiori al mezzo milione. La Lega ha invano chiesto che la copertura federale fosse portata all’85% per tutti i crediti, indipendentemente dall’ammontare. Berna ha fatto – more solito – orecchie da mercante. Per poi però andare proprio in questa direzione per la seconda ondata.
Il passaporto conta
Non si può chiudere gli occhi in nome del politikamente korrettosul fatto che tutti i “furbetti” dei crediti covid al momento noti sono stranieri.
E’ quindi evidente che prima di erogare bisogna guardare, tra le altre cose, anche il passaporto del richiedente e lo status dei dipendenti dell’azienda.
Traduzione per quel che riguarda il Ticino: all’imprenditore italiano che assume solo frontalieri di soldi “garantiti” dal contribuente non se ne danno.
Lorenzo Quadri